Elezioni 2022, il Terzo Polo riunito a Napoli: «Conte come Achille Lauro, prendeva voti regalando scarpe»

Elezioni 2022, il Terzo Polo riunito a Napoli: «Conte come Achille Lauro, prendeva voti regalando scarpe»
di Emiliano Caliendo
Mercoledì 21 Settembre 2022, 21:12 - Ultimo agg. 22 Settembre, 16:56
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La sala convegni «Galatea» della Stazione Marittima è gremita. Il Terzo Polo a Napoli «fa sul serio», come da titolo del manifesto di presentazione dell’evento elettorale organizzato presso il terminal portuale partenopeo. Ed è proprio dalla principale città del Mezzogiorno che il leader di Azione, nonché frontman della lista elettorale, Carlo Calenda, insieme all’altro «gemello» – a capo di Italia Viva – Matteo Renzi, prende a cannonate il provvedimento bandiera del Movimento 5 Stelle: il Reddito di Cittadinanza. «Ricordo – osserva Calenda ai cronisti presenti - che qui avevamo Lauro, che prendeva i voti regalando le scarpe, ma almeno le pagava lui. Il Reddito di cittadinanza è pagato da poliziotti, impiegati, infermieri, medici. Non l'ha regalato Giuseppe Conte».

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L’ex ministro dello sviluppo economico calca la mano sul tema per attaccare, oltre che i 5s, anche il Partito Democratico: «In questa campagna elettorale – argomenta il leader di Azione - M5s e Pd hanno dato un'immagine del Sud in cui io, che sono per tre quarti meridionale e napoletano, non mi riconosco, cioè l'idea che i problemi del Sud si risolvano con il Reddito di cittadinanza e 900 mila assunzioni nella pubblica amministrazione. Non è questa la strada». Quale, allora, l’ancora di salvezza per il martoriato Mezzogiorno? «La strada è fare il Pnrr, investire ogni euro disponibile sulla sanità, perché i dati della sanità sono disastrosi, oltre a investire sull'istruzione e fare quello che abbiamo fatto al governo». Nel caso di una vittoria del centrodestra, Calenda prospetta tempi cupi per l’Italia nel contesto europeo: «Il problema dell'Italia governata dalla destra è che l'Italia va fuori dai Paesi di testa dell'Europa, perde il controllo del Pnrr, perde il controllo dello scudo sullo spread della Bce.

Questo determina il fatto che l'Italia rischia veramente l'osso del collo». «Si tratta di una coalizione – afferma - che si odia su tutto, una coalizione che ogni giorno ne spara una. Ieri Salvini sul potenziamento delle Province, oggi un milione di persone in piazza. Non se ne può più. Qui bisogna andare avanti con un Governo serio, di larga coalizione, possibilmente con Mario Draghi, sicuramente con quell'agenda lì, questo è il lavoro che va fatto. Altre alternative per l'Italia sono prendere un muro in faccia».

Sull’intensificazione della guerra in Ucraina, causata dalla mobilitazione parziale dell’esercito russo con la chiamata dei riservisti ordinata da Putin, così si pronuncia l’europarlamentare: «Le intenzioni di Putin dimostrano la debolezza di Putin. Bisogna tenere i nervi saldi, no a un'escalation delle parole, Stoltenberg deve misurare le parole perché non è il momento di dire “produciamo più armi”, ma di ribadire il sostegno all'Ucraina perché sono parole non di forza ma di debolezza».

Nel corso della serata, gli fa eco sulla questione il leader di Italia Viva, Matteo Renzi: «È una situazione complessa. Quando comincia una guerra, sono tutti bravi a parole, poi però farla finire è difficile. Da un lato bisogna continuare ad aiutare gli ucraini e dall'altro bisogna tenere un canale di dialogo aperto, la diplomazia serve a questo. In particolare, nei momenti in cui si rischia l'irreparabile. Bisogna tenere in piedi queste due posizioni: sostegno agli ucraini e canale di dialogo».

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Sulla necessità di un ritorno di Draghi a Palazzo Chigi dopo il 25 settembre, l’ex segretario del Pd spiega che la partita è tra la continuità con l’attuale presidente del Consiglio o un governo di centrodestra con Meloni al suo posto. «La partita è a due – spiega -. O vince la destra, e allora governa la Meloni, se hanno i numeri per governare è giusto che governino. Non possiamo, in nome della democrazia, non riconoscere la democrazia. Se i cittadini daranno al centrodestra la maggioranza è giusto che la destra governi. Oppure, se come è possibile non ci saranno i numeri, io credo che la soluzione migliore sia un governo istituzionale, e secondo me il più bravo di tutti è Draghi». Sul rifiuto, manifestato apertamente nei giorni scorsi, di Draghi a ricoprire nuovamente l’incarico di capo dell’esecutivo, Renzi puntualizza: «Poi è chiaro che Draghi ha dovuto dire di no a un vostro collega che gli ha chiesto se è disponibile ancora, ma la risposta vera in questi casi - ha aggiunto - non si dà a un giornalista, si dà al Presidente della Repubblica. Anche l'altra volta dicevano sempre 'Draghi no'. In ogni caso, sia che ci sia un governo Meloni, sia che ci sia un governo Draghi, io penso che sia importante che ci siano tanti di Azione-Italia Viva in Parlamento, perché abbiamo dimostrato nel corso degli anni che sui contenuti ci siamo. Se si pagano le bollette più alte è anche perché negli anni scorsi hanno detto di no alle trivelle, al gas in Adriatico, al Tap, al petrolio in Basilicata, oggi al rigassificatore di Piombino. Gli unici che hanno sempre detto di sì siamo noi. Allora basta no, perché poi è il ceto medio e le famiglie che pagano il conto». Ma se si avverassero i numeri riportati dai sondaggi clandestini che girano nei corridoi della politica, con il Terzo Polo in grado di ottenere un buon risultato elettorale, chi sarà il capo politico dell’eventuale nuova creatura liberaldemocratica che andrà a nascere? Renzi rinvia la questione al dopo elezioni: «Se nasce un nuovo partito - ha detto - saremo in quel nobile gioco che si chiama democrazia. Quello che faremo lo decideremo il giorno dopo, per questa campagna elettorale abbiamo scelto di affidarci alla guida di Carlo Calenda e a differenza di tutto quello che ciascuno di voi scommetteva, non abbiamo neanche litigato. Sono ben felice quindi di dire che questa scommessa di Azione e Italia Viva con Carlo Calenda sta funzionando, quello che sarà lo vedremo. Siccome nel 2024 si vota alle europee e si vota anche sulla base delle famiglie europee, quello che posso dire è che Meloni e Salvini stanno con Orban e Le Pen, Conte sta con Melenchon, il Pd come al solito non ha ancora deciso e noi saremo con Macron».

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Nel corso della manifestazione è stata ricordata da tutti i presenti l’ex senatrice e coordinatrice di Italia Viva, recentemente scomparsa, Graziella Pagano. Sono poi intervenuti il ministro per il Sud, Mara Carfagna, recentemente approdata in Azione, e il coordinatore nazionale di Italia Viva, il parlamentare Ettore Rosato. Il ministro Carfagna non ha risparmiato una stilettata alla presidente di Fratelli d’Italia Meloni per aver deciso di chiudere la sua campagna elettorale a Bagnoli. «Giorgia Meloni dice di voler chiudere la campagna elettorale a Bagnoli, per dimostrare la sua attenzione nei confronti del Sud. Mi sfugge questo concetto, credo che l'attenzione nei confronti del Sud non si dimostri scegliendo Bagnoli come sede del comizio di chiusura, ma facendo accadere le cose, governando, risolvendo i problemi». «Per Bagnoli - ha ricordato Carfagna - noi abbiamo approvato una norma che ha cambiato radicalmente la governance, che ha affidato al sindaco il ruolo di commissario, lo ha dotato di una struttura tecnica di supporto e ha sbloccato la bonifica di Bagnoli. Abbiamo individuato il sito dove ricostruire Città della Scienza e sono contenta di quella norma che ha sbloccato la riqualificazione. A votare contro quella norma – insiste il ministro del Sud - è stato il partito di Giorgia Meloni, mi auguro che se lo ricordi quando andrà a Bagnoli a chiudere la sua campagna elettorale. Io non la provoco, so che la sua fu una scelta legittima, ma pongo una distinzione tra chi per Bagnoli ha lavorato e chi di fronte a quella norma che ha sbloccato il dossier ha votato contro».

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