Napoli, l'auditorium di Scampia
​inagibile e negato ai cittadini

Napoli, l'auditorium di Scampia inagibile e negato ai cittadini
di Antonio Folle
Venerdì 24 Luglio 2020, 17:19 - Ultimo agg. 17:24
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Una cattedrale nel deserto. Ad un primo sguardo questa è l'impressione che si riceve nell'osservare dall'esterno l'auditorium di Scampia intitolato a Fabrizio de Andrè. E non perchè il territorio non abbia bisogno di strutture ricreative dove la cultura possa esprimere le sue potezialità, ma perchè la burocrazia farraginosa ha creato i presupposti per l'abbandono di una struttura inaugurata per "lanciare" lo sviluppo di un territorio martoriato dalla criminalità organizzata. La mazzata finale alla struttura arriva nel 2017 quando, a seguito di un devastante incendio verificatosi all'interno del vicino campo rom, alcune famiglie furono ospitate all'interno degli spazi dell'auditorium. Una soluzione che doveva durare solo alcuni giorni - il tempo di trovare una alternativa più consona - ma che invece andò avanti per mesi fino a concludersi, dopo le aspre polemiche lanciate dai cittadini, dalla politica locale e dal mondo dell'associazionismo e del terzo settore, a dicembre 2018. Sedici mesi dopo.
 

 

E il rilascio dell'impianto adiacente alla sede dell'ottava Municipalità non fu nemmeno troppo "indolore". Per convincere le famiglie rom a lasciare la struttura, infatti, il Comune di Napoli fu costretto a sborsare cinquemila euro per ogni singolo nucleo familiare. Quando i rom lasciarono la struttura l'ottava Municipalità effettuò un sopralluogo all'interno dell'auditorium, constatando che nel corso della lunga occupazione gli spazi avevano subito danni per centinaia di migliaia di euro. Bagni quasi completamente divelti, poltroncine asportate, estintori distrutti, bocchettoni delle pompe antincendio spariti ed una serie di importanti danni agli impianti elettrici che costrinsero l'ottavo parlamentino a decretare la chiusura della struttura.
 


Le devastazioni causate dai sedici mesi di occupazione da parte di alcune decine di rom, però, non sono il solo problema dell'auditorium Fabrizio de Andrè. Il nodo più importante da sciogliere è sicuramente quello relativo alla mancata agibilità, un problema atavico dell'auditorium che, fin dalla sua inaugurazione, ha funzionato in regime di autorizzazione "provvisoria", con certificati rilasciati di volta in volta in occasione di feste o eventi culturali. 

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Oggi non si conosce il futuro di questa importante struttura di Scampia. Comune e Municipalità hanno manifestato più volte la volontà di restituire ai cittadini di Scampia il loro auditorium, ma ad oggi - rassicurazioni e promesse a parte - non è stato compiuto alcun passo in tal senso. Non solo. Mentre ci si addentra nel "cuore" della struttura si ha la netta impressione che i fondi spesi per recuperare gli spazi devastati dai rom non siano stati un buon investimento. Se è vero che i bagni sono stati ripristinati e che l'impianto elettrico - tra una "bizza" e l'altra - oggi è di nuovo efficiente, è altrettanto vero che alcuni spazi sono stati letteralmente aggrediti dall'umidità che sta lentamente sgretolando gli strati di intonaco. 

«Purtroppo dopo il dramma dell'incendio del campo rom - spiegano i consiglieri dell'ottavo parlamentino Amleto de Vito e Vincenzo di Clemente - questo bel posto, che poteva essere una oasi per il rilancio dell'associazionismo, risulta ad oggi totalmente abbandonato.
Qui, a partire dal 2006, sono state realizzate tante iniziative, questo era un punto dove si poteva finalmente parlare di rinascita dei territori di periferia. Per il futuro noi stiamo cercando, attraverso le riunioni di commissione, di impegnare il Comune di Napoli e i suoi assessorati a stanziare investimenti su questa struttura in modo da restituire ai cittadini di Scampia un importante punto di aggregazione che potrebbe fare da volano di sviluppo per tutto il territorio». 

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