«Fascicoli digitali, quante falle a Napoli: investire sulle risorse umane»

Magistrati, attenzione sui temi cruciali delle riforme

I componenti dell'Anm
I componenti dell'Anm
di Viviana Lanza
Sabato 27 Gennaio 2024, 23:55 - Ultimo agg. 29 Gennaio, 07:27
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«La giustizia italiana si trova al centro di spinte riformiste di tale portata da lasciarne presagire un riassetto costituzionale. Sono in discussione regole e principi finalizzati a garantire non i magistrati, ma i cittadini; a proteggere non nostri privilegi, ma la democrazia del Paese». Il pm Ida Teresi, presidente della giunta distrettuale dell’Associazione nazionale magistrati, centra l’attenzione sui temi cruciali delle riforme in discussione e punta l’indice sulla digitalizzazione (doveva servire a rendere il sistema più efficiente, lo sta bloccando) e sull’uso degli algoritmi (impensabile per il processo penale). «Le riforme ci preoccupano - afferma -. La decisa virata verso la depenalizzazione di condotte di pubblici amministratori produrrà ingiustificata impunità. E preoccupa la strumentalità degli argomenti volti a legittimare il depotenziamento delle intercettazioni, l’unico strumento investigativo davvero utile per accertare fatti a strutturale componente omertosa quali la corruzione e la mafia. I costi sono grandemente sotto controllo e di gran lunga inferiori rispetto al costo di quei delitti; le regole ci sono, e sono restrittive», afferma.

«Non vogliamo un magistrato burocrate e impaurito, portato ad abbandonare il coraggio della decisione», aggiunge Teresi, sottolineando che indicare il consenso popolare come fonte di legittimazione della magistratura può comportare seri rischi. 

 

«Le intercettazioni sono utili - aggiunge il pm Cristina Curatoli, della giunta dell’Anm di Napoli - soprattutto se rapportate al costo in termini di reati e sicurezza che si pagherebbe facendone a meno». «Stiamo andando verso un diritto penale che avvantaggia certe classi sociali e punisce i poveracci», sottolinea il pm Claudio Siracusa, componente della giunta. Quanto all’abuso d’ufficio, «abolirlo perché crea la paura della firma non è una valida motivazione: un buon amministratore non teme la firma», afferma il magistrato Valerio Riello. Piuttosto, «sì alla stabilizzazione degli addetti all’ufficio del processo, hanno consentito finora di ridurre del 14 per cento gli arretrati», ricorda il magistrato Diego Ragozini. «È triste dover rinviare un’udienza al 2027 - afferma Giuseppina D’Inverno, giudice di Corte d’appello e componente dell’ano di Napoli -.

Il vero problema è la distribuzione delle risorse: le piante organiche dovrebbero essere flessibili. Non si può lavorare con gli algoritmi». 

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Ebbene sì, in Corte d’Appello si è arrivati a rinviare un’udienza al 2027, un tempo lunghissimo per un cittadino sospeso in una vicenda giudiziaria, sia esso imputato o parte lesa. Quello della durata dei processi è uno degli argomenti evidenziati anche dall’avvocato Immacolata Troianiello, presidente dell’ordine degli avvocati di Napoli «Benché il Tribunale di Napoli abbia raggiunto obiettivi accettabili in termini di produttività, altrettanto non può dirsi per la giustizia “minore” di Pace e soprattutto per la Corte d’Appello che fa registrare una durata media dei processi davvero inaccettabile».

«Il 2023 - afferma - è stato l’anno in cui la cosiddetta Riforma Cartabia è entrata in vigore. L’Ordine degli avvocati di Napoli ha speso ogni utile energia per offrire agli iscritti il massimo supporto e accompagnarli in questa rivoluzione. Tuttavia, la riforma sta producendo effetti esattamente contrari a quelli voluti, in particolare riguardo alla speditezza dei processi. E tutto questo appesantisce la macchina della Giustizia». 

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