Inseguimento e spari ad Acerra, i rampolli dei due clan si sono uccisi tra loro

Inseguimento e spari ad Acerra, i rampolli dei due clan si sono uccisi tra loro
di Pino Neri
Venerdì 29 Aprile 2022, 23:56 - Ultimo agg. 30 Aprile, 18:17
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L’altra notte il sangue dei giovani degli anni Duemila è stato versato davanti alla lapide che ricorda il sangue delle vittime della strage nazista. Sangue di due ragazzi di Acerra, versato proprio dove appena lunedì scorso, 25 aprile, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha lasciato la sua corona d’alloro. Ma i morti ammazzati di oggi sono ben diversi da quelli di allora. Stavolta i corpi trafitti dalle armi sono quelli di due ventenni che si odiavano al punto da girare per strada armati, alla ricerca del duello risolutore. Alla fine sono morti entrambi, uccisi dai colpi delle pistole che impugnavano da tempo. Vincenzo Tortora, 21 anni, e Pasquale Di Balsamo, 22, provenivano da ambienti difficili, contesti che trasformano anche la più banale faccenda in un’onta da lavare col sangue. I carabinieri (indagano i militari del gruppo di Castello di Cisterna) ritengono che Vincenzo Tortora era un personaggio ascrivibile al clan omonimo mentre Di Balsamo era vicino al clan Avventurato. Ma tra i vicoli di Acerra la vox populi, il tam tam del marciapiede, ha fatto passare il messaggio che il sanguinoso duello non sia stato il frutto di una guerra scoppiata tra gli Avventurato e i Tortora, storiche famiglie di camorra peraltro strettamente imparentate. «Sono famiglie in pace – giura chi ha contatti con loro - i ragazzi invece si odiavano, hanno fatto di testa loro».


Vecchie ruggini da regolare. Offese, ma forse qualcosa di più, da punire con la “pena di morte”. Contrasti tra clan o tra singoli - i carabinieri ipotizzano una lotta nell’ambito del traffico di droga - certo è che Pasquale Di Balsamo e Vincenzo Tortora a poco più di vent’anni giravano per Acerra bene armati, spinti da uno stato d’animo in cui è sempre molto labile il confine tra la questione d’onore, partorita da una mentalità che da queste parti è ancora vecchio stampo, e oscuri interessi tutti da verificare. Fatto sta che l’altra notte, all’una, l’odio tra i due ha alimentato scene tremende da far west urbano. Hanno iniziato a inseguirsi a vicenda all’altezza di largo Soriano, dove appunto c’è la lapide dei caduti del 1943 omaggiata dal capo dello Stato appena quattro giorni prima. Di Balsamo viaggiava su uno scooter, non è ancora chiaro se da solo o con qualcun altro. Tortora invece era a bordo di un’auto, probabilmente in compagnia, a quanto trapela dagli inquirenti. I “duellanti” hanno iniziato a spararsi a vicenda da lì, poi l’inseguimento reciproco è proseguito attraverso via Leonardo da Vinci, zona residenziale della città, fino alle viuzze del centro storico. «Abbiamo sentito diversi spari», raccontano alcuni clienti di un pub di largo Soriano, ancora aperto a quell’ora.

Ma per fortuna in quel momento Acerra era deserta. I proiettili vaganti sono andati a vuoto. L’inseguimento è quindi terminato tra le stradine del centro, quando cioè i due ragazzi si sono colpiti in pieno, investiti da una gragnuola di colpi.

 

I due sono arrivati al pronto soccorso della clinica Villa dei Fiori a distanza di un quarto d’ora l’uno dall’altro. Per Di Balsamo, colpito tre volte, non c’era già nulla da fare. Un colpo penetrato nel costato gli è stato fatale. Tortora invece era ancora vivo quando è giunto nella clinica, accompagnato da qualcuno a bordo della sua auto sforacchiata dalle pallottole. Ma le sue condizioni erano ormai gravissime. Trasportato al Cardarelli, è spirato nel nosocomio napoletano. Subito dopo il duplice omicidio e per tutta la giornata di ieri i carabinieri hanno interrogato parenti e amici dei due giovani. Obiettivo: accertare il motivo della sparatoria. Per gli investigatori resta salda l’ipotesi di una vendetta scaturita dal traffico di droga. Dall’altra parte chi conosceva i due ragazzi insiste: «È stata una stupida questione d’onore: i clan non c’entrano».

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