«Abusivo perché non voglio rubare
Al mare a Licola, non in Sardegna»

«Abusivo perché non voglio rubare Al mare a Licola, non in Sardegna»
di Paolo Barbuto
Venerdì 31 Agosto 2018, 22:51 - Ultimo agg. 22:52
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Ha 35 anni, viene da San Giovanni ma abitualmente taglieggia gli automobilisti nella zona della movida: «No, partiamo male perché io non taglieggio proprio nessuno. Cerco posti per le auto e in cambio chiedo se vogliono darmi qualcosa. Non ho mai chiesto una cifra ufficiale e non ho mai minacciato nessuno». La chiacchierata con l’abusivo è esattamente come te l’aspetti: dice di non essere è cattivo, di non avere rapporti con la malavita, dice che non gli piace fare questo mestiere ed è «costretto» a farlo perché la vita è stata dura con lui. È quasi impossibile credere alle parole del ragazzo che non vuole vedere citato nemmeno il nome di battesimo perché altrimenti lo riconoscono.  
Ma chi lo riconosce? I colleghi? La camorra? Cosa c’è da aver paura? «Mi riconoscono le guardie che già mi sanno e quando possono vengono a rompere le scatole solo a me». Sostiene di essere vittima delle vessazioni delle divise che si accanirebbero solo su di lui, spiega che anche se intorno ci sono altri dieci parcheggiatori vanno a fermare sempre lui e gli confiscano «quelle poche monete che riesco a mettere da parte in una serata».
Reagisce con sdegno quando gli fai notare che alla Riviera di Chiaia, nelle sere della movida, il parcheggiatore abusivo non si paga con le monete ma solo con le banconote. Dice che sono tutte menzogne messe in giro dagli uomini in divisa, mette il muso quando gli spieghi che non sono gli agenti a dire che si pagano cinque o anche dieci euro, sono gli automobilisti a lamentarsi. Continua a gridare che sono «tutte str...» che scrivete voi giornalisti.
LA SARDEGNA
E sul tema delle cose che la stampa avrebbe inventato ha anche una rabbiosa puntualizzazione da fare: «Avete scritto che i parcheggiatori vanno a fare le vacanze in Sardegna, mettetevi vergogna. Io porto mia figlia a fare il bagno a Licola, quando ci riesco, altro che Sardegna». Il ritratto del povero papà disperato è bell’e disegnato. Il ragazzo non riesce a stare fermo, va avanti e indietro, si guarda intorno, cerca qualcosa o qualcuno: «No, non cerco proprio nessuno». 
Non ha nemmeno paura della camorra? «Ma quale camorra... secondo voi un camorrista si mette a fare il parcheggiatore?». In verità il concetto è diverso, la camorra pretende soldi dagli abusivi: «Si vede che leggete troppi libri, queste sono tutte fantasie».
Ha iniziato a fare il parcheggiatore cinque anni fa, nel 2013, prima ancora di sposarsi, quando viveva ancora con i genitori: «Mo’ ci siamo trasferiti a casa sua, la mia gnora (la suocera n.d.r) ci guarda la bambina e noi scendiamo a lavorare. Mia moglie va a fare i servizi, noi siamo una famiglia che lavora per andare avanti». Qui si sviluppa una discussione sul fatto che la moglie effettivamente svolge un lavoro ufficiale, lui invece è un abusivo, un illegale: «Allora è meglio se mi metto con i miei compagni e vado a rubare o a fare le rapine? Siete così bravo a dare risposte ditemi che devo fare?».
I toni sui alzano facilmente. Prima di salutare un’ultima domanda guardandolo fisso negli occhi, ma sorridendo: quante bugie mi hai detto? «Mia moglie e mia figlia sono la vita mia. Questa è la verità».

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