Sanità Campania, Sos personale: ospedali al collasso, mancano 1.800 medici

Servono almeno 10mila operatori: «Così impossibile coprire tutti i turni»

Le barelle all'Ospedale del Mare
Le barelle all'Ospedale del Mare
di Ettore Mautone
Domenica 7 Gennaio 2024, 22:59 - Ultimo agg. 9 Gennaio, 10:53
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Il servizio sanitario campano tiene la rotta da almeno 10 anni viaggiando con un saldo di personale negativo, rispetto agli standard, che oscilla dalle 10 alle 13 mila unità in meno del dovuto. In totale di dipendenti sono circa 50 mila (esclusi gli accreditati) di cui 4 mila a tempo determinato (tutti da stabilizzare. Per garantire gli standard di cura dovrebbero essere almeno 60-63 mila. Mancano all’appello dunque da 10 a 13 mila unità nelle corsie campane di cui circa 2 mila medici e il resto tra infermieri (l’80%) dirigenza sanitaria, tecnici, personale della riabilitazione, Oss ecc).

Con i vigenti tetti di spesa, fissati dal governo, la Regione ne può assumere non più di 2 mila sul 2023. È su questa leva che il presidente della Regione Vincenzo De Luca intende agire per tamponare la situazione. L’intenzione è convocare i direttori generali , verificare le graduatorie attive per le discipline equipollenti dell’emergenza e urgenza (cardiologi, chirurghi, specialisti in medicina interna, gastroenterologi ecc), scorrere le liste e procedere all’assunzione di chi accetterà la nuova destinazione. Dopo questa prima scrematura (da cui si può attendere il reclutamento di alcune decine di unità) la seconda mossa sarebbe istruire un mega concorso regionale per l’area dell’emergenza e urgenza e nelle altre carenti a cui tutti potrebbero attingere. Nel piatto ci sono circa 300 milioni di euro rispetto al tetto per il personale.

Saremmo tuttavia lontani dal ripopolare le corsie rimaneggiate dalla stagione dei tagli. 

I bandi di concorso vanno poi spesso deserti e devono riassorbire ogni anno anche la quota di personale che va in pensione (dai 3 mila ai 3500 camici bianchi) senza contare che il 50 per cento delle borse di specializzazione di area critica in Italia non sono assegnate. Se venissero meno i tetti di spesa ci vorrebbero dunque anni per recuperare il terreno perduto tanto che il governo, dopo aver aperto le porte alle assunzioni di specializzandi, pensa ora a sospendere per alcuni anni il numero chiuso a Medicina, come del resto auspicato da De Luca. Intanto in Campania la Asl Avellino, il Moscati, il San Pio di Benevento e l’ospedale San Sebastiano di Caserta hanno già redatto il piano triennale delle assunzioni calibrato sui nuovi atti aziendali. 

Le altre 13 aziende sono in dirittura d’arrivo. Il problema sorge a valle: se una determinata azienda deve assumere, mettiamo mille unità, nei fatti potrà procedere solo per 300. A frenare c’è il paletto dei tetti di spesa. I fondi per il personale sono contingentati invalicabili: su 10,6 miliardi attribuiti alla Campania dal riparto del fondo sanitario nazionale (la più bassa dotazione del Paese in base al procapite della popolazione) la posta per il personale è di circa 3 miliardi. Un incremento di 50 milioni è stato strappato nel 2019 quando il decreto Calabria ha concesso una deroga del 10% per ogni triennio. In quell’anno fu stabilito che il costo del personale ancorato a quello 2004 meno il 4%, andava stretto alle regioni del Nord e dunque fu aggiornato alla dotazione del 2019. 

Per le regioni in piano di rientro come la Campania, che avevano tagliato drasticamente i costi nei precedenti 10 anni, si profilava una beffa. Un gioco dell’oca evitato in extremis proprio dalla Campania che alzò la voce strappando l’ok al precedente limite se più vantaggioso. Di recente si sono aggiunte le opportunità del Pnrr che per le esigenze non ospedaliere garantisce circa 300 milioni per assunzioni fuori dal tetto ma non c’è nessuna certezza che saranno utilizzati per popolare Case e ospedali di comunità e comunque insufficienti visto che le Asl lavorano in continua sottodotazione di personale e per il turn-over. Nel 2018 la sanità regionale aveva 44 mila dipendenti, nel 2023 ne conta 51 mila ma le assunzioni effettuate non sono 7 mila bensì 22 mila considerato il turn over annuo.

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«Dopo tre anni di lotte – rivendica Lorenzo Medici leader regionale della Cisl funzione pubblica - e finalmente arriva la decisione del presidente De Luca di avviare lo scorrimento delle graduatorie e di prevedere un concorsone unico per coprire tutti i fabbisogni sia di primo intervento che di degenza per coprire i vuoti di organico. Ciò ci trova naturalmente d’accordo». «Va aperto immediatamente – continua Medici – un tavolo di confronto con le organizzazioni di categoria per individuare i profili necessari e le procedure da seguire per coprire i vuoti di tutti i reparti». Tetti di spesa permettendo visto che non si può andare oltre le 2 mila assunzioni come detto. A mettere in fila i numeri rispetto allo standard nazionale di 3,7 posti letto per 1.000 abitanti, rispettato al Nord, la Campania viaggia con 2,96 e così tutto il sud. In termini di personale (sanità pubblica e accreditata) al 31 dicembre del 2020 (dati ragioneria dello Stato) l’Emilia ha 18,34 addetti per 1.000 abitanti, la Campania 10,91. E all’orizzonte si profila l’autonomia differenziata. «Il gap diventerebbe incolmabile con le regioni del Nord», dicono all’unisono i manager di Asl e ospedali.

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