Poggioreale, in cinque a giudizio per l'evasione beffa di Lisowski del 2019

Nel 2019 un detenuto polacco scoppò usando corde di lenzuola

Poggioreale, in cinque a giudizio per l'evasione
Poggioreale, in cinque a giudizio per l'evasione
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 21 Febbraio 2024, 16:06 - Ultimo agg. 18:09
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Sono pronti a difendersi, rispondendo alle domande del pm, nel corso di una udienza del processo che punta a fare chiarezza sull'ultimo caso di evasione dal carcere di Poggioreale. Parliamo della grande fuga di Robert Lisowski, il cittadino polacco che il 25 agosto del 2019 riuscì ad eludere la sorveglianza all'interno e all'esterno dell'antica casa circondariale di Napoli, calandosi dal muro di cinta grazie a un sistema di appigli creato ad arte con le lenzuola e le federe dei materassi.

Una fuga in stile cinema in bianco e nero - si scrisse all'epoca - per la quale sono finiti a giudizio cinque esponenti della polizia penitenziaria, tutti in quella mattinata al lavoro all'interno del penitenziario. Inchiesta condotta dai pm Ernesto Sassano e Giuliana Giuliano, ieri è toccato a un testimone agenti rispondere alle domande di accusa e difesa: «Quella mattina - ha spiegato l'addetto alla sorveglianza - ero alle prese con oltre 140 telecamere da visionare, non è sempre facile ricostruire ogni singolo segmento di vita all'interno del carcere.

A un certo punto vidi le lenzuola penzolare sul muro di cinta del penitenziario».

In sintesi, gli imputati devono rispondere di una sorta di cooperazione colposa (ipotizzata dall'articolo 387 del codice penale), perché, pur essendo preposti alla custodia di un detenuto ne cagionano l'evasione. Difesi, tra gli altri, dagli avvocati Falconieri, Gragnaniello, Manna e Salzano, gli imputati puntano a evidenziare la difficoltà di controllare monitor e passaggi interni nel carcere napoletano.

Quella mattina, il cittadino polacco riuscì a saltare sul tetto della chiesa interno al penitenziario, per poi realizzare il suo piano di fuga, mostrando non poca attitudini ginniche, nello scavalcare il muro interno e il perimetro esterno. Pochi giorni dopo, il detenuto venne arrestato e riassicurato al carcere: era disidrato e aveva una gamba ferita. Le prime parole: «Datemi da bere». 

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