La decisione del ministro Franceschini di trasferire nel mastodontico palazzo Fuga la Biblioteca Nazionale, attualmente ospitata nelle sale del palazzo Reale di Napoli, ha scontentato tutti. Dai dipendenti della biblioteca al variegato mondo dell'associazionismo partenopeo passando, ovviamente, per ampi strati della politica cittadina e regionale. Tutti uniti contro una decisione che appare "calata dall'alto" e che non tiene in alcun conto le peculiarità di un edificio storico, il Real Albergo dei Poveri, che anzitutto necessita di importanti - e costosissimi - lavori di restauro, senza contare le forse ancor più importanti problematiche logistiche collegate al trasferimento di un intero pezzo di storia della città. Nonostante la sua centralità, infatti, piazza Carlo III non è una piazza ben collegata. Il trasporto pubblico su gomma - la fermata della metropolitana più vicina è a piazza Cavour - riesce a malapena a tener testa al già pesante flusso quotidiano di pendolari; trasferirvi un polo d'attrazione come la Biblioteca Nazionale senza aver prima potenziato il trasporto pubblico rischia di complicare ulteriormente un equilibrio già estremamente precario.
Anche il Movimento Neoborbonico in queste ore ha fatto sentire la sua voce contro una decisione definita "insensata", ricordando che lo scorso anno, proprio in questi giorni, nel corso di una seguitissima diretta social - diretta nella quale spiccava la presenza, tra gli altri, del principe Carlo di Borbone - veniva presentato dall'associazione Passato e Futuro Onlus, da Gennaro de Crescenzo, da Salvatore Lanza e da Emilio Caserta il progetto dell' Accademia delle Eccellenze di Napoli e del Sud
«Esattamente un anno - spiega in una lettera aperta il presidente del Movimento Neoborbonico Gennaro de Crescenzo - fa organizzammo un incontro online con diverse migliaia di persone collegate e oltre 50 personalità del mondo della cultura e dell'arte, imprenditori e istituzioni.
E le tristi condizioni dell'enorme edificio di piazza Carlo III sono state e continuano ad essere oggetto di dibattito in città. Sia per la scarsa manutenzione del verde - la Municipalità è intervenuta negli scorsi giorni per ridare un minimo di decoro alle aiuole che somigliavano a vere e proprie giungle - che per il "buio totale" che riguarda il destino dello storico edificio partenopeo.
Al progetto di Franceschini va però riconosciuto il merito di essere riuscito, per una volta, a compattare i litigiosi napoletani. Manifestazioni di piazza, sit-in di protesta, lettere e petizioni protocollate al Comune ed al Ministero competente potrebbero essere solo una prima fase di un "tiro alla fune" tra la città e lo stesso Franceschini che, per il momento, sembra essere deciso a proseguire sulla sua strada e non sembra voler prestare attenzione alle proteste dei napoletani.
«Napoli non è né di Franceschini né di una certa politica che al Sud da 160 anni pensa di fare da padrone - il duro commento della consigliera regionale del Gruppo Misto Maria Muscarà -, spesso capita che nemmeno i napoletani conoscano la città, figuriamoci un politico del nord che decide per loro senza incontrare le realtà del territorio. Il trasloco di una biblioteca di tale portata oltre ad essere inutile e dannoso rappresenterebbe uno spreco di risorse economiche e di energie. Insieme al Garante dei Beni culturali ci faremo promotori di tutti i progetti che sono già stati presentati negli scorsi mesi per bloccare un trasloco inaccettabile».