Gaetano Manfredi sindaco di Napoli: boom di voti dagli M5S, meno dal Pd

Gaetano Manfredi sindaco di Napoli: boom di voti dagli M5S, meno dal Pd
di Adolfo Pappalardo
Mercoledì 6 Ottobre 2021, 23:03 - Ultimo agg. 8 Ottobre, 07:14
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Più che i democrat ad alimentare il voto verso Manfredi sono stati gli elettori grillini. E una piccola parte è arrivata anche da quelli della Lega. Mentre l’astensionismo ha colpito di più il centrosinistra. È questo, in estrema sintesi, il risultato dell’analisi che hanno messo nero su bianco gli studiosi dell’Istituto Cattaneo dopo il voto nelle 5 grandi città, con un particolare focus su Torino e Napoli. 

Secondo lo studio l’elettorato grillino, quello che alle politiche del 2018 aveva fatto balzare nel capoluogo il partito al 52 per cento, si è riversato su Manfredi.

In un numero maggiore rispetto all’elettorato democrat. «Gli elettori pentastellati alle europee erano il 15,5 per cento del corpo elettorale. Una quota - è scritto nello studio elaborato a caldo dall’Istituto Cattaneo - si è persa nell’astensione (2,2 per cento) ma il grosso (l’11,8 per cento) si è riversato sul candidato di centrosinistra. Il Pd possedeva un bacino di minore entità (pari al 9,1 per cento del corpo elettorale) ma una parte si è persa nell’astensione (1,4 per cento), un’altra ha scelto Bassolino (1,8 per cento), mentre la parte più consistente ha scelto Manfredi».

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Ma l’ex ministro viene votato anche dall’elettorato del partito di Matteo Salvini. «La Lega, secondo le stime, subisce una perdita di una certa consistenza (ossia il 2 per cento del corpo elettorale, quasi la metà del suo bacino delle europee, attestato al 4,8 per cento) verso il candidato di centrosinistra», è scritto nello studio. Uno spostamento che può apparire quasi surreale ma che può essere spiegabile con il fatto che l’elettorato leghista nel Mezzogiorno non è radicato: «Per questo una parte di esso non ha seguito le indicazioni del partito a favore di Maresca ma ha preferito altre scelte di voto, in linea probabilmente con le forze politiche da cui questi stessi elettori confluiti sulla Lega nel 2019 provenivano». Senza contare, ancora, come proprio la lista della Lega a Napoli. E, anche se in minima parte, una porzione ha deciso non di votare il magistrato passando per altre liste di centrodestra, ma il candidato Pd-M5s.  

Sulla diserzione delle urne, almeno in questo, il fenomeno non riguarda solo Napoli quanto l’intero Paese. Anzi nel Mezzogiorno almeno il voto alle Comunali è più sentito. Perché mentre nelle politiche e nelle europee, il Nord risulta significativamente più partecipativo, nelle comunali le differenze si annullano. «Emerge invece un divario a favore del Sud, che tende inoltre a crescere nel corso del tempo: da 0,7 punti percentuali nel 2011 si è arrivati a 2,8 punti nel 2021. Un fenomeno che il Cattaneo spiega con la personalizzazione dei consensi, tradizionalmente più presente nelle regioni meridionali. «Mentre - è l’analisi - il voto di preferenza ha nel voto comunale un peso decisivo, soprattutto al Sud, e contribuisce ad accrescere la partecipazione elettorale in queste aree». E l’astensione ha colpito meno Napoli anche se la partecipazione è stata bassa ovunque: dal 47,2 in città al massimo di Bologna con il 51,2. Ma rispetto alle comunali di 10 anni fa, il calo è stato molto più pronunciato a Torino, Milano e Bologna (una diminuzione di Ben 20 punti) rispetto a Napoli dove si flette per 13 punti. 
 

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