Il fiume Sarno in agonia: veleni, rifiuti e perfino un frigorifero fino al mare

Il fiume Sarno in agonia: veleni, rifiuti e perfino un frigorifero fino al mare
di Raffaele Perrotta
Giovedì 29 Ottobre 2020, 10:21 - Ultimo agg. 10:59
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Una corsa veloce fino a poche decine di metri dalla foce del fiume Sarno, poi, per il gioco delle correnti e del mare agitato fuori lo scoglio di Rovigliano, quella lunga scia di rifiuti ha cominciato a rallentare e scendere sott'acqua. Migliaia di bottiglie di plastica, l'immancabile polistirolo utilizzato in agricoltura, canneto rotto e, cullato dalle onde del corso d'acqua tra i più inquinati d'Europa, è sbucato anche un grande frigorifero giallo di quelli domestici. È l'immagine dell'ultima piena di lunedì mattina e come questa le tante altre che ci sono state nei mesi e negli anni precedenti. Molto probabilmente, già ieri o forse nei prossimi giorni, tutta quella monnezza la si ritroverà sulle coste napoletane.

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La mano criminale dell'uomo, finora impunita se non per alcuni scarichi illeciti scoperti e chiusi, ha colpito ancora. Persone che coscientemente, da decenni, commettono crimini contro l'ambiente e di riflesso contro altri uomini. A subire i danni visibili le coste delle città divise dall'estuario: Torre Annunziata e Castellammare di Stabia. Ma, in un discorso più complessivo e di ampio respiro, l'inquinamento trasportato dalle acque del Sarno ha pesanti ricadute a partire dai comuni del bacino idrografico fino all'intera costa della città metropolitana di Napoli. Basti pensare che il risultato di una correlazione tra studi scientifici e piani sul disinquinamento ha già in passato evidenziato - arrivando anche in Parlamento - come abitare vicino al corso d'acqua e nell'intero territorio dell'Asl Napoli 3 Sud faccia vivere le persone, mediamente, fino a cinque anni in meno che in altri luoghi della Campania. Secondo la ricerca del medico Orfeo Mazzella, presidente del «Forum associazioni Malattie Rare», nei comuni in questione c'è infatti un aumento significativo di malformazioni e deformazioni congenite del 7,5 per cento annuo.

L'ultimo intervento del ministro dell'Ambiente Sergio Costa sull'argomento risale al 30 luglio scorso, quando dai social ha ricordato la promessa fatta ai cittadini di «maggiori controlli e sanzioni», elencando quanto fatto nei mesi precedenti: «Quaranta scarichi sono stati messi in sicurezza, 170 attività produttive sono state controllate e sono state denunciate ben 70 persone».

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Ma è la questione Master Plan per il risanamento del fiume, lanciata dallo stesso vertice del dicastero, il punto focale sul quale insistono i sindaci delle due città di costa, Torre e Castellammare, che maggiormente subiscono il peso dell'inquinamento trasportato dal Sarno, tra liquami e rifiuti. «Non abbiamo saputo più nulla dopo la prima riunione» dice il primo cittadino oplontino Vincenzo Ascione, che commenta così il video e le foto realizzate dal Mattino: «Queste immagini ritornano soprattutto ad ogni piena. Le conosciamo bene perché le subiamo da decenni. La nostra prima battaglia è per la riattivazione della griglia, bloccata dalla burocrazia anni fa, che, almeno, fermava i rifiuti più grandi. Ma ad oggi non abbiamo ottenuto nulla». Ascione ha vagliato l'ipotesi di chiamare in causa tutti i comuni fino alle sorgenti di Sarno. «L'azione di rivalsa è un'iniziativa che non possiamo intraprendere verso altri enti pubblici, la dovrebbe portare avanti il Ministero. Forse l'unica strada potrebbe essere una class action dei cittadini».

Alla fascia tricolore torrese fa eco l'omologo stabiese Gaetano Cimmino. «È sotto gli occhi di tutti la ricaduta dell'inquinamento del fiume sulle nostre città» dice il sindaco di Castellammare, che ha «spinto affinché diventasse un tema regionale e nazionale. Abbiamo agito duramente con ordinanze in varie zone della città al fine di evitare che interi condomini scaricassero in mare, come avveniva da anni nell'indifferenza di tutti. Attendiamo sia lo sviluppo del Master Plan sia interventi strutturali concreti sul disinquinamento e sulla riqualificazione della zona».

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