Napoli, via Petrarca strada killer: tre ragazzi morti 10 anni fa, ​l'auto è ancora nel burrone

Napoli, via Petrarca strada killer: tre ragazzi morti 10 anni fa, l'auto è ancora nel burrone
di Maria Chiara Aulisio
Mercoledì 10 Marzo 2021, 23:52 - Ultimo agg. 11 Marzo, 12:44
4 Minuti di Lettura

Tra due mesi saranno dieci anni. Era il 2011, la notte tra il 14 e il 15 maggio, quando in via Petrarca, una Mini One con a bordo tre ragazzi appena maggiorenni - Gianluca Del Torto, Oliviero Russo e Giammaria De Gregorio - sfondò la fragile ringhiera in ferro battuto volando nel vuoto per oltre cinquanta metri prima di atterrare tra gli alberi di un giardino all’altezza di piazza San Luigi. Sono passati dieci anni ma nulla è cambiato. A cominciare dalla Mini One che è ancora esattamente dove finì. «Se il dolore per l’assenza dei nostri figli non ce lo ricordasse ogni istante, potrebbe anche non essere successo niente. La loro auto è sempre in quel giardino, la strada resta una delle più pericolose della città, le ringhiere continuano a cedere come se fossero di latta, e gli incidenti aumentano. L’ultimo risale allo scorso sabato: è davvero un miracolo se quei tre ragazzini sono rimasti più o meno illesi». Federica Spada, la mamma Gianluca, e Carmine De Gregorio, il papà di Giammaria, vogliono provarci ancora benché siano ormai dieci anni che ripetono invano sempre le stesse cose. 

 

Ma loro insistono, non mollano: il dolore di chi ha perso un figlio, e poi in quel modo, non ti permette di lasciar perdere, anzi, ogni volta che si rinnova si trasforma in una ragione in più per andare avanti. «Niente e nessuno ci restituirà i ragazzi, ma sarebbe per noi un gran conforto sapere che le loro vite perdute hanno almeno contributo a salvarne altre. E per questo ci batteremo ancora». Idee, proposte, progetti: le famiglie di Gianluca, Oliviero e Giammaria - con i giovani dell’associazione «XV Maggio», nata all’indomani del tragico incidente - ne hanno inviate a decine all’indirizzo del Comune di Napoli per cercare di mettere in sicurezza via Petrarca. «Tutto inutile - racconta Federica Spada - una presa in giro infinita.

Promesse, rinvii, parole date e mai mantenute. Eppure, anche senza immaginare grandi lavori, basterebbe installare delle luci per rendere subito meno pericolosa quella strada. Nel 2015 abbiamo consegnato un progetto di illuminazione - a nostre spese - direttamente nelle mani del sindaco, chissà se qualcuno lo ha mai letto. Non credo. E poi il verde. Pensate - aggiunge la mamma di Gianluca - che le piante sono incolte al punto da coprire gli indispensabili cartelli stradali. I miei complimenti al benefattore che ha contribuito a restituire un po’ di decoro alla strada. E aggiungo che bene ha fatto a non rivelare la sua identità altrimenti, invece dei ringraziamenti, avrebbe avuto solo problemi». I genitori dei ragazzi più volte, in passato, si sono offerti di sostenere le spese necessarie a mettere in sicurezza la strada che gli ha portato via i figli: «A noi lo hanno sempre vietato - spiega Carmine De Gregorio - e però il Comune dice di non avere i soldi per farlo. Le uniche iniziative poste in essere sono state delle inutili bande sonore messe a terra e degli altrettanto inutili segnalatori di velocità. Tutto qui». 

Inevitabilmente gli incidenti aumentano. Mentre fino a ieri mattina era ancora da sostituire la ringhiera distrutta da un’auto finita giù a luglio dell’anno scorso - a pochi metri dallo stesso curvone che fu fatale a Gianluca, Oliviero e Giammaria - sabato sera altri tre ragazzini sono rimasti coinvolti in uno scontro che sarebbe potuto finire ben peggio: «Poteva essere un’altra strage - aggiunge Federica Spada - per fortuna è andata bene ma ora bisogna assolutamente fare qualcosa per ridurre la velocità e non possono bastare quei segnalatori che non hanno alcun valore: via Petrarca ormai è un campo di battaglia». Che fare, dunque? «A Pozzuoli hanno messo una serie di strisce pedonali rialzate, - spiega Carmine De Gregorio - sulla Domiziana, sempre per cercare di inibire la velocità, spartitraffico e rotonde, giusto per ragionare su un paio di esempi. In ogni caso non sono un tecnico ma il buon senso mi induce a ritenere che bande sonore e tabelloni luminosi non siano sufficienti». Prova ne è che gli incidenti si susseguono mentre - ultima notazione - a distanza di dieci anni, la Mini One, accartocciata e coperta da un telo azzurro, è ancora nel giardino dove finì quella tragica notte: «Il Comune ci disse che una gru sarebbe costata troppo - spiega il papà di Giammaria - e allora meglio ingaggiare un carrozziere per farla tagliare a pezzi e portarla via così. Sono passati dieci anni. D’altronde la ringhiera distrutta dall’auto dei nostri ragazzi venne sostituita dopo un anno e due mesi». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA