Accoltellato a 17 anni nella Galleria Umberto I di Napoli, minacce alla mamma

La telefonata anonima dopo l'appello e la denuncia

La mamma sotto minaccia
La mamma sotto minaccia
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Giovedì 30 Novembre 2023, 11:00 - Ultimo agg. 16:00
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Un ring nel cuore della movida. Un terreno di scontro, una zona eletta a scenario di guerra che si consuma in un corpo a corpo senza esclusione di colpi. E che va avanti dalla vita reale a quella social: le sfide, le aggressioni, i feriti o i morti, per poi rivendicare tutto sempre attraverso i social. È in questo contesto che gli inquirenti calano l'episodio avvenuto sabato scorso, poco prima della mezzanotte, all'interno di Galleria Umberto. Una storia culminata nel grave ferimento di un ragazzino di 17 anni, pugnalato quattro volte mentre tentava di divincolarsi dalla morsa del branco che lo aveva assalito senza un motivo.

Cartoline dalla Galleria Umberto di Napoli: centinaia, forse migliaia di ragazzi, tutti accalcati nei pressi di una paninoteca che va per la maggiore. Zona di selfie e di incontri, intere bande di ragazzi si riversano nello stesso posto da più parti di Napoli. C'è chi arriva da Fuorigrotta, chi da Marianella, chi invece raggiunge la Galleria da altre zone dell'area metropolitana.

Una convivenza che sfocia in manifestazioni muscolari, inutile sfoggio di violenza. Come è accaduto a un incolpevole ragazzino di 17 anni, che sabato scorso è sopravvissuto a quattro fendenti in punti vitali. Stando a quanto emerso fino a questo momento, il pretesto per scatenare la lite sarebbe legato a una circostanza banale: il ragazzino aveva scambiato quattro chiacchiere con un'amica, che aveva avuto in passato una relazione con un personaggio del branco di Marianella. Quest'ultimo non ha esitato a impugnare il coltello e scatenarsi contro una persona indifesa. 

 

Non è finita. Dopo il tentato omicidio di un ragazzino, alcuni esponenti del branco di Marianella si sono dati da fare su TiKTok. Una galleria di immagini su cui campeggia una scritta: «Amo quando hai paura», con tanto di tag al nome del 17enne ferito. Video, gallerie di immagini e post che sono stati cancellati due notti fa dai malviventi, ma che sono stati puntualmente scaricati e acquisiti dai carabinieri, che ormai hanno le idee chiare sul gruppo di Marianella. Si attendono sviluppi investigativi, come ricorda il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Francesco Emilio Borrelli, vicino alla mamma del ragazzino ferito fin dalle prime ore di domenica scorsa. Spiega Borrelli: «Io e la madre del ragazzo aggredito, li abbiamo esortati a costruirsi, non lo hanno fatto. Sarebbe meglio per loro consegnarsi alle forze dell'ordine di loro spontanea volontà, altrimenti sarà peggio, tanto comunque verranno presi. C'è da porsi una domanda: possono i nostri ragazzi, quelli perbene, che studiano, lavorano, rispettano le regole, continuare a vivere in questo clima di terrore ed essere soggiogati da chi fa della violenza il proprio credo la a propria ossessione, tanto da essere motivo di vanto sui social? Qualcosa, cioè molto, deve cambiare. Rieducare, questa è la parola d'ordine. Per farlo: interventi sulle famiglie dei ragazzi violenti, pene molto più severe, riforma delle leggi e contrasto alla mentalità omertosa che sta uccidendo Napoli». Intanto, non sono mancate minacce nei confronti della mamma del 17enne. Dopo gli appelli e le denunce della donna, qualcuno le ha telefonato. In anonimo, con fare minaccioso le ha ordinato di ritrattare le denunce. Arroganza e ignoranza a braccetto, di fronte ad un caso per il quale la Procura procede ovviamente d'ufficio. 

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Dinamiche simili a quelle accadute pochi mesi fa a Mergellina. Un litigio tra due gruppi di balordi (Barra contro rione Traiano), culminato nell'omicidio di Francesco Pio Maimone, giovane pizzaiolo estraneo alla rissa. Una vicenda, quest'ultima, che fa registrare una svolta. Sono stati i pm Antonella Fratello, Claudio Onorati e Simona Rossi a chiudere l'inchiesta a carico di otto indagati, al termine delle indagini della Squadra Mobile, guidata dal primo dirigente Alfredo Fabbrocini. In sintesi, un avviso di conclusione indagini viene indirizzato a Francesco Pio Valda, il ragazzo accusato di avere esploso i colpi di pistola che raggiunse la vittima al petto; e ad altre sette persone, tra amici e parenti del presunto killer: si tratta di Salvatore Mancini, Pasquale Saiz, Rocco Sorrentino, Alessandra Clemente, Giuseppina Valda (sorella di Francesco Pio) e Giuseppina Niglio (nonna del presunto assassino). 

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