Premio Serao al Teatro San Carlo, trionfo per il galà dell'identità | Video

Premio Serao al Teatro San Carlo, trionfo per il galà dell'identità | Video
di Davide Cerbone
Lunedì 28 Maggio 2018, 20:48 - Ultimo agg. 29 Maggio, 11:06
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Alle 20,45, lo splendore del San Carlo viene inghiottito dal buio. Il Teatro si spegne e sul grande schermo calato dietro il sipario si accende il grande racconto di una città magnifica e dolente. «Bisogna sventrare Napoli», recitava lo slogan che nel 1885 supportò la richiesta al governo del sindaco Nicola Amore della Legge speciale per Napoli. Un anno prima Matilde Serao scriveva “Il ventre di Napoli”. Pagine grondanti amarezza e passione civile, amore e indignazione che la voce di Lina Sastri rilegge con passione struggente, nel filmato di dieci minuti che introduce la seconda edizione del premio dedicato alla la fondatrice de «Il Mattino», che per tutti i suoi concittadini reclama «Lavoro, salute, protezione e educazione» in un appello accorato e disperato datato Primavera 1904. 



Dopo il San Ferdinando, stavolta Donna Matilde varca la soglia del San Carlo. Il Premio letterario che il direttore del quotidiano ha voluto dedicarle entra al San Carlo con la regia raffinata di Claudio Di Palma, per una serata declinata al femminile.

Dopo i dieci emozionanti minuti che segnano il primo incontro tra il pubblico e Matilde Serao, il grande schermo si alza e Lina Sastri si materializza al centro della scena. E continua a chiedere per il popolo napoletano «Come per tutti gli altri cittadini acqua luce nettezza sorveglianza». E ancora «L’applicazione della legge umana e sociale come per gli altri». L’attrice e cantante lascia il palco a Carolina Rosi, che introduce l’intermezzo sinfonico con tre soprano di livello internazionale dirette dal maestro Maurizio Agostini: Maria Grazia Schiavo, Carmen Giannattasio e Rosa Feola. Lo apre la “Cavalleria rusticana”: «Croce e delizia», canta tra gli applausi Schiavo. E il pensiero va alla Napoli narrata dalla Serao.

La serata, trasmessa in diretta streaming sul sito, prosegue con Carolina Rosi chiamata a legare con cenni storici i momenti musicali. Rosa Feola interpreta Valzer di Musetta dalla Boheme. Poi Carmen Giannattasio si cimenta con la Tosca: «Vissi d’arte e vissi d’amore», intona. Due ingredienti che nella vita di Matilde Serao di certo non mancarono. «Più di settanta volumi dati alle stampe testimoniano l’amore per il suo lavoro e la grande famiglia allargata quello per i cari», ricorda Carolina Rosi.

Su un sottofondo di pianoforte, ora la scena la riempie il coro di voci bianche del San Carlo, diretto da Stefania Rinaldi. Circa ragazze e ragazzi che intonano delicatamente “Era de maggio”. Ancora Carolina Rosi, che narra di «un giornale che è come la tela di Penelope: appena ha raggiunto va disfatta per cominciare a tesserla di nuovo. Un giornale - prosegue - che guardava al mondo da una città che è essa stessa un mondo». Segue un elogio del cambiamento che aticipa il rinnovato vestito grafico che Il Mattino si calerà addosso da domani. «Bisogna saper cambiare senza paura, ma senza tradire l’anima», scandisce prima di introdurre Barbano, che legge sul grande schermo la prima pagina di un numero zero che è un libro dei sogni: la resa della camorra, la piena occupazione, il divario azzerato tra Nord e Sud e De Laurentiis che compra Cristiano Ronaldo. «Si rinnova un incontro che ormai è diventato consueto. Sono felice», confessa il direttore. E annuncia. «Il 31 maggio continueremo a Carinola, con il premio giornalistico Matilde Serao, che quest’anno consegneremo a Lucia Goracci, inviata Rai». 
 

 

Arriva il momento della vincitrice: sale sul palco la scrittrice Azar Nafisi, iraniana di nascita e americana di adozione. «Una star della letteratura mondiale che si è affermata con “Leggere Lolita a Tehran”, tradotto in trentadue lingue raccontano potere liberatorio della scrittura”, ricorda Carolina Rosi. «L’hanno scelta 150 persone tra giornalisti e editorialisti del Mattino», le dice Barbano, accogliendola e sottolineandone «lo straordinario valore letterario è umano».

«Questo teatro è assolutamente miracoloso», esordisce la vincitrice. E continua: «Matilde Serao è una donna molto moderna, ma anche tanto di più. È incredibile la sua passione per la conoscenza, la sua sete di verità. E la verità è sempre pericolosa. Non è un caso che abbia cominciato al giornalismo che è ricerca della verità. Per questo dopo cento anni ci ritroviamo qui a calentarla. La Serao sarà sempre attuale per le nostre figlie e la figlia delle nostre figlie». Le domanda Barbano: «Per lei, come per la Serao, la scrittura è una leva potente di emancipazione femminile. Come ha usato questa leva a cavallo tra i due mondi, Iran e Stati Uniti?».

Nafisi riavvolge il nastro della memoria: «Quando avevo quattro anni mio padre mi leggeva storie tutte le sere. Una notte mi leggeva una novella persiana, un’altra una francese, il Piccolo principe, una sera Alice in wonderland e un’altra il vostro Pinocchio. Vedete, l’immaginazione è molto sovversiva. Non a caso, il primo gesto che un tiranno fa è bruciare i libri. Perché i libri non possono salvarci dalla morte però possono renderci l’integrità di esseri umani». E quando Carolina Rosi le domanda del suo rapporto con l’Italia la scrittrice risponde: «Prima di venire in Italia l’avevo già visitata attraverso l’immaginazione.
I film italiani sono sempre stati molto popolari in Iran: Sofia Loren, Vittorio De Sica, Alberto Sordi, Marcello Mastroianni». «Non dimentichi mio padre Francesco», la riprende bonariamente Carolina Rosi». E lei si lancia in un lungo di nomi senza respiro: «Certo: Francesco Rosi, Fellini, Antonioni, Pasolini, Bertolucci, Rossellini». 

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