Luigi Cesaro libero, ecco perché il Tribunale di Napoli ha disposto la revoca degli arresti domiciliari

È accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione elettorale aggravata

Luigi Cesaro
Luigi Cesaro
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Giovedì 18 Gennaio 2024, 10:00 - Ultimo agg. 13:03
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Cessati incarichi politici da oltre due anni, piena aderenza delle prescrizioni imposte fino a questo momento dall'autorità giudiziaria. Sono questi i motivi che hanno spinto i giudici della settima sezione penale a revocare la misura degli arresti domiciliari per Luigi Cesaro, ex senatore e in passato presidente della Provincia.

In sintesi, il Tribunale di Napoli ha disposto la revoca della misura cautelare degli arresti domiciliari, precedentemente applicata (alla fine della sua esperienza politica, ndr), e ordinato l'immediata liberazione dell'ex senatore Luigi Cesaro.

Come è noto, Cesaro era ai domiciliari nell'ambito di una indagine della Dda, in cui gli sono stati contestati i reati di per concorso esterno in associazione mafiosa e per corruzione elettorale aggravata.

La decisione è stata assunta perché, come riconosciuto dal Tribunale, sono venute completamente meno le esigenze cautelari.

Viva soddisfazione è stata espressa dall'ex senatore difeso dagli avvocati Alfonso Furgiuele e Michele Sanseverino. «Il tribunale - afferma Furgiuele - ha emesso un provvedimento assolutamente conforme alle disposizioni normative in tema di misure cautelari, così come interpretate dalla giurisprudenza della cassazione; dando atto che, allo stato, non ricorrono le condizioni oggettive idonee a giustificare il mantenimento della misura cautelare nei confronti del senatore Cesaro». «La difesa, pertanto, ora intende affrontare il giudizio di merito - conclude Furgiuele - nella certezza di riuscire a dimostrare l'infondatezza delle accuse mosse nei confronti dell'imputato ed ottenere la giusta sentenza di assoluzione». 

Uno step decisivo, anche perché maturato nel corso di una battaglia condotta dall'avvocato Furgiuele in questi anni, culminata in un primo round positivo dinanzi alla Corte di Cassazione, per poi arrivare al provvedimento di ieri mattina. Ma in cosa consiste la vicenda che ha visto coinvolto Luigi Cesaro? Parliamo di una inchiesta condotta dalla Dda di Napoli, in relazione a presunte collusioni che si sarebbero cristallizzate all'ombra del comune di Sant'Antimo, città di origine e di residenza di Luigi Cesaro e dei sui fratelli imprenditori. 

 

In sintesi, per la Procura ci sarebbe stato una sorta di controllo del comune, negli anni del pieno fulgore politico di Luigi Cesaro (ex leader di Forza Italia), ma anche nel pieno delle fortune imprenditoriali della famiglia Cesaro. Voti, affari e camorra, secondo le accuse. Una vicenda che avrebbe visto svolgere un ruolo operativo da parte di tecnici, dirigenti e funzionari del Palazzo municipale, per assicurare il rafforzamento del potere di imprenditori e politici. Uno scenario che andrebbe calato in un preciso contesto criminale, dal momento che agli atti figurano anche le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. C'è chi punta l'indice su presunte collusioni tra i fratelli Cesaro e il clan Puca. Versione che viene smentita con forza da parte dei difensori dei principali imputati nel processo che si sta svolgendo in primo grado. Difesi dai penalisti Claudio Botti e Fabio Fulgeri, dal professore Vincenzo Maiello e dagli avvocati Salvatore Pane e Gennaro Pecoraro, i fratelli dell'ex senatore puntano a evidenziare la coerenza delle proprie conclusioni rispetto alle accuse alla base del processo. 

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