La vittima era il fratello di Salvatore Terracciano, detto «o niron», storico affiliato del clan Mariano che nel 2006 aveva deciso di collaborare con la giustizia, ma la cui collaborazione si interruppe nel 2010, sei mesi prima dell'uccisione del fratello, in quanto considerata dall'autorità giudiziaria «strumentale e finalizzata esclusivamente ad ottenere benefici premiali».
La vittima, secondo quanto emerso dalle indagini, aveva grosse disponibilità economiche frutto delle attività illecite che svolgeva, in particolare il prestito di denaro a tassi usurari e l'importazione di prodotti contraffatti.
Terracciano fu ucciso, secondo quanto riferito da Marco Mariano, all'epoca dei fatti capo del clan e dal giugno 2016 collaboratore di giustizia, perché si era rifiutato di aiutare quest'ultimo che, appena uscito dal carcere, aveva bisogno di denaro da investire in attività illecite e intendeva sfruttare le entrature che la vittima aveva nel porto di Napoli per l'importazione dall'estero di grossi quantitativi di cocaina.