Carcere di Poggioreale, due suicidi in 24 ore e la Procura indaga su un terzo decesso

Aperta un'indagine contro ignoti per omicidio

Carcere di Poggioreale, due suicidi in 24 ore e la Procura indaga su un terzo decesso
di Melina Chiapparino
Mercoledì 17 Gennaio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 18:20
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Un'emergenza nell'emergenza. È la popolazione di detenuti con disturbi psichiatrici nel carcere di Poggioreale, a Napoli, dove, in poco più di 24 ore, si sono consumati due suicidi in cella. La statistica delle morti all'interno della casa circondariale napoletana Giuseppe Salvia dall'inizio del nuovo anno, è ancora più drammatica alla luce di un terzo episodio. La morte di un 32enne che precede di qualche settimana le due impiccagioni avvenute tra il 15 e il 16 gennaio e, sulla quale, la Procura ha avviato un'indagine contro ignoti per omicidio. Il filo che unisce i tre decessi avvenuti nell'istituto penitenziario è la sofferenza psichiatrica che accomunava i detenuti e che, inevitabilmente, è diventata e continua ad essere per molti reclusi, la seconda grave emergenza nel sovraffollato carcere di Poggioreale.

Negli spazi angusti di pochi metri quadrati stracolmi di detenuti, la risposta sanitaria al bisogno di cure psichiatriche fa i conti con un numero insufficiente di medici e risorse limitate. «La sproporzione tra fabbisogno e assistenza è un'emergenza» che secondo il Garante campano dei detenuti Samuele Ciambriello, «richiederebbe la nascita di un'unità operativa di salute mentale interna al carcere di Poggioreale». L'ultimo suicidio, in ordine di tempo, è avvenuto ieri mattina. Ghoulam Mohmoud, un 38enne marocchino, senza fissa dimora, entrato a Poggioreale lo scorso 20 dicembre, si è impiccato nella cella che condivideva con altri otto stranieri, all'interno del Padiglione Firenze. Una manciata di ore prima, alle prime luci dell'alba di lunedì, 15 gennaio, Andrea Napolitano, un 40enne originario di Nola, condannato all'ergastolo per l'omicidio della compagna Ylenia Lombardo, si è impiccato nella sua cella del padiglione Torino.

Infine, lo scorso 5 gennaio, un 32enne originario di Secondigliano, recluso nel reparto Napoli, è stato trovato privo di vita e con segni di sospette violenze sul corpo che non escludono l'ipotesi di un omicidio, come dovrà stabilire l'esito dell'indagine della Procura che ha disposto l'autopsia del corpo. Anche le salme dei due detenuti impiccati, sono a disposizione dell'autorità giudiziaria ma quello che emerge prepotentemente dai loro fascicoli è la condizione di sofferenza psichiatrica che li accomunava e per la quale erano in cura. 

La popolazione carceraria di Poggioreale è composta da 2.000 detenuti, circa 800 persone in più rispetto alla capienza della struttura. Tra questi, sono quasi 200 i reclusi affetti da disturbi psichiatrici e, in particolare, 120 con diagnosi di sindrome psicotica e altri 80 con sindrome affettiva, in entrambi i casi è necessaria l'assunzione di farmaci specifici ma questi dati escludono un'altra fetta di disagio mentale. «C'è una parte della popolazione carceraria che soffre di disturbi di ansia e insonnia, in molti casi si tratta di problemi che emergono con la reclusione e che non riguardano solo le cure sanitarie in senso stretto» sottolinea Luisa Russo, dirigente del Dipartimento di Salute Mentale dell'Asl Napoli 1 che fa riferimento alla mancanza di «attività riabilitative, progetti educativi e luoghi adatti alla detenzione in funzione della rieducazione dei detenuti». Gli psichiatri in forza al carcere di Poggioreale sono «due fissi e uno a rotazione che segue il territorio di Poggioreale e lavora per un monte ore nell'istituto penitenziario». Una proporzione «inadeguata e al di fuori della delibera regionale del 2018 che prevede uno psichiatra ogni 500 detenuti» fa notare Ciambriello che insiste sulla necessità di potenziare l'assistenza psichiatrica a Poggioreale. 

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L'emergenza del disagio mentale in carcere è stata denunciata anche dal Sindacato autonomo di polizia penitenziaria che, ieri, ha annunciato la possibilità di «uno stato di agitazione delle guardie carcerarie nei prossimi giorni». La possibilità di «un tavolo dove ognuno porti le sue responsabilità» è l'invito di Ciambriello preoccupato dalla «densità dei senza fissa dimora nelle carceri con dati drammatici sulle morti in cella e il rischio di far diventare il carcere un ospizio dei poveri». 

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