Il nostro viaggio senza fine nel ventre di Partenope: in edicola gratis col Mattino il libro di Del Tufo

Il presente non basta, non potrà mai bastare per chi vuole andare a fondo «nel corpo di Napoli»

«Napoli segreta» in edicola con Il Mattino
«Napoli segreta» in edicola con Il Mattino
di Andrea Di Consoli
Giovedì 22 Dicembre 2022, 13:03 - Ultimo agg. 23 Dicembre, 07:22
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Nel 1897 lo scrittore britannico George Gissing, lasciando Napoli per imbarcarsi verso le Calabrie, annota uno strano pensiero, ovvero che rispetto a pochissimi anni prima trova Napoli molto cambiata, più omologata nei costumi e nelle abitudini. È forse questo il vero mito di Napoli: il mito di Napoli perduta. La ricerca eterna della sua verità nascosta, lo scavo instancabile nelle sue tante stratificazioni e nei suoi misteri, porta chi sente ossessivamente la presenza delle ombre e dei fantasmi vesuviani a cercare ossessivamente la fonte originaria che finalmente spiega il mistero della potenza vitalistica e misterica di Napoli.

Vittorio Del Tufo è scrittore colto e raffinato, figlio di una illustre razza di indagatori degli aspetti più nascosti, misteriosi e sorprendenti di Napoli.

Lo fa con libri di largo successo, e con paginate argute e assai documentate pubblicate da molti anni su «Il Mattino», che rinverdiscono un nobile genere letterario, che raggiunse il suo apice nella seconda metà dell'800, allorquando numerosi scrittori decisero di indagare i misteri e i segreti sotterranei delle città. Un genere letterario figlio del giornalismo, e che sortisce da sempre due effetti benefici: arricchire la letteratura con sguardo rinnovato sul passato, e arricchire il giornalismo proiettando l'arida cronaca in una dimensione più larga e profonda.

Questo «Napoli segreta 3» di Del Tufo, che è il dono natalizio del nostro giornale, è una raccolta di passeggiate nei miti, nelle storie, nelle leggende e nei segni urbanistici nascosti in ogni angolo della città. Ed ecco una lunga carrellata di indagini sui miti fondativi di Napoli, sulle divinità pre-cristiane, sui luoghi di culto sepolti, sulle tracce più corporali e pantagrueliche (Lucullo) e su quelle più raffinate e metafisiche (la «Pudicizia» della Cappella Sansevero); ma anche un viaggio nelle meraviglie più insolite dell'arte, e in quelle, finanche, meno sepolte di epoca moderna, ricondotte da Del Tufo, con la sua mente mitopoietica benché sempre sorvegliata e rigorosa nella documentazione a una dimensione da sogno, da favola, da leggenda. È il caso del mistero di Elena Ferrante solo in una città così tumultuosa e carnale una scrittrice poteva sentire così prepotentemente il bisogno di sottrarsi allo sguardo egli altri o di altre piccole-grandi storie cittadine, come per esempio la storia del titolo FATE PRESTO pochi giorni dopo il terremoto del 1980 o la misteriosa e dolorosa scomparsa di Zazà, ritratta e restituita da Del Tufo in tutta la sua essenza tragica, e innalzata a emblema del mito, appunto, di una Napoli che sempre scompare, perpetuamente persa: «Chi era Zazà? Forse la stessa Napoli, misteriosamente sparita, forse ammazzata, sicuramente saccheggiata, derubata dell'anima».

E qui si torna a Gissing, a quel sentimento assurdo di perdita e di rammarico per qualcosa che i tempi nuovi costantemente seppelliscono con la loro spinta verso la modernità. Ma ecco, a quest'altezza, chiarirsi la novità, l'unicità dello sguardo e della postura interrogante di Vittorio Del Tufo, che scava nelle tante memorie segrete e nascoste di Napoli senza conservatorismi nostalgici, ma con il bisogno lo si direbbe vitalistico di aggiungere vita alla vita attraverso la potenza dei miti e dei misteri napoletani. Dopo aver letto questi ritratti ed elzeviri si ricava l'immagine di una città stratificata, contenuta da archetipi e da storie collettive ben radicate, tutta disseminata di indizi, di tracce, di storie da interrogare per tentare ancora una volta, per l'ennesima volta di capire il mistero della sua densità, della sua visceralità, della sua unicità, del suo erotismo, ma anche la delicatezza struggente che attraversa tante sue storie, la sua arte, le sue eterne canzoni, ecc.

Il presente non basta, non potrà mai bastare per chi vuole andare a fondo «nel corpo di Napoli». La novità è che, pur usando le nozioni più avanzate di storia dell'arte, dell'archeologia, dell'urbanistica, della storia sociale, mai viene meno in Del Tufo quella febbre spaesata di capire in che modo il nuovo, a Napoli, ingloba il vecchio come fosse, Napoli, una città, che pur sventrando, costruendo e risanando, alla fine tutto tiene dentro di sé, e non riesce mai davvero ad accomiatarsi da niente. E forse è in questo trattenere, in quest'accumulo, in questo immagazzinare (quanti magazzini, a Napoli!) che si spiega la sua estrema densità, la sua verticalità così ostile all'orizzontalità.

Ma c'è un'ultima cosa che Del Tufo suggerisce con questo libro. Che i segreti di Napoli non sono tutti sepolti o nascosti. La città, infatti, è piena di leggende, di storie, di zone d'ombra e di bellezze esposte, in piena luce, che andrebbero osservate con sguardo mitopoietico, perché a osservarla esclusivamente con sguardo realistico si arriva sempre a dei punti morti, a frustranti aporie. E infatti quasi tutti cadono in questo tranello, ovvero di Napoli città realistica, capitale del realismo. Ecco, se c'è un modo per non prenderla mai per la coda, Napoli, è proprio approcciandola con sguardo realistico. Napoli esibisce dura e brutale realtà e nasconde poesia, bellezza, dolore delicato, sofisticazione. Quanto più esibisce, tanto più nasconde. In quel nascondersi, in quella difesa antica e timida di Napoli, cammina con delicata e raffinata curiosità Vittorio Del Tufo, che ci terrà compagnia con questo bel libro durante le vacanze natalizie.

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