Napoli, la rabbia degli sfollati dopo l'incendio: «Ci hanno offerto un posto in dormitorio»

Napoli, la rabbia degli sfollati dopo l'incendio: «Ci hanno offerto un posto in dormitorio»
di Ilenia De Rosa
Lunedì 16 Ottobre 2017, 10:49 - Ultimo agg. 13:09
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«Non abbiamo più nulla: abbiamo perso documenti, soldi, tutto. Non disponiamo nemmeno della biancheria per poterci cambiare». Elena Parisi ha gli occhi pieni di lacrime mentre racconta come ha trascorso le ultime ore, quelle successive al maledetto incendio scoppiato nell'appartamento sotto al suo, durante il quale una donna è morta cadendo dal balcone nel tentativo di salvarsi. «Abitavamo al terzo piano: io, mio marito e mio figlio con la fidanzata. Ed è stata mia nuora ad accorgersi per prima di ciò che stava accadendo. Usciva fumo dal pavimento. Ci siamo precipitati fuori al balcone, abbiamo scavalcato la ringhiera e siamo rimasti sulla tettoia, abbracciati, avvolti da fumo e fiamme, pensando che quella sarebbe stata la fine».


Ma Elena e la sua famiglia ce l'hanno fatta. «Dopo tempo, che non so quantizzare perché mi sono sembrati momenti interminabili, sono arrivati i vigili del fuoco e ci hanno fatto scendere.
Per fortuna siamo vivi ma non possediamo più nulla, nemmeno un tetto dove dormire. Mio marito è disoccupato. Come faremo?
». E il marito Pasquale Boccia non riesce nemmeno a parlare, perché il pianto interrompe le sue frasi. «Non teniamo niente più», dice. A lanciare un appello alle istituzioni è il figlio Ciro, che quella notte non era a casa con loro. «Vorremmo incontrare qualcuno del Comune - afferma - perché la mia famiglia ha bisogno di aiuto. Occorre almeno un alloggio dove poter vivere».

I quattro hanno trascorso la notte a casa di parenti.
«Ci siamo divisi - aggiunge Elena - io ho dormito a casa di mia cognata. Dalle istituzioni non ci hanno offerto nulla se non solo la possibilità di stare in un dormitorio, quindi con altre persone. Quindi ci siamo aggrappati all'aiuto di familiari».
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