Il Consiglio comunale torna a riunirsi lunedì per «ingoiare» l'aumento della Tari e l'allegato regolamento e per approvare la nota aggiornata del Dup - Documento unico di programmazione - ma per il bilancio previsionale 2023-2025 c'è un nuovo slittamento. Se ne riparla il 4 e 5 luglio. Insomma, sul bilancio il sindaco Gaetano Manfredi e la sua giunta hanno difficoltà a portarlo in Aula, nella maggioranza larghissima di cui dispone l'ex rettore c'è - come si dice in questi casi - più di una fibrillazione. Perché ciascun consigliere dovendo appunto ingoiare l'aumento della Tari dovuto per legge - vorrebbe portare a casa qualche risultato compensativo per il suo bacino elettorale e quindi si profila il classico maxi emendamento che non sarà una passeggiata di salute per l'assessore competente Pier Paolo Baretta mettere in piedi. Ma ci sta anche sullo sfondo la questione della sostituzione della povera Mia Filippone, manca un assessore alla giunta e la quota è del Pd. E c'è chi spinge perché Manfredi apra un rimpasto più ampio dell'esecutivo di Palazzo San Giacomo. Ma stando a quello che trapela Manfredi farà incontri con la maggioranza ma l'avvertimento partito dal secondo piano del Comune è stato questo: prima si approva la manovra finanziaria poi si parla del resto e dunque del nuovo assessore e di un eventuale ritocco alla giunta che per inciso l'ex rettore se proprio dovesse farlo lo farebbe a fine anno.
In mezzo a queste due grosse questioni, il bilancio e il rimpasto, poi ci sono anche vicende - diciamo così - meno nobili e molto lontane dalla realpolitik che richiederebbe Napoli.
Sul fronte bilancio le spine per Manfredi sono più appuntite perché, lanciato il messaggio che prima si vota il documento poi si pensa alla sostituzione della Filippone ed eventualmente a un rimpasto, la richiesta della maggioranza è quella di un maxi emendamento che significa prendere soldi e metterli a disposizione dei consiglieri. Naturalmente per opere pubbliche, per migliorare la vivibilità della città in alcuni contesti come le periferie sulle quali i consiglieri comunali sono molto sensibili perché oggettivamente sono necessari e perché sono un grosso bacino elettorale. Un maxi emendamento - che significa un extra budget - che potrebbe valere tra i 5 e gli 8 milioni con una media di proposte di lavori per ciascun consiglieri tra i 100 e i 200mila euro. Sogni, perché le casse del Comune sono quelle che sono, però l'ultima volta il maxi emendamento è arrivato a superare i 4 milioni che non sono bruscolini.