Francesco Pio ucciso a Mergellina, Maria Luisa Iavarone: «Ai suoi funerali un'occasione mancata»

La madre di Arturo che fu accoltellato a via Foria: occorreva parlare meglio ai ragazzi

Maria Luisa Iavarone
Maria Luisa Iavarone
Mercoledì 29 Marzo 2023, 17:51 - Ultimo agg. 18:39
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Maria Luisa Iavarone, la madre del giovane Arturo accoltellato in via Foria da una gang nel 2017 e oggi impagnata affiché episodi del genere non accadano più, racconta al Mattino il suo dolore dopo i funerali di Francesco Pio Maimone, ucciso nei giorni scorsi a Mergellina da un coetaneo. 

«Sabato scorso, dopo aver partecipato ai funerali di Francesco Pio Maimone a Pianura, sono tornata a casa turbata mentre continuavano a ruotarmi nella testa immagini che ancora adesso, a tanti giorni di distanza, faccio fatica a tenere assieme. La chiesa era gremita, forse due-tremila persone, prevalentemente cittadini del quartiere. Ai piedi dell’altare la bara bianca e un capannello di tantissimi ragazzi che a cerchio, dando anche le spalle all’altare, indossavano la maglietta bianca con la stampa della foto di Francesco Pio, molti con i cappellini da baseball calati su audaci tagli di capelli, qualcuno addirittura col cappuccio della felpa sulla testa. Tutti lì, sommessamente, a dare onore al feretro del loro “cumpagno-fratello”. Tra i banchi un po’ di istituzioni. Speravo che la celebrazione diventasse un’occasione potente e cruda per attraversare quei giovani e invece è stata un’occasione mancata di parlare ai ragazzi di Pianura che le statistiche fotografano nel 70% dei casi come Neet».

«Ragazzi che non votano, non vanno a scuola, si arrangiano, ma tifano il Napoli. Pianura, come Barra, sono effettivamente lembi diversi di periferia, con gli stessi problemi, che domenica notte si sono incontrate nella traiettoria di un proiettile. L’altro Francesco Pio, quello che ha sparato, aveva concluso qualche anno fa la sua messa alla prova “brillantemente” (per meriti sportivi) e gli educatori avevano avuto un’impressione di cambiamento fallendo miseramente nelle loro intuizioni.

La messa alla prova è una misura che viene applicata con frequenza altissima come altissimo è il tasso di recidiva. Poi le relazioni sono sempre ottimiste “ragazzo bravo, rispettoso, ossequiente delle regole”; gli educatori si affezionano “all’idea della redenzione” più che alla reale salvezza, come d’altra parte molto ben raccontato anche in “Mare Fuori”. Questi ragazzi, abili manipolatori, funzionano per “falsi sé” come, d’altra parte, fu anche per Emanuele Sibillo».

 

«Ho registrato una sensazione di profonda inadeguatezza, da tutte le parti, sicuramente anche da parte mia. Le istituzioni che presenziano ma che non sono riconosciute significative, espressione di mondi troppo distanti da loro, spesso percepiti come ostili. Il contesto fuori è desolante, agglomerati urbani di case che attendono da quarant’anni un piano regolatore, architetture informali e povertà palpabile. Francesco Pio è nato in una casetta così, piccola piccola, a pian terreno, con il balconcino-veranda di mattonelle che dà sulla strada. Un territorio dove lo Stato ha deciso di non esserci, perché non ce la fa, perché se volesse tentarci ci vorrebbe un Welfare serio e, allora, meglio lasciare fare al welfare della camorra».

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«Rientrando a casa, ho scelto di tornare per la via del mare: Mergellina, come ha scritto il direttore De Core, mi è apparsa un groviglio di lamiere, confusione e caos, forse neanche negli anni ‘80 ricordo un anarchismo metropolitano così spinto. Mi sembra tutto risucchiato in un’irreale condizione di sfascio totale. Una bandiera a mezz'asta che oramai sventola perenne» ha concluso Iavarone.

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