Ucraina, allieve russe e ucraine insieme a Napoli: «La nostra musica per la pace»

Ucraina, allieve russe e ucraine insieme a Napoli: «La nostra musica per la pace»
di Giuliana Covella
Sabato 5 Marzo 2022, 08:00 - Ultimo agg. 6 Marzo, 08:36
4 Minuti di Lettura

«Spero che la musica del mio violino metta fine a questa guerra atroce». Inna Kulikova è una violinista nata in un piccolo paesino vicino Mosca. Vive in Italia da 3 anni insieme al marito e ieri sera ha illuminato con le note del suo strumento il palco della Sala Scarlatti al Conservatorio San Pietro a Majella per Insieme nella Musica, il concerto per la pace che ha visto suonare l'una accanto all'altra allieve ucraine e russe. «Un'iniziativa che rappresenta la volontà di uscire dall'indifferenza e di esprimere l'orrore e la voglia di pace», ha spiegato il presidente del conservatorio Luigi Carbone introducendo l'evento, che ha visto le melodie di Cajkovskij, Paganini, Shostakovich ed altri introdotte dalla voce narrante dell'attore Patrizo Rispo (che ha espresso «vicinanza al popolo ucraino, perché questa guerra è fatta da altri per il potere ed è vergognoso») unite da un unico file rouge: l'appello per la fine di una sanguinosa guerra. Mentre il direttore del Conservatorio Carmine Santaniello ha ricordato che «la nostra comunità ucraina, russa e georgiana si è unita per trasmettere un messaggio di pace: speriamo cioè che dopo il nostro concerto la guerra sia finita», a far pervenire i loro messaggi il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, che ha sottolineato che «la pace si costruisce ogni giorno in nome di ideali condivisi», aggiungendo che «da Napoli e dal Conservatorio arriva un grande segnale per tutto il mondo»; e il ministero dell'Università e della Ricerca scientifica. 

 

Ad aprire il concerto con la Sinfonia numero 2 di Cajkovskij dal titolo Piccola Russia è Alisa Pimanova, accompagnata al piano da Mario Buonafede. Trentotto anni, di madre ucraina e padre russo, l'artista lancia un messaggio chiaro e forte: «Vogliamo essere uniti attraverso la musica, che è qualcosa di bello che ci può salvare. A San Pietroburgo ho molti cugini - dice - e ho parenti sia in Russia che in Ucraina. Prego per loro e per entrambi i Paesi». Prima di esibirsi le allieve, unite da profondi legami di amicizia, si stringono in un abbraccio simbolico nei camerini. Yuliana Pylypiuk, soprano di 21 anni dell'Ucraina dell'ovest, incanta la platea mentre intona Oj odna jia odna di Lysenko e Shevchenko: «Nel mio Paese la situazione è terribile - commenta - perché tante persone, specie bambini stanno morendo. Lì ho il mio papà, i miei nonni e tanti amici. Sono venuta a Napoli lo scorso dicembre insieme a mia madre ed è lei che mi dà la forza di credere che tutta questa sofferenza finirà». Si commuove Mariya Kozak, 35 anni, violinista ucraina di Ternopil, tra le zone più assediate dai soldati russi, mentre racconta delle immagini dei civili sotto i bombardamenti nella sua città d'origine: «Questo concerto è per la pace di tutti i popoli. Vivo in Italia da 11 anni, ma sono in ansia perché lì ho i miei genitori e i miei due figli. Quel che sta avvenendo è brutale», dice singhiozzando. A unirsi all'appello a deporre le armi è Tetyana Sapeshko, 49 anni, maestra che accompagna al pianoforte gli alunni delle classi di canto e viene da Dnipro, una delle città più bombardate: «Sono qui dal 2002, ma mia madre, che è una cantante lirica vive ancora lì - racconta - e temo per la sua incolumità. Non è possibile che tanti ragazzini dell'età di mio figlio, sia russi sia ucraini, invece di studiare stiano lanciando bombe. Nè che la gente comune, che non c'entra niente con la politica, paghi le conseguenze di una guerra spietata. Nella mia città sono rimasti senz'acqua, luce e cibo ed è ingiusto oltre che doloroso». A vivere in Italia da tre anni è Inna, 36 anni: «Non so come sia la situazione in Russia, perché non voglio guardare la tv. Per invocare la pace posso solo suonare il mio violino e spero che questo serva a far vivere tutti in amicizia e fratellanza». Solidale con le colleghe è anche Mariami Gogberashvili, georgiana di 24 anni, soprano, che vive a Napoli da cinque anni: «Anche noi come gli ucraini abbiamo tanti problemi con la Russia.

Il loro dolore è il nostro, perché sono nostri fratelli». A concludere il concerto, tra lacrime ed emozione generale, «'O sole mio», in segno di speranza per la fine della guerra. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA