Turismo, stagionali in fuga dalla penisola sorrentina: «Più garantiti dall'edilizia»

Turismo, stagionali in fuga dalla penisola sorrentina: «Più garantiti dall'edilizia»
di Massimiliano D'Esposito
Domenica 27 Febbraio 2022, 10:00 - Ultimo agg. 28 Febbraio, 21:24
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Le aziende del settore dell'accoglienza alle prese con la carenza di personale. Il primo a lanciare l'allarme era stato direttamente il ministro Massimo Garavaglia. Già a metà novembre, quando ancora non era stato toccato il picco della quarta ondata di Covid, in prospettiva della ripresa prevista per la stagione ormai alle porte il titolare della delega al Turismo evidenziava che «al comparto mancano tra le 200mila e le 300mila figure lavorative». Ed ora, quando le aziende si preparano a riaprire i battenti, quelle parole sembrano profetiche. Anche la penisola sorrentina, principale industria dell'ospitalità del Sud, fa i conti con la scarsità di addetti. Non si contano le inserzioni per la ricerca di camerieri di sala, portieri di notte, addetti ai piani che gli imprenditori del turismo stanno in queste settimane pubblicando sui siti specializzati e sui social. E si moltiplicano iniziative, come quella organizzata dalla società Gesfor, che il 3 marzo al Circolo dei Forestieri di Sorrento metterà faccia a faccia i titolari di ristoranti e alberghi e lavoratori interessati a farsi assumere. 

«Cerchiamo chef, commis, camerieri ai piani, receptionist, maitre, pastry chef, baristi, manutentori, bagnini, lavapiatti, addetti alle pulizie», spiega Crescenzo Testa, legale rappresentante della Gesfar. Non è detto che li troveranno: altre giornate di reclutamento, in tutta Italia, sono andate deserte, spiega Mauro Di Maio, presidente nazionale dell'associazione dei portieri «Le Chiavi d'oro Faipa» e vicepresidente di «Solidus».

Cosa sta succedendo? «Molti stagionali - spiega Di Maio - sono passati all'edilizia, un segmento che vive un boom grazie agli incentivi statali ed è alla ricerca continua di manodopera, anche non specializzata. Le ditte offrono la possibilità di lavorare tutto l'anno, con orario fisso, dal lunedì al venerdì, assicurando il weekend libero, e garantendo salari adeguati. Invece nelle attività turistiche gli orari sono spezzettati, si lavora solo per un periodo limitato e gli stipendi non sempre sono proporzionati all'impegno». Ma non solo. «Ci sono anche le possibilità offerte dall'espansione dell'extralberghiero, al quale si rivolgono soprattutto le donne interessate a un part-time per le pulizie nei b&b, oppure i camerieri che si limitano a rispondere alle richieste di personale extra di ristoranti e location per cerimonie». 

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Insomma dopo il Covid sembra cambiato tutto. E molte strutture temono di non riuscire a riaprire. Il coordinamento per il turismo della Penisola sorrentina parla esplicitamente di impoverimento delle competenze professionali a causa del taglio delle paghe e invoca corsi di formazione e aggiornamento per personale qualificato. «Bisogna che le aziende riconoscano le professionalità - chiarisce ancora Di Maio - assicurando paghe adeguate. Il contratto collettivo nazionale non viene rinnovato da almeno 7 anni, un'assurdità per un settore che vive proprio degli standard di qualità garantiti dal personale». Anche gli ammortizzatori sociali non vengono giudicati in linea con le aspettative. «Da anni ci battiamo contro la Naspi», sottolinea ancora Di Maio, ricordando che «in passato, lavorando 6 mesi all'anno, si percepiva la disoccupazione per gli altri 6, e si riusciva a vivere dignitosamente» mentre ora «un contratto di 6 mesi garantisce la Naspi solo per tre mensilità: e gli altri 3 mesi come si tira avanti?». Da qui il grido d'allarme: «È necessario ripensare il sistema, o farà scuola la riviera romagnola dove sono stati costretti a ricorrere a lavoratori albanesi senza alcuna formazione». 

Meno allarmista il leader degli albergatori regionali. «Abbiamo un rapporto con i dipendenti che si è consolidato negli anni - mette in chiaro Costanzo Iaccarino, presidente di Federalberghi Campania - e non si può paragonare la situazione attuale con quella dello scorso anno, quando le strutture hanno aperto senza poter garantire contratti a lungo termine e molti lavoratori hanno preferito accontentarsi dei ristori assicurati dal governo oppure chiedere il Reddito di cittadinanza». Le preoccupsazioni, per Iaccarino, sono altre: «Bisogna capire come evolve il conflitto in Ucraina che dopo gli anni della pandemia non ci voleva proprio. E poi c'è il caro-bollette, che di certo avrà forti ricadute anche sul nostro settore». 

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