Campania, meno cure fuori ma resta fanalino di coda

Si riducono i ricoveri per oncologia

Campania, meno cure fuori ma resta fanalino di coda
di Ettore Mautone
Mercoledì 31 Gennaio 2024, 23:03 - Ultimo agg. 2 Febbraio, 09:21
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La mobilità sanitaria è considerata il tallone d’Achille della Sanità campana: un dato strutturale storico, emerso nella sua dimensione attuale sin dalla fine degli anni Novanta, avvitato attorno alla scarsa fiducia dei cittadini - soprattutto quelli residenti nelle aree interne meno servite - ancorato alla convinzione dei campani di poter ricevere, altrove dal luogo di residenza, un trattamento più rapido e di migliore qualità su cui incidono anche le liste di attesa. Tale presupposto negativo, che sottrae ogni anno mediamente 250 milioni di euro agli investimenti in Salute (a cui se ne aggiungono altrettanti a causa dei penalizzanti criteri di ripartizione delle torta nazionale dei finanziamenti generali per la Salute) solo negli ultimi anni, in particolare dopo il Covid, è stato per la prima volta scalfito sul fronte delle cure di alta complessità recuperando su quella voce circa l’11% della spesa storica. In soldoni circa 40 milioni di euro recuperati in particolare nel saldo tra mobilità in entrata e fuga di pazienti con un saldo migliorato soprattutto per i capitoli delle cure oncologiche e delle malattie rare.

«In valori assoluti la Campania resta fanalino di coda in Italia per la mole di prestazioni sanitarie erogate fuori dai confini regionali – avverte Antonio Salvatore, responsabile del dipartimento Sanità di Anci Campania - ma a guardare in controluce i dati Agenas del 2022, emerge che dal 2017 al 2022 a migliorare sono le prestazioni ad alta e media complessità mentre restano stabili o aumentano le richieste di cure inappropriate e quelle di chi è residente fuori regione per motivi di studio e di lavoro, la cosiddetta mobilità apparente o casuale». Ci sono altri due elementi di cui tenere conto: il primo è che la maggior quota di pazienti si mette in viaggio soprattutto per patologie legate all’Ortopedia e alle Malattie cardiovascolari, rispettivamente il 33 e il 18% del totale. Nel territorio della Asl Napoli 1 le patologie legate al sovrappeso e all’obesità con quelle ortopediche assorbono il 60% della migrazione della città capoluogo. Obesità che sconta un vero e proprio record di incidenza in relazione a stili di vita errati. Pesano le lunghe liste di attesa da mettere tuttavia in relazione con le carenze di personale, anestesisti, chirurghi, specialisti e posti letto. Il secondo elemento saliente è il rapporto tra il saldo della spesa per migrazione sanitaria e la massa di popolazione servita.

Quanto più è alto questo secondo fattore - la Campania è terza per popolazione dopo Lombardia e Lazio - tanto più bassa è la percentuale di migrazione sanitaria per ciascun abitante. Così la spesa per migrazione sanitaria pro-capite netta risulta più alta in Calabria, (147 euro per abitante), seguita dalla Basilicata (128 euro), Valle d’Aosta (87 euro), Abruzzo (77 euro), Liguria (63 euro) e quindi Campania, (49 euro), seguita a sua volta da Sardegna (46 euro) e Puglia (45 euro). Viceversa le regioni che ricevono, sempre in termini di valori pro-capite, maggiori risorse dal saldo attivo di mobilità sono il Molise (105 euro procapite), l’Emilia-Romagna (92 euro), la Lombardia (55 euro) ed il Veneto (36 euro). In prevalenza inoltre, la mobilità avviene per circa il 90% verso le strutture private accreditate delle regioni del Nord che al Sud, e in Campania in particolare, sono invece sottoposte ai tetti di spesa. La dinamica dei flussi di mobilità sanitaria tra le regioni ci dice che si tratta di un dato strutturale, in relazione diretta con i divari strutturali presenti a monte in termini di finanziamenti per la Salute, di personale e posti letto per mille abitanti. Parametri su cui la Campania è la più penalizzata dello Stivale a fronte dei paletti fissati dal Piano di rientro, ancora in piedi dopo il pareggio di bilancio conseguito sin dal 2013, che impediscono ius riequilibrio. 

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In effetti a guardare i dati Agenas relativi alla Rete oncologica campana (Roc) i miglioramenti sono evidenti: pur essendo partita in ritardo è oggi la quinta in Italia per le performance e tra quelle con maggiore velocità di crescita. Tra i criteri valutati da Agenas anche gli indici di fuga verso le altre regioni per 7 patologie indice: ebbene, per il tumore della mammella, si registra un netto miglioramento che colloca la Campania oggi tra le regioni con minori tassi di fuga non solo tra le regioni del Sud. Parametri da migliorare invece per altre patologie soprattutto a causa dei tempi di attesa per la diagnosi iniziale ma attestati tra i i migliori del Paese quanto a rapidità di intervento dopo la diagnosi nelle strutture della Rete. È su questi presupposti che i dati di migrazione in oncologia dal 2018 al 2022 segnano dunque una riduzione complessiva netta, verso tutte le regioni, con 751 ricoveri, in meno corrispondenti a 5,5 milioni di euro recuperati mentre il saldo complessivo della mobilità per ricoveri di tutte le specialità passa da un valore di 250 milioni del 2018 a 204 nel 2022.