Qualche mese fa il boss di Fuorigrotta dettava ordini ai suoi, parlava di racket e di strategie criminali: lo faceva al telefono, nonostante fosse detenuto nel carcere di Voghera: «Mettete i giochi nei bar - diceva a proposito delle scommesse clandestine - voglio vedere i nostri giochi in ogni locale di Coroglio». Ma non è l’unico caso in Italia. Anzi. Sono centinaia gli episodi segnalati ogni anno, in decine di carceri italiane. C’è di tutto, a leggere le denunce: spiccano killer minorenni che lanciano segnali di sfida a mezzo TikTok, boss che rinsaldano le fila del proprio clan attraverso gallerie di reel, ma anche challenge che si consumano da un penitenziario all’altro.
È il caso denunciato ieri mattina dal parlamentare dei Verdi Francesco Emilio Borrelli, a proposito di una chat tra due ragazzi che compare su Istagram. Chi sono gli interlocutori? Lui si fa chiamare El Guzman (in onore di Joaquin El Chapo Guzman, capo del cartello di Sinaloa), è un napoletano probabilmente detenuto in Campania, ma non si lascia inquadrare; lei invece compare in bella mostra nel video che sta facendo il giro del web, ha accento pugliese e si informa - tra l’altro - sul numero di concittadini detenuti in Campania. Verifiche in corso, si muove la provveditrice regionale Lucia Castellano, mentre la direzione del Dap è stata ovviamente allertata. Poche settimane fa, era comparso nel circuito dei social un altro video registrato in modo abusivo all’interno di una cella: «Almeno tre detenuti a dorso nudo, nei giorni del grande caldo di luglio, erano impegnati in una diretta social, dal chiuso di una cella: mostrano uno spinello (che viene definito «‘a stracciatella»), che accendono quasi a mo’ di brindisi collettivo.
Anche in questo caso sono scattate denunce, segnalazioni, rilievi disciplinari e possibili trasferimenti in altre case circondariali.
È il caso raccontato giorni fa dal Mattino (dopo la denuncia del parlamentare Borrelli), a proposito del messaggio di un 17enne: «Io rido sempre», tramite l’immancabile piattaforma social. Chi è il protagonista del video? È il 17enne ritenuto responsabile di aver gravemente ferito una bambina di 10 anni, lo scorso 23 maggio lungo il corso principale di Sant'Anastasia. Assieme a un complice (maggiorenne da qualche mese) ha impugnato un mitra, facendo fuoco contro un gruppo di persone, all’esterno di un bar in cui era in corso una festicciola di bambini di dieci anni. Neanche due mesi dopo, si registra l’ennesima sfida social, probabilmente dopo l’intervento di qualche parente adulto del 17enne accusato di tentato omicidio. C’è infatti chi riesce a registrare un colloquio che avviene tra il giovane indagato detenuto a Nisida e i propri parenti, per poi postare su TikTok la frase del 17enne: «Io rido sempre...», ripete il giovane malvivente, divulgando - probabilmente a sua insaputa - i valori distorti di una resistenza criminale inscenata in cella.
Un allarme nazionale, che passa da una piattaforma all’altra, anche alla luce di quanto svelato alcuni anni fa dall’allora procuratore di Napoli Gianni Melillo (oggi a capo della Procura nazionale antimafia), dinanzi alla commissione parlamentare antimafia: «L’attenzione è alta - aveva spiegato il capo dei pm di Napoli - ne sequestriamo tantissimi, il fenomeno è in crescita». Uno scenario nel quale, tra una «stracciatella» (uno spinello a forma di cono gelato), una sfida da minorenne e una chat tra detenuti in carceri differenti, ora si auspicano interventi rapidi per bonificare interi padiglioni penitenziari.