Napoli, il quartiere si chiude
tra paura e indifferenza

Napoli, il quartiere si chiude tra paura e indifferenza
di Pietro Treccagnoli
Mercoledì 30 Novembre 2016, 09:17
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Non fosse stato per la macchia di sangue scolorita sul marciapiede di sampietrini, per le due volanti della polizia ferme tra le vetture in sosta perenne e per gli agenti che giravano tra cortili e portoni, a viale Maria Cristina di Savoia, poco prima del tornante finale verso il corso Vittorio Emanuele, agli occhi degli automobilisti che finalmente vedono la fine della gimkana imboccata lassù a via Tasso, sarebbe stata la solita mattina di un giorno feriale di fine novembre. Frizione, freno, frizione freno.

Percorso obbligato per chi dal Vomero scende verso Mergellina e la Riviera. Ma ieri qualcuno rallentava più del dovuto e si fermava per qualche secondo, all'altezza del civico tre. Che è successo? chiede rallentando chi passa in auto o sullo scooter. Ah è qui dove hanno ucciso quell'ingegnere? L'alito gelido della morte in un giorno di sciabolate artiche ha fatto fremere e tacere un angolo della città dove ci si sente al sicuro, tranquilli, ben disposti alla vita abbiente, riempita dal lavoro (quasi sempre una solida professione) e scandita dagli appuntamenti impedibili delle vacanze, con i parenti e amici di una vita, d'inverno sulla neve, l'estate in Costiera.


Alto ceto medio, quindi, travolto da un giallo, dal classico giallo alla Simenon, segreti e dissapori racchiusi tra quattro mura, un dramma borghese dove probabilmente la malavita non c'entra per nulla, perché qui non arriva e comunque se ci arriva non sgozza, piuttosto spara. E su tutto un cappa di «non so, non domandatemi nulla». Riservatezza, ma forse soltanto indifferenza da pianerottolo. Buona creanza da alto ceto medio, fatto di avvocati, ingegneri, medici che sanno difendersi con le parole (poche) con il silenzio (tanto) e che lasciano parlare chi sa, chi ha qualcosa di concreto da dire. 


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