Coronavirus a Napoli, Scampia in allarme:
«La miseria uccide più dell'epidemia»

Coronavirus a Napoli, Scampia in allarme: «La miseria uccide più dell'epidemia»
di Antonio Folle
Lunedì 20 Aprile 2020, 20:25 - Ultimo agg. 20:47
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È un vero e proprio allarme rosso quello lanciato poche ore fa dal Comitato Vele di Scampia-167. Centinaia di persone che vivono all'interno delle Vele che ancora oggi svettano a Scampia - i progetti di abbattimento si sono dovuti necessariamente fermare a causa dell'emergenza Covid - sono abbandonati del tutto dalle istituzioni, tagliate fuori da ogni forma di sostegno e affidate solo all'opera delle associazioni di volontariato. Causa dell'esclusione forzata dalle misure di sostegno alimentare del Comune di Napoli di centinaia di persone, tra cui moltissimi bambini, un problema di carattere burocratico legato alle occupazioni abusive degli alloggi popolari. Gli occupanti, infatti, non possono ottenere - proprio per il loro status di occupanti abusivi - la residenza e tra requisiti per accedere al buono spesa da 300 euro c'è la presentazione del certificato di residenza. 

In realtà già negli scorsi anni il Comune di Napoli ha tentato di correre ai ripari con il dispositivo della "residenza di prossimità", che allarga anche alla platea degli "occupanti" i benefici connessi al certificato di residenza. La misura ha riscontrato ampio favore proprio nei grandi caseggiati popolari di periferia dove il tasso di occupazioni abusive è elevatissimo. Ma nelle Vele di Scampia, complice qualche lungaggine burocratica di troppo, la quasi totalità degli abitanti ad oggi non ha potuto ottenere la sospirata documentazione rimanendo tagliata fuori da tutto. 

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«Ancora oggi - ha scritto il Comitato Vele - all'interno delle vele e della città vivono decine di nuclei familiari senza residenza e che non possono accedere al bonus spesa messo in campo dal Comune, che correttamente ha inserito la residenza di prossimità tra i criteri di accesso. Se quelle residenze fossero state date oggi molte famiglie avrebbero da mangiare. Questo è molto grave».

Toccante la testimonianza di alcuni cittadini sulla pagina Facebook del comitato. Alcuni testimoniano come, a causa dell'impossibilità di ottenere il documento che attesta la residenza nelle Vele, sia praticamente negato qualsiasi accesso a misure di sostegno alimentare. Un dramma che si aggiunge al dramma del degrado a cui sono condannate da anni migliaia di persone. 

L'opera incessante dei volontari riesce in qualche modo a "mettere una pezza" alle carenze istituzionali, ma è impossibile pretendere dalle reti di volontari - che tanto stanno facendo - di sostituirsi a misure di sostegno più strutturate. In questi giorni il Coordinamento Territoriale Scampia ha raggiunto e consegnato spese a oltre 1000 nuclei familiari sull'intero territorio di Scampia. Una gara di solidarietà che, in moltissimi casi, rimane l'estremo sostegno per le migliaia di invisibili che vivono a Scampia e che reclamano il diritto di accedere alle misure anti-povertà.

Il Comitato Vele di Scampia si rivolge direttamente all'amministrazione comunale: «L'emergenza sociale a Scampia non finirà con la fase due - scrive - la poverà non è un fatto estemporaneo, ma una condizione permanente di questo territorio. Chiediamo per questo quattro cose concrete all'amministrazione: apertura straordinaria degli uffici anagrafe, rispettando tutte le norme del distanziamento, in modo da permettere a chi non è in regola di regolarizzassi per non restare escluso da eventuali nuovi aiuti. Chiediamo - prosegue il comitato - che appena si potrà il cantiere della vela verde riparta immediatamente, che il lavoro di rigenerazione urbana vada avanti e che venga rispettata la clausola sociale che prevede l'impiego di lavoratori scelti direttamente tra le fila dei disoccupati del territorio».
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