Napoli, in fiamme la Venere degli stracci di Pistoletto; rogo all'alba: «Natura dolosa»

Sull'accaduto sta indagando la polizia, lo sconcerto del sindaco manfredi

Il rogo della Venere
Il rogo della Venere
Marco Perillodi Marco Perillo
Mercoledì 12 Luglio 2023, 07:08 - Ultimo agg. 17:59
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Napoli, arde la bellezza. La dea Venere brucia tra le fiamme, simbolo di una città capace di distruggere se stessa.

Sconcerto e sgomento questa mattina a Napoli dove all'alba un grosso incendio si è sprigionato in piazza Municipio: avvolta dalle altissime fiamme la Venere degli stracci, l'importantissima opera d'arte contemporanea di Michelangelo Pistoletto.

Le fiamme, tra l'aria irrespirabile, hanno sciolto la statua e ridotto in cenere gli indumenti vecchi che 'adornavano' la Venere. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco insieme con gli agenti della polizia municipale. Le fiamme sono state domate e la scena che si è presentata, oltre, il fumo, è desolante: una carcassa di ferro bruciata. 

Lo spazio di piazza Municipio nel quale era stata allestita l'opera, inaugurata lo scorso 28 giugno, è stato posto sotto sequestro. Sull'accaduto sta indagando la Polizia. L'ipotesi maggiormente considerata al momento è che la natura dell'incendio sia dolosa. È in corso l'analisi delle immagini registrate dagli impianti di videosorveglianza presenti nella piazza per individuare gli eventuali autori.

Il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, citando la Fondazione Pistoletto, ha parlato di una «sfida social» che negli ultimi giorni si sarebbe diffusa con l'obiettivo di dare alle fiamme l'opera, realizzata a piazza Municipio nell'ambito del programma di mostre e installazioni di opere d'arte contemporanea voluto dal sindaco Manfredi e curato da Vincenzo Trione, consigliere del sindaco per l'arte contemporanea e l'attività museale. La «Venere degli stracci» era la seconda installazione dopo «Questi miei fantasmi» di Antonio Marras in via Tari.

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L'opera era un vero e proprio inno alla speranza. Proiettare Napoli in una dimensione del futuro, in una dimensione internazionale facendo riflettere cittadini e turisti. Con questi intenti era stata inaugurata. La Venere degli stracci è stata la prima installazione che l'amministrazione guidata dal sindaco Manfredi aveva posto nella piazza Municipio completamente aperta e fruibile. Un rapporto quello fra Napoli e il maestro Pistoletto con origini lontane.

 

Il rogo della Venere «non mi stupisce, mi spaventa perché mi mette davanti a una situazione drammatica del nostro tempo. Un tempo in cui si continua a rispondere a qualsiasi proposta di bellezza, di pace e di armonia con il fuoco e con la guerra. Mi sembra quasi l'eco di quello che sta succedendo nel mondo dove c'è gente che dà fuoco da tutte le parti» ha riferito all'AdnKronos il maestro Michelangelo Pistoletto ricordando che «ci sono fuochi ben più gravi, ben più pericolosi che consumano la vita delle persone.

Questa Venere rappresenta - dice Pistoletto - la rigenerazione, rappresenta la possibilità che ci sia un'armonia tra gli estremi, ovvero tra la bellezza e la brutalità. Purtroppo vediamo che la brutalità risorge continuamente». Per contrastare questa tendenza, secondo Pistoletto, «bisogna continuare ad andare avanti con pazienza e far capire che proprio anche chi brucia alla fine viene bruciato». Pistoletto si dice «molto contento della solidarietà che viene da parte del sindaco che ha avuto delle sollecitazioni di molta gente a Napoli». Il primo cittadino partenopeo, Gaetano Manfredi, ha infatti annunciato la volontà di rifare l'installazione. «Io sono pronto - ha affermato Pistoletto - se questo avviene, a rigenerare la Venere la quale con il suo messaggio non è distrutta affatto. Anzi, si potenzia e si mette in evidenza la sua necessità che è quella di creare un equilibrio e un'armonia». L'azione di distruzione dell'opera d'arte «suscita non solo sdegno ma necessità di proseguire verso una strada diversa, che è la strada dell'armonia».

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«Bisogna fare una scelta, se noi vogliamo sorvegliare tutto quello che abbiamo dobbiamo fare una società sorvegliata ed io non credo nella società sorvegliata. Credo nella sorveglianza sociale. Dobbiamo vincere questa battaglia non mettendo una guardia in ogni angolo della città ma facendo crescere la grande civiltà di Napoli» ha detto il sindaco Manfredi. «Non dobbiamo meravigliarci perché se noi guardiamo alla storia della nostra umanità c'è stato sempre uno scontro continuo tra la bellezza, il progresso e quella che è la violenza e la regressione - ha sottolineato - Questo fa parte della storia dell'uomo ma alla fine ha sempre prevalso il progresso, la bellezza, la civiltà. La civiltà è portata dalle persone, ho avuto tanti messaggi di solidarietà nei confronti della città, Napoli reagirà a questo atto di barbarie e reagirà senza aver timore di nulla. La città non si ferma ed io credo tanto in questo concetto di arte pubblica». 

«È un atto grave quello compiuto contro l'opera di Pistoletto e ci auguriamo che sia al più presto chiarito nelle responsabilità. Ed è la conferma, in ogni caso, che occorre sempre maggiore rigore contro atti di vandalismo, oltraggio e sfregio, che prendono di mira beni culturali e artistici» ha dichiarato il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. «Ci auguriamo che Michelangelo Pistoletto possa al più presto realizzare nuove, e come sempre straordinarie, opere per arricchire il grande patrimonio artistico di Napoli e della Campania», aggiunge De Luca.

Ciò che resta della Venere dopo il rogo

«A me dispiace tantissimo perché sono un estimatore dell'artista Pistoletto poi però bisogna capire che cosa è successo. Questo ce lo diranno gli inquirenti». ha detto il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.

«L’opera costituita in gran da parte di starci, quindi materiale infiammabile, era esposta agli agenti atmosferici e agli attacchi vandalici senza particolari misure di sicurezza in una piazza dove purtroppo soprattutto la notte avvengono continui atti di inciviltà e teppismo che noi denunciamo da tempo. - ha commentato il deputato dell’alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli che è stato chiamato alle prime luci dell'alba dai cittadini che hanno assistito inermi al rogo dell'opera d'arte. - “n una città dove monumenti , opere d’arte ed edifici storici sono continuamente sotto attacco questa è l'ennesima vicenda che ci fa veramente rabbia. Non si sa la natura del rogo ma intanto ci addolora sapere che quest'opera è andata distrutta». Tra i primi ad assistere inermi e addolorati al rogo uno dei titolari del Gambrinus Michele Sergio e il conduttore radiofonico Gianni Simioli, entrambi che si stavano recando al lavoro.

È molto scosso, Maurizio de Giovanni. Il presidente di “Campania legge – Fondazione Premio Napoli” è turbato e indignato: «Un atto vile, frutto del peggiore vandalismo. Non colpisce solo un’opera di prestigio, simbolica dei guasti del nostro tempo, ma anche il tessuto della nostra comunità». Lo scrittore ci tiene a sottolineare alcuni aspetti: «Inutile tentare di individuare nel gesto qualche significato: è un’azione di teppisti, indegna e rivoltante». Poi, il luogo in cui è avvenuto: «Siamo nel cuore della Napoli civile: davanti al palazzo del Comune, in prossimità del Maschio angioino e del teatro di San Carlo, davanti al molo in cui sbarcano turisti da ogni punto del mondo. La zona in cui Napoli è storia, cultura, arte, accoglienza, istituzione». E per di più, aggiunge, «a pochi passi dalla questura, dai comandi delle forze dell’esercito, ovvero dai presidi di forze dell’ordine che dovrebbero sovrintendere alla sicurezza: chi doveva occuparsi di difendere l’opera è risultato colpevolmente impotente». Per questi motivi de Giovanni vede nell’atto di vandalismo una prova pessima di alcune anime della città: «Si fa tanto per cercare di portare Napoli a una fase matura della sua storia, questo episodio la fa sprofondare nei suoi tempi più bui». Nonostante questo, da presidente di Campania legge – Fondazione Premio Napoli, prova a immaginare una risposta all’accaduto: «Come “Campania legge” ci occupiamo di cultura come motore dello sviluppo umano e non possiamo rimanere che scioccati davanti a cose del genere. Nonostante questo sentiamo che la missione che ci siamo dati è ancora più urgente e necessaria: diffondere arte e sapere per promuovere la bellezza, il senso di coscienza di una comunità, l’immaginazione contro ogni regresso”. Prima di concludere: “Continuiamo a lavorare per la parte migliore di Napoli che è sicuramente prevalente rispetto ai pochi che assaltano l’arte e che provano a rendere vani i tentativi di maturità della collettività. Napoli è altro, la regione è la culla di un patrimonio culturale immenso».

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