Napoletani scomparsi in Messico, Don Angel pagò per il sequestro: ora c’è l’identikit del boss

Napoletani scomparsi in Messico, Don Angel pagò per il sequestro: ora c’è l’identikit del boss
di Paolo Barbuto
Martedì 26 Giugno 2018, 23:02 - Ultimo agg. 27 Giugno, 15:13
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Potrebbero esserci novità, a breve, nelle indagini sulle ricerche dei tre napoletani scomparsi in Messico lo scorso 31 gennaio, sequestrati dalla polizia locale e consegnati nelle mani di un malavitoso locale. I fari li ha riaccesi la famiglia dieci giorni fa quando ha chiesto chiarezza sul ruolo del delinquente che pagò 43 euro ai poliziotti per prendere in consegna gli ostaggi, quel «Don Angel» del quale fin dal primo momento hanno parlato i familiari e sul quale non si è mai indagato a sufficienza. La richiesta di mantenere alta l’attenzione venne anche presentata al presidente della Camera, Roberto Fico, il quale promise che l’oblìo non sarebbe calato sulla vicenda.

E proprio in seguito alle parole dei familiari, sostenuti dall’avvocato Cludio Falleti, anche i media messicani hanno riacceso i fari chiedendo alle autorità locali di non abbassare la guardia e mettendo in moto nuove investigazioni gionalistiche dalle quali è venuto fuori un dettaglio che potrebbe essere determinante. L’emittente televisiva «Imagen» è riuscita ad entrare in possesso di una copia del faldone sul caso dei napoletani, e anche il Mattino ne ha potuto conoscere i contenuti: oltre alla denuncia ufficiale sulla scomparsa di Raffaele Russo assieme al figlio Antonio e al nipote Vincenzo Cimmino, in quel faldone, la «carpeta de investigacion» sono conservate anche le copie degli interrogatori ai poliziotti corrotti dai quali emergono particolari fondamentali su «Don Angel», l’uomo al quale sono stati consegnati gli italiani, che fino ad ora in questa vicenda è stato solo «un nome», senza nessun altro dettaglio. L’agente interrogato, invece, fornisce dettagli che portano a un primo identikit dal quale potrebbero svilupparsi nuovi filoni di investigazione. 
 
​Il documento ufficiale nel quale è contenuta la trascrizione dell’interrogatorio è il numero 12320/2018. Il nome dell’agente interrogato non viene reso noto, le parole, invece, ci sono tutte. Noi partiamo da quelle conclusive, quelle più importanti e fino ad ora inedite: «Quando siamo giunti nel luogo dove ci avevano detto di scortare gli italiani, abbiamo atteso qualche minuto. Poi è arrivato un furgoncino rosso del quale ho riconosciuto il logo, era della Mazda. Il mio comandante è uscito dalla sua auto ed è andato incontro al furgone sorridendo e salutando a voce alta l’uomo che ha chiamato “don Angel”. Dal mezzo di colore rosso è sceso un uomo sulla cinquantina, scuro di carnagione e di capelli, dalla corporatura tozza, tarchiata...». Ovviamente non si tratta di un identikit estremamente preciso. Però consente di orientare le ricerche sia sul mezzo utilizzato dall’uomo che ha preso in consegna i sequestrati, sia sulle caratteristiche fisiche di quella persona. Ma i dettagli non si limitano solo a questo, sono tanti e hanno convinto qualche giorno fa l’anchor woman messicana Yuriria Sierra a dedicare il suo temuto intervento quotidiano a questa vicenda: ha guardato dritto in telecamera e ha chiesto agli inquirenti del suo Paese cosa aspettano ad andare a cercare Don Angel.

Fino ad ora c’era un punto nel quale si fermavano le ricerche: è una zona a metà strada fra la cittadina dove è avvenuto il sequestro (Tecalitlan) e un paese di montagna che si raggiunge al termine di un percorso deserto, Jilotlan de los Dolores. Si tratta del luogo nel quale è stato ricevuto per l’ultima volta il segnale del gps delle vetture degli italiani. In quel punto sono stati costretti a scendere per salire sul camioncino della polizia locale: «Abbiamo avuto ordine di percorrere tutta la strada fino a Jilotlan de los Dolores - ha detto il poliziotto corrotto nel corso dell’interrogatorio - e giunti alle porte della città ci è stato detto che avremmo dovuto fermarci in corrispondenza di un cassonetto dell’immondizia. Il primo che c’è all’ingresso di Jilotlan. Proprio in quel punto è avvenuto l’incontro con Don Angel». 

Anche queste parole consentono di indirizzare le ricerche con precisione.

Nei primi giorni si cercavano tracce dei napoletani solo a Tecalitlan, poi vennero allargate alle aree circostanti: adesso c’è un luogo esatto dal quale partire, c’è l’indicazione di un furgone, c’è la descrizione, seppure sommaria, di un uomo. Gli elementi per imprimere una svolta alle indagini ci sono tutti, basta insistere.

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