Pompei. Lotta alle «lucciole», 200mila euro di multa

Pompei. Lotta alle «lucciole», 200mila euro di multa
di Susy Malafronte
Sabato 21 Novembre 2015, 11:41 - Ultimo agg. 13 Novembre, 09:07
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Pompei. Un fatturato da grande azienda: prostituzione da record all'ombra del Santuario. I carabinieri irrompono nel mondo del “sesso a pagamento” elevando contravvenzioni da guinness: 400 multe, pari a 200mila euro, in due settimane. Cifra che va interamente nelle casse comunali. In media una prostituta e un trans - su un totale di circa 30 che operano sul territorio pompeiano - e i rispettivi clienti sono stati multati 6 volte in 15 giorni.



Chi infrange l'ordinanza sindacale del febbraio 2009, che vieta l'esercizio del meretricio nei luoghi pubblici del comprensorio di Pompei, rischia una ammenda fino a cinquecento euro (sia per le prostitute che per i clienti) ed il sequestro dell'automobile utilizzata per l'adescamento. Oltre alle ammende i carabinieri hanno proposto il foglio di via per dodici donne, denunciato quattro prostitute per violazione al foglio di via da Pompei e deferito all'autorità giudiziaria una lucciola e un cliente sorpresi a compiere atti osceni in strada.



La zona più frequentata dalle “venditrici di sesso” è quella a ridosso del sito archeologico e precisamente il tratto compreso tra via Villa dei Misteri, Porta Marina Inferiore e via Plinio. Le prostitute operano in ogni ora del giorno e della notte, confondendosi, a volte, tra i turisti degli Scavi o tra i pendolari della stazione di Villa dei Misteri. A volte capita che qualche cliente infastidisce le turiste o le signore che si recano semplicemente alla stazione per prendere il treno, scambiandole per prostitute. Le lucciole, infatti, per confondere le forze dell'ordine e cercare di evitare controlli o contravvenzioni, come nel caso specifico del blitz che ha portato ad elevare 400 multe in appena 15 giorni, indossano abiti sobri.



Un altro luogo in cui si annidano le prostitute è il parcheggio di un supermarket sito lungo la passeggiata archeologica. Qui le signorine del sesso a pagamento si confondono tra signore che fanno la spesa. C'è poi, una parola in codice che aiuta il cliente di turno a riconoscere una prostituta: «Hai da accendere?». Se la risposta è positiva si passa alla contrattazione della prestazione sessuale. Le tariffe variano da 30 a 100 euro. C'è poi la spesa aggiuntiva a carico del cliente per l'albergo, che varia tra i 35 e i 60 euro. Ma se il cliente intende risparmiare sull'alcova, la prostituta gli indica il “parco del sesso” a cielo aperto di via Masseria Curato, a pochi metri dagli Scavi, dove il rapporto sessuale viene consumato in auto.



La Pompei antica era famosa nell'impero romano come la città per eccellenza del “piacere carnale”. Ed è nella “oasi del sesso”, così era denominata Pompei duemila anni fa, che gli uomini d'affari si recavano per concludere grossi affari, al termine dei quali si concedevano momenti di svago con le «squillo» dell'epoca nel Lupanare e nelle Terme Suburbane. A distanza di 20 secoli Pompei continua ad offrire a professionisti e uomini d'affari il sesso a pagamento. Ne sono la prova i numerosi blitz antiprostituzione compiuti dai militari dell'Arma agli ordini del tenente colonnello Antonio Petti, del comando gruppo di Torre Annunziata, del capitano Andrea Rapone, della compagnia oplontina, e del comandante della locale stazione Tommaso Canino.







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