Napoli, ospedale Incurabili: i 500 anni celebrati tra le macerie

Napoli, ospedale Incurabili: i 500 anni celebrati tra le macerie
di Paolo Barbuto
Mercoledì 23 Marzo 2022, 00:00 - Ultimo agg. 24 Marzo, 08:09
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Più di 480 anni trascorsi al servizio della gente di Napoli, di quella più povera, più bisognosa di cure. Poi vent’anni di inesorabile degrado che hanno lentamente trasformato gli Incurabili in un rudere. Si celebrano oggi i 500 anni dall’apertura dell’ospedale fondato da Maria Longo ma la festa non si può fare perché l’antica struttura è pericolosa, pericolante, mezza crollata e senza un progetto reale di recupero.

Il 13 marzo del 1522 arrivò a compimento il sogno della fondatrice Maria Lorenza Longo, oggi “beata”, la quale, mentre combatteva con una terribile malattia, fece un voto: se si fosse salvata avrebbe dotato la parte più povera della città di un luogo dove le persone potessero curarsi. La Longo si salvò, mantenne l’impegno, costruì l’ospedale anche con il sostegno di un folto gruppo di notabili napoletani che, proprio nel giorno dell’apertura, affrontarono, in gruppo, una processione attraverso l’antica città fino a raggiungere il luogo dove sarebbe entrato a curarsi il primo malato.

Stamattina, per le celebrazioni dei 500 anni dalla fondazione, quel percorso sarà ripetuto: alle 9.30 partirà dall’Annunziata una passeggiata che percorrerà la Napoli storica e si concluderà nell’unica porzione visitabile degli Incurabili, il Museo delle Arti sanitarie. A fare da cicerone ci sarà Gennaro Rispoli, medico e oggi consigliere comunale, da sempre nume tutelare dell’ospedale degli Incurabili.

Proprio Gennaro Rispoli, la mattina del 24 marzo 2019, fu tra i primi a lanciarsi fra le macerie dello sprofondamento del pavimento della chiesa di Santa Maria del Popolo, che si trova all’interno dell’ospedale.

Quel cedimento fu il primo segnale dell’inevitabile chiusura che arrivò due settimane dopo.

Quando entrò nella chiesa sprofondata il professor Rispoli ebbe un moto di rabbia: lo sprofondamento aveva inghiottito la tomba di Maria D’Ayerba, la donna che raccolse il testimone della fondatrice «devo recuperare quei resti - disse con rabbia - non posso permettere che restino fra le macerie».

A partire da quel giorno di fine marzo del 2019 i controlli sulla struttura si intensificarono. Quando le crepe alle pareti iniziarono ad allargarsi, venne ordinata la chiusura: via tutti i malati, via anche gli inquilini degli stabili inglobati nella struttura. Il pericolo era troppo evidente per essere tollerato. Era il 6 aprile, da quel giorno è aperto solo un piccolo corridoio fra i tubi innocenti che consente di raggiungere il Museo delle Arti Sanitarie realizzato, ovviamente, da Rispoli.

Gli antichi vasi e le memorie della storica Farmacia sono stati trasferiti a Palazzo Reale perché, si disse all’epoca, la ristrutturazione sarebbe stata breve e il complesso sarebbe rinato prestissimo.

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Sono trascorsi esattamente tre anni da quel giorno e di recupero non c’è ancora una traccia. Parole ce ne sono state tantissime, però: «pronti cento milioni per la ristrutturazione», «al via un concorso internazionale per disegnare il nuovo ospedale degli Incurabili». Per adesso, anche per colpa della tragedia del Covid, alle parole non ha fatto seguito ancora nessun fatto.

Ma del resto agli Incurabili sono abituati alle promesse mancate. Era il 2009 e, dopo una lunghissima battaglia, si decise che in quell’ospedale sarebbe stata creata la “casa del parto”, una struttura voluta per respingere l’utilizzo esagerato e frettoloso dei cesarei.

Di quella beffa potete vedere un’immagine nelle foto che sovrastano il titolo di questa pagina: manifestazione ufficiale di posa della prima pietra, discorsi, foto di rito e buffet per accogliere gli ospiti. La casa del parto, però, non s’è mai più fatta. Progetto abbandonato dopo un paio d’anni, senza nemmeno una scusante.

Nel corso degli anni l’ospedale ha perso il pronto soccorso, molti reparti, qualche giorno fa perfino la postazione del 118 denominata “Incurabili” è stata cancellata, non esiste nemmeno il servizio di ambulanze legato al nome di quella struttura.

Leggere le idee progettuali per il futuro degli Incurabili pare un tuffo nel mare dell’utopia. Valorizzazione estrema della vocazione turistica con un museo, sale concerti, ristorante e bistrot a disposizione dei visitatori. Piccoli spazi destinati comunque ai degenti in quell’ipotesi di ristrutturazione, secondo la quale le strutture sanitarie saranno più agili e specifiche: sono previsti tre moduli da dodici posti letto ciascuno per la riabilitazione (cardiologica, neurologica, fisico-motoria); 20 letti per lungodegenti dimessi da altre strutture dopo fasi acute di malattie; 20 posti letto destinati ad “ospedale di comunità”, per accogliere le emergenze del territorio circostante; infine altri venti posti utilizzati come “centro semiresidenziale diurno Alzheimer e Demenze” con attività di riabilitazione cognitiva. Poi sarebbero previsti spazi per ambulatori polispecialistici, diagnostica per immagini e laboratori per i prelievi. Dovrebbe anche essere allestito un “giardino terapeutico” a disposizione dei pazienti.

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