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La caccia all’uomo, un blitz mancato, la radio che scandisce il ritmo di una notte da vivere in apnea: «Il latitante sta in un appartamento, no se n’è scappato... attenti, attenti è ricomparso». Eccola la notte napoletana, quella del Rione Traiano, a ridosso di Fuorigrotta e non lontano dai quartieri borghesi del centro. Sono le cinque e trenta di venerdì scorso, non è ancora arrivata l’alba, quando hanno inizio interrogatori e raccolta di testimonianze.
Vengono ascoltati il carabiniere 32enne che ha esploso il colpo mortale che ha ucciso il quasi diciassettenne Davide Bifolco, ma anche il suo collega, per poi passare alla verbalizzazione delle dichiarazioni del 18enne Salvatore Triunfo.
E non è finita: Triunfo sostiene di aver visto il carabiniere puntare la pistola contro l’amico, contro Davide, cosa negata sin dall’inizio dal militare indagato, che parla invece di un colpo esploso accidentalmente nel corso del tentativo di arresto.