Scommesse online: «Puntate a tre zeri anche dal carcere»

Gli azzardi stratosferici partivano da schede intestate a prestanome

Guardia di finanza
Guardia di finanza
di Giuseppe Crimaldi
Giovedì 1 Febbraio 2024, 23:56 - Ultimo agg. 2 Febbraio, 17:00
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Le puntate partivano con cadenza spasmodica e arrivavano persino dal carcere di Poggioreale. Il demone del gioco, che coinvolge ormai fasce sempre più ampie di gente (minorenni compresi) varcava persino i confini della casa circondariale di Napoli culminando in giocate folli, con puntate anche a tre zeri. Il terminale dei giochi fuorilegge era una centrale clandestina situata in un immobile a Marano, un locale insignificante all’apparenza perché privo di insegne, ma al cui interno era stata allestita la sala abusiva con tanto di telecamere di videosorveglianza, maxischermi e terminali collegati a siti web.

È grazie a una certosina indagine svolta dal comando provinciale della Guardia di Finanza di Napoli che si è riusciti a stroncare il giro d’affari illecito, a portare a 11 misure cautelari e a sequestrare oltre tre milioni di euro complessivi tra contanti e la bellezza di 14 immobili.

L’indagine prende le mosse da una conversazione intercettata all’interno di un bar di Posillipo tra due persone che raccontavano di avere occultato ingenti quantità di denaro contante - tra 90mila e 500mila euro - nel giardino di parenti e presso le abitazioni di alcuni amici fidati. Le indagini sono state coordinate dai pm della Procura di Napoli Nord, diretta da Maria Antonietta Troncone.

Gli indagati, inoltre, stavano anche pensando di liquidare la società austriaca creata ad arte, attraverso un fallimento pilotato su bilanci falsificati. Su alcuni conti di gioco, in maggioranza riconducibili a nullatenenti che niente avevano a che fare con i reali scommettitori, la Guardia di Finanza ha rilevato anche giocate superiori a 100mila euro in un mese. I membri del gruppo avevano contatti anche con l'ambiente carcerario: gli inquirenti hanno infatti accertato che sul conto di un detenuto nel carcere napoletano di Poggioreale per reati di droga, erano state fatte ricariche variabili tra i 70 e gli 800 euro. 

Undici, come detto, le ordinanze firmate dal gip del Tribunale di Napoli Nord ed eseguite dalle fiamme gialle. Tre i soggetti finiti in carcere, sette ai domiciliari mentre per un altro indagato è stato disposto l’obbligo di dimora nel comune di residenza.

La cattura degli arrestati, che si nascondevano tra Napoli e provincia, è stata agevolata dai droni messi a disposizione dalla sezione aerea della Guardia di Finanza di Pratica di Mare. Sul conto del detenuto - che effettuava le puntate attraverso il cellulare di cui disponeva malgrado fosse in cella - le fiamme gialle hanno scoperto ricariche variabili dai 70 agli 800 euro, effettuate da alcuni componenti dell'organizzazione, con giocate per 20mila euro e anche vincite per circa 15mila euro.

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I terminali per le scommesse illegali - al centro dell'inchiesta erano collegati con siti riferibili a una società austriaca, il cui server era localizzato in Gran Bretagna sebbene fosse controllato da una società serba attraverso una sede occulta all’interno di un centro commerciale. Le quote sociali della società austriaca vennero sequestrate il 10 ottobre scorso, in seguito a numerosi perquisizioni in Italia e all'estero, insieme con il sito web e le disponibilità finanziarie e patrimoniali degli indagati, tra soldi e 14 immobili per un valore totale di 3,2 milioni di euro. Dopo i sequestri, le indagini sono proseguite per verificare scenario e ampiezza del giro di scommesse: è così emerso che l’organizzazione non solo aveva una vera e propria rete di agenzie di scommesse, ma piazzava in esercizi di Napoli e provincia anche le slot machine non conformi e manomesse, oppure conformi alla legge ma scollegate dalla rete telematica dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

I vari punti di scommessa, situati tra Marano, Quarto e Napoli, erano coordinati da un referente (il cosiddetto “master”) che si occupava dell'affiliazione delle singole agenzie (dette “corner”); queste ultime erano il più delle volte munite di licenza rilasciata dalla Questura e del contratto con una società maltese titolare di concessione, ma poi erano collegate con i siti illegali messi a disposizione dalla società austriaca. Le somme raccolte venivano poi suddivise e caricate sui conti di gioco di persone per lo più nullatenenti per nascondere l’identità del giocatore e la provenienza del denaro.