Un dossier sulla crisi a Napoli e nella sua area metropolitana, tra famiglie in ginocchio, inoccupati, nuovi poveri. Numeri giunti in Prefettura, roba da brividi. Parliamo di crisi energetica, che porta con sè ricadute gravissime sul fronte occupazionale. Sul tavolo del prefetto c’è un dossier che ha due facce: i numeri della crisi attuale, quelli legati alle famiglie in difficoltà, perché prive di un lavoro stabile o indicate sotto la soglia minima di sopravvivenza (in una parola, famiglie povere); e quelle che potrebbero perdere la certezza di un posto di lavoro, di qui ai prossimi mesi, quando il caro energia si abbatterà sul circuito produttivo della nostra area metropolitana.
Due facce di una crisi energetica, che spinge la Profettura di Napoli a giocare in anticipo, o comunque, a mettere in campo tutti gli strumenti utili per contrastare una nuova congiuntura negativa, quella legata all’inverno che è alle porte. C’è un piano a Palazzo di governo. E fa leva a uno dei capitoli dell’accordo di sicurezza integrata adottato all’inizio di quest’anno, quello - per intenderci - che venne tenuto a battesimo dal ministro dell’Interno Lamorgese. Venerdì scorso, a porte chiuse, il prefetto Claudio Palomba ne ha parlato con il sindaco di Napoli (e di città metropolitana) Gaetano Manfredi, con l’obiettivo di sfruttare al massimo gli accordi previsti con il Viminale. In cosa consiste il patto? Spiega al Mattino il prefetto Palomba: «C’è un capitolo dell’accordo di sicurezza integrata per l’accesso al credito delle famiglie.
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Ma in cosa consiste l’altra faccia della strategia della Prefettura? Ne abbiamo parlato in questi giorni, a proposito della necessità di contenere i consumi energetici in palazzi e edifici pubblici, in strutture e spaccati metropolitani che fanno capo alle infrastrutture pubbliche. Spiega il prefetto di Napoli: «Nella nostra cabina di regìa si sono le indicazioni del ministero retto da Cingolani, ovviamente ora attendiamo le disposizioni del nuovo esecutivo. Su questo fronte siamo in movimento, gli enti locali stanno facendo il proprio dovere per imprimere una svolta che punta a cambiare il funzionamento di uffici e palazzi pubblici per i prossimi decenni. È chiaro che tutto che dal modo in cui risponderemo a questa crisi dipende buona parte del nostro futuro, in materia di sostenibilità dei consumi».
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E torniamo a questo punto all’emergenza famiglie. Torniamo a numeri e proiezioni. A distanza di oltre un mese dal giro di boa di agosto e dopo una decina di giorni dalle elezioni politiche (che tradizionalmente impegna l’attività dei presidi dello Stato), lo scenario resta abbastanza critico. È in aumento il numero di famiglie in difficoltà, alla luce degli stop forzati legati al caro energia. Una realtà che si sta abbattendo anche su indotti della nostra economia tradizionalmente ritenuti virtuosi o comunque dati in espansione in un recente passato. A cosa si fa riferimento? Anche nel food - nel comparto della ristorazione - si cominciano ad avvertire segnali poco incoraggianti. Ci sono aziende che chiudono, altre che licenziano, nonostante il grande dinamismo che riguarda ristoranti e pizzerie. È l’aspetto più preoccupante del dossier giunto in queste ore sul tavolo dei principali osservatori istituzionali a Napoli, prefettura compresa. Se anche la ricezione turistica e la ristorazione comianciano a vacillare (nonostante il boom degli ultimi mesi), è chiaro che l’allarme impone scelte strategiche. Di qui il tavolo aperto al cospetto di banche e enti locali, per dare una risposta immediata a questa nuova situazione di crisi, con un obiettivo dichiarato: facilitare il credito a basso interesse, più ossigeno per chi ha famiglie sul lastrico e imprese a rischio stop.