Rione Amicizia, blitz nel feudo del clan: «Sgomberi in arrivo per i 17 alloggi sequestrati»

Le case occupate dal boss Patrizio Bosti e dalla moglie Rita

Il blitz nel rione Amicizia
Il blitz nel rione Amicizia
di Viviana Lanza
Mercoledì 28 Febbraio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 29 Febbraio, 07:26
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Via Filippo Maria Briganti è una delle strade della periferia nord di Napoli sovrastata dal ponte della tangenziale. Nel punto in cui interseca via Lorenzo Giusso c'è un complesso di case popolari che fa parte di uno degli isolati per i quali con i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il Pnrr, si dovrebbero avviare lavori di riqualificazione. Lì, però, la camorra è arrivata per prima. Il boss Patrizio Bosti lo ha scelto come sua residenza, trasformando due alloggi popolari in un'unica unità immobiliare su due piani dove vivere con tutta la famiglia. Un modo, secondo gli inquirenti, per rendere il Rione Amicizia un quartiere blindato. L'inchiesta della Procura guidata da Nicola Gratteri, condotta dai carabinieri del nucleo investigativo del Comando provinciale di Napoli, dagli agenti della Squadra mobile, dalla Guardia di finanza e dalla Polizia locale di Napoli, ha puntato a liberare quell'isolato, il numero 12 del Rione San Francesco, più noto come Rione Amicizia. Si tratta di diciassette appartamenti, di fatto di proprietà dell'Acer (Agenzia campana per l'edilizia residenziale) ma risultati da tempo, in alcuni casi da anni, abitati da persone che non avrebbero alcun titolo per occuparli. Da ieri gli appartamenti sono sotto sequestro preventivo. Agli occupanti, abusivi è stato concesso un termine di trenta giorni per abbandonare gli immobili, scaduto quale si procederà con lo sgombero coatto.

Sono 16 in tutto le persone finite nel registro degli indagati, accusate a vario titolo dell'occupazione abusiva degli appartamenti finiti sotto la lente della Procura. Tra loro ci sono persone imparentate con i capi della cosiddetta Alleanza di Secondigliano, potente clan con quartier generale proprio nel rione Amicizia e interessi e collusioni sparse in tutta la città e anche oltre i confini campani. Nell'elenco ci sono nomi di uomini e donne direttamente o indirettamente legati a persone del clan Bosti-Contini oppure già noti alle forze dell'ordine per storie passate di contrabbando di sigarette, traffico di sostanze stupefacenti, estorsioni, reimpiego di denaro in attività commerciali, centri scommesse, distributori di benzina, gioielli e case.

Le indagini sono ancora in corso e gli indagati potranno eventualmente replicare alle accuse della Procura.

Per gli inquirenti che hanno condotto le indagini i dubbi sarebbero ben pochi. «Proprio il compendio immobiliare oggetto di questo procedimento costituisce di fatto la roccaforte della famiglia Bosti - si legge nel decreto di sequestro preventivo firmato dal gip Discepolo -, avendo il capoclan Patrizio Bosti (detenuto) occupato abusivamente, insieme alla moglie Rita Aieta, alla figlia e alla cognata, due alloggi trasformati in un unico appartamento su due livelli, con scala interna», mentre altri due appartamenti attigui sarebbero stati occupati dalla sorella e da una parente del boss «delineandosi in tal modo - scrive il gip - una regìa unica delle occupazioni abusive e una pervasività tentacolare sul controllo del territorio». Il boss e i suoi fedelissimi, quindi, avevano deciso di vivere nello stesso isolato: «La collocazione di parenti strettissimi negli alloggi vicini al domicilio del boss e la ramificazione delle occupazioni da parte dei sodali negli atri appartamenti del medesimo isolato contribuiscono a fare del compendio immobiliare terreno di assoluto predominio della consorteria criminale», ricostruiscono gli inquirenti. Tutto questo a discapito degli occupanti regolari che pagano regolare canone e del patrimonio pubblico cittadino. 

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È il 12 giugno scorso quando un'informativa delle forze dell'ordine traccia il quadro della situazione abitativa al Rione Amicizia. L'attenzione si concentra su un isolato di via Giusso. Si ipotizzano «plurime ipotesi di reato di invasione di singoli appartamenti». Praticamente, quasi l'intero edificio, dal piano terra al terzo piano, è abitato senza alcuna autorizzazione, senza alcun titolo per vivere lì, e in barba a ogni graduatoria comunale. Il complesso è composto da 24 unità immobiliari, 17 dei quali occupati abusivamente: di qui il sequestro preventivo. In alcuni casi, all'interno delle case occupate sono stati riscontrati abusi edilizi, con tanto di giardini realizzati invadendo marciapiedi e strada pubblica o balconi modificati per rendere gli appartamenti più spaziosi. Al momento, però, non ci sono elementi per stabilire a quando questi lavori risalgono né per attribuirli agli indagati. L'indagine prosegue. 

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