«Cambiare si può», anche se si è dietro le sbarre ed il futuro sembra solo incertezza. A dimostrarlo, fungendo da esempio positivo per tutti, sono stati i primi due laureati del Polo Penitenziario Universitario della Federico II che oggi hanno discusso, all’interno palestra dell’Alta sicurezza dell’Istituto Penitenziario, la loro tesi di laurea in Scienze erboristiche. Ed ora, dopo una cerimonia emozionante tenuta alla presenza di parenti e detenuti, sono ufficialmente dottori. In attesa di poter iniziare presto anche la Magistrale per cui «si sono già proposti entrambi».
Nel corso del loro periodo di studio si sono cimentati anche in uno stage nella farmacia dell’istituto. Raccogliendo, nella giornata odierna, i frutti di un duro lavoro durato tre anni con risultati più che sbalorditivi. Basti vedere le votazioni annunciate al termine della discussione, presenziata da una commissione d’eccezione a partire dal rettore Matteo Lorito, che ha visto i due galeotti laurearsi con le votazioni di 105 e 110 e lode.
«Per me è un sogno che si realizza – racconta la Direttrice del Centro Penitenziario di Secondigliano, Giulia Russo - vedere i nostri detenuti laureati dopo un percorso di studi, per il quale ringrazio fortemente l’amministrazione penitenziaria, la Federico II che ci ha creduto sin dal primo momento e soprattutto i nostri detenuti, dimostra a tutti che cambiare si può e si deve». Perché grazie a loro «c’è già un effetto domino» precisa la direttrice del Centro Penitenziario spiegando come siano stati da stimolo sia per gli altri ospiti della struttura sia per i loro parenti che da «oggi avranno come riferimento un familiare che ha fatto altro nella vita, distinguendosi in modo positivo».
A non nascondere la contentezza per il traguardo raggiunto dai due candidati è anche il rettore federiciano, Matteo Lorito. «Dopo anni di lavoro – chiarisce - siamo arrivati finalmente ad avere i primi detenuti laureati. Una soddisfazione per un ateneo che lancia un grande segnale di inclusione. Credo che queste due persone che si laureano oggi mandano davvero un segnale a tutti: agli studenti, alla comunità accademica e a Napoli: in questi istituti di pena si può studiare e si può uscire come dottori per affrontare una nuova vita con una prospettiva veramente rivista». Lo stesso Pup della Federico II, nato con l’allora rettore Gaetano Manfredi, ne è infatti un’ottima dimostrazione.
«Permettere a questi studenti detenuti di avere accesso alla cultura – osserva, invece, il relatore della seduta odierna, nonché delegato alle attività del Polo Universitario Penitenziario federiciano, Mariano Stornaiuolo - è stata una cosa straordinaria. Con la speranza che questa cultura fertilizzi il loro terreno di provenienza che nella maggioranza delle volte è arido ed ha quindi bisogno di essere fertilizzato di speranza, prospettive e possibilità».
Ora però «sono entrambi già proiettati verso il lavoro che gli aspetta – afferma Stornaiuolo- Uno, appassionato di ulivi e di olivicoltura ha svolto una tesi dove studia la presenza di metalli pesanti in oli prodotti nella terra dei fuochi. L’altro studente ha invece una passione per le coltivazioni e si è occupato di una pianta che dalla Cina è arrivata in Italia e forse potrà presto competere con uno dei nostri prodotti locali».