Marcello imprenditore di successo: «Io nel regno della Brexit»

Marcello imprenditore di successo: «Io nel regno della Brexit»
di Maria Pirro
Lunedì 12 Aprile 2021, 09:46
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Mai un passo indietro. Così Marcello avanza nel regno della Brexit. Ha la forza dei 30 anni, grandi slanci e spirito di sacrificio. È un self-made man e, tra il primo e il secondo lockdown, supera anche la crisi dovuta alla pandemia. In accelerazione. Tant'è che la sua storia, di imprenditore di se stesso, e di successo, finisce sulla Bbc. Questa è la parte rimasta dietro le telecamere, non ancora raccontata.


In principio, Marcello Montahar si sposta da Napoli a Monza per sfuggire a un destino di precariato o brutti giri. «Ma non vedo tanta differenza tra le due città, vere occasioni di lavoro», spiega.

Quindi, si trasferisce a Glasgow, in Scozia, tra architettura vittoriana e art nouveau. «Prendo contatti grazie a un amico di scuola che già vive lì». Come tanti suoi coetanei, il ragazzo non ha esperienza e risparmi da investire, non parla inglese («Nemmeno una parola», certifica, ammettendo che tutto questo oggi è più difficile, mentre lui può godere di un permesso di residenza a tempo indeterminato). «Faccio l'imbianchino per pagare l'affitto e tutta la trafila in cucina: per due mesi, lavapiatti; poi pizzaiolo, aiuto chef, cameriere». Un anno e mezzo dopo, è manager. Cambia cinque o sei locali, in questo caso per continuare a imparare, studia dettagli e menu. «Ho fame, voglia di emergere», dice senza nascondere legittime ambizioni. «Ma mi considero innanzitutto fortunato: lungo il mio percorso, incontro persone eccezionali, che credono in me e nel progetto».


Marcello riesce ad aprire un suo ristorante e lo chiama Santa Lucia, in omaggio ai ricordi più belli che ha messo da parte prima di partire: le passeggiate con le fidanzatine, il mare che luccica tra il Vesuvio e il Castel dell'Ovo, e brilla negli occhi.


«Quasi tutto il personale in servizio, una quindicina di dipendenti e operatori, è italiano, in prevalenza di origine napoletana e siciliana. Il capo cuoco, Michele Costa, invece è di Vincenza. Ed è una persona speciale», aggiunge con stima e affetto sinceri. Anche allo chef deve i premi ottenuti nel 2019, un anno prima dell'emergenza sanitaria.


I piatti, dunque, sono tipici partenopei, con un tocco nazionale e internazionale. «Ovviamente, non manca la parmigiana di melanzane, la pasta e patate, la carbonara. il cannolo», li elenca. E il sugo della nonna. «Con un ingrediente che resta segreto», ride Gina Improta, che ha aiutato a crescere il figlio di immigrati dall'ex Jugoslavia («Per me è una seconda mamma») e gli ha spedito ultimamente, dalla Loggetta, le tovaglie ricamate. Non basta. Al centro della sala, tra una fila e l'altra di tavoli e sedie bianche, di legno, c'è un albero di arance. Simbolo dei sapori e dei colori del Sud mai sbiaditi anche quando Marcello deve bloccare l'attività per la pandemia. «In realtà, non mi fermo lo stesso: organizzo il servizio di asporto, trasformo l'ambiente in una sorta di mercatino di materie prime e cibi preconfezionati». Durante il primo lockdown, tanta agilità nel business non ha nemmeno concorrenza: «Le grandi catene restano chiuse».

Ed è a questo punto che al «360 Byres Road» arriva la troupe televisiva. Montahar puntualizza con una certa soddisfazione che «qui, nel Regno Unito, il governo sostiene comunque le imprese in difficoltà: dà l'80 per cento dello stipendio a chi è in cassa integrazione e, per due mesi di stop, 25mila sterline a fondo perduto ai datori di lavoro. Più la sospensione dal pagamento delle tasse di proprietà: altre 40mila sterline regalate tra il 2020 e il 2021; mentre l'Iva è già scesa dal 20 al 5 per cento». E ancora: «C'è la possibilità di richiedere un prestito con un tasso di interesse al 2,5 per cento, per somme fino ai 50mila euro, da restituire in sei anni». Un'agevolazione che al 30enne consente di inaugurare il 24 aprile una seconda elegante attività nella città scozzese. Contando sul compagno di scuola, il contatto della prima ora. «È il mio migliore amico, Mariano Strazzullo, abbiamo sempre sognato di aprire insieme un ristorante: da dicembre, con l'acquisto del locale, siamo soci in affari», dice Marcello con entusiasmo. E i suoi desideri non si esauriscono ai traguardi professionali: «Già ad agosto scorso avrei voluto sposare la mia fidanzata, che è nata qui, ma è di origine italiana». Il 30enne mostra una foto. In primo piano, la sua Lucia, futura moglie. Lucia Capaldi, nome evocativo, che ritorna. L'azzurro ora è in uno sguardo. Sullo sfondo, resta Napoli e il tema del viaggio. Per l'alto mare aperto.

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