Tavolini selvaggi a Napoli, il bluff delle richieste “clonate”

In arrivo una regolamentazione più severa sulle richieste di autorizzazioni

Il sindaco Gaetano Manfredi con l'assessore Teresa Armato
Il sindaco Gaetano Manfredi con l'assessore Teresa Armato
di Luigi Roano
Martedì 9 Maggio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 16:30
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Allora funziona così: il vigile urbano arriva al locale a fare i controlli e verifica che ci sono troppi tavolini e si occupa troppo suolo pubblico, oppure che non c'è spazio per i pedoni e nemmeno per far passare chi è in carrozzina. Fa il suo dovere e chiede all'esercente di toglierli. Vengono tolti, poi l'esercente si mette davanti a un computer e fa un'altra richiesta di Scia - acronimo che per Segnalazione certificata di inizio attività ovvero richiede l'autorizzazione a installarli di nuovo - magari modificandola in qualche particolare e li rimette immediatamente. E questo lo si può fare all'infinito perché si tratta - nella sostanza - di un'autocertificazione. Eccolo il trucco per gonfiare gli spazi pubblici e far scoppiare il bubbone di tavolino selvaggio con Napoli che da questo punto di vista è la città più free del Paese. Basta inondare di richieste di Scia il sistema per farla franca. Ci sono casi di esercenti che nella stessa giornata ne hanno fatte sei, una anche di notte. Insomma, non c'è controllo che tenga perché se anche passasse un altro vigile, all'esercente basterebbe mostrare il numero di Scia per continuare a piazzare i tavolini nella quantità che gli serve e soprattutto in ogni luogo. Del resto il poliziotto municipale - altra stranezza - non è in grado di verificare se la richiesta è andata a buon fine o è stata respinta dal Comune perché non può accedere alla banca dati.

Cosa fanno al Comune allora? Perché nessuno interviene? In realtà ci sono decine e decine di segnalazioni di Scia irregolari e irricevibili - girate anche alle autorità competenti - fatte dai dirigenti comunali, quelli del Suap - Sportello unico per le attività produttive - che rilasciano le Scia e che giacciano nei cassetti di chissà quale ente o quale ufficio.

Proliferano così installazioni di tavolini, gazebo, dehors, apertura di nuovi locali e chi più ne ha più ne metta nella più totale deregulation. Eppure il regolamento per l'occupazione di suolo pubblico del Comune, l'articolo 15, prevede che se un esercente incappa in una sanzione per più di due volte scattano sanzioni che vanno dalla chiusura temporanea alla revoca dell'autorizzazione. Negli ultimi tre anni hanno subito chiusure poco più di una ventina di locali. Scavando tra le scartoffie comunali si scoprono eventi paradossali. Con esercenti che hanno la Scia per iniziare l'attività, mettere i tavolini e quello che serve ma non l'autorizzazione per somministrare bevande e alimenti.

Il sindaco Gaetano Manfredi è abbastanza seccato, del rispetto delle regole ha fatto il mantra da trasferire ai suoi concittadini. «È un tema sul quale stiamo lavorando - racconta l'ex rettore - per trovare formule di gestione più stringenti. Però va ricordato che la deroga per il Covid è ancora in vigore e prorogata fino al 31 dicembre. Quindi non si può chiedere ai sindaci di governare i processi e poi c'è una completa deregulation. Servono norme nazionali. Sicuramente il Comune può intervenire con una regolamentazione più severa sulle richieste di autorizzazioni poi però i vincoli che c'erano prima non ci sono più, sono sospesi. Oggi vige una specie di autocertificazione». 

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Palazzo San Giacomo ha varato due regolamenti stringenti che sono quello della sicurezza urbana e quello per il commercio. Il primo curato dall'assessore alla Legalità Antonio De Iesu, il secondo all'assessora al Commercio e alle attività produttive Teresa Armato. La Armato sta per varare due delibere che dovrebbero parare il colpo della proroga fino al 31 dicembre sull'occupazione di suolo pubblico. Due provvedimenti con i quali da un lato, si punta a regolamentare dehors e gazebo, vale a dire misure e spazi di queste strutture che devono dimagrire per consentire ai napoletani di passeggiare almeno sui marciapiedi senza ansia. Il secondo la blindature del centro storico Unesco. Cosa significa? Limitare il proliferare dei locali che somministrano cibi e bevande. Una delibera che si ispira su quanto fatto a Firenze dove in prossimità del centro storico pizzetterie e simili verranno contingentate. Allo steso tempo si punterà a preservare la vocazione di alcune aree storiche del centro antico della città. La Armato ha chiuso il cerchio dei pareri con la Regione e soprattutto con la Sovrintendenza è arrivato un doppio semaforo verde. «Entro un mese - dice l'assessora - spero di portare in giunta le delibere poi toccherà al Consiglio comunale». 

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