Pd Campania, i De Luca in trincea: anche Piero è a rischio

Governatore stretto dai commissari, deputato in bilico da vicecapogruppo. Oggi Misiani a Napoli

Vincenzo e Piero De Luca
Vincenzo e Piero De Luca
di Adolfo Pappalardo
Lunedì 3 Aprile 2023, 00:00 - Ultimo agg. 4 Aprile, 07:10
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Di certo c’è solo che Vincenzo De Luca in questo momento è assediato ma attenzione a darlo per sconfitto o in ritirata. Anzi. Due giorni fa l’ufficializzazione del commissario del partito campano. Il primo atto del nuovo segretario Elly Schlein atteso da tempo e su cui ha voluto dare un’accelerata senza attendere nemmeno il varo della sua squadra. Per dare un segnale contro quei «cacicchi e capibastone» contro cui aveva tuonato il giorno dell’insediamento al Nazareno. Usando il pugno duro contro il partito campano su cui De Luca mirava a far sedere il suo nome, deciso prima del congresso nazionale. E che spirasse una brutta aria era noto se una paio di settimane fa i suoi tentarono il colpo di mano in commissione regionale: andare al voto comunque, senza gli iscritti di Caserta. Colpo andato a vuoto e che ha, paradossalmente, creato l’addio di Franco Roberti dalla commissione (favorevole a un rinvio del voto su spinta del Nazareno) e spalancato quindi le porte al commissario giustificandone il suo arrivo. 

Antonio Misiani, senatore ed ex viceministro dell’Economia, arriverà oggi pomeriggio a Napoli. E tra i primi appuntamenti c’è un incontro di cortesia con il sindaco Manfredi e il governatore De Luca. E se con il primo i rapporti sono ottimi perché il senatore ha dato una mano importante nella stesura del Patto per Napoli che ha evitato il dissesto, con il secondo lo sono un po’ meno. Per un paio di bordate in passato del governatore quando era al governo del Conte II soprattutto ma anche perché Misiani (di area Orlando) viene spedito qui per mettere ordine nel partito considerato a Roma troppo a trazione deluchiana e senza un profilo autonomo. «Allo sbando e spaccato», dice un autorevole dirigente della nuova maggioranza targata Schlein. E prima di avviare il partito al congresso (previsto dopo le prossime Europee) dovrà mettere ordine alle casse dissestate del partito. In autunno, infatti, prima di lasciare il suo incarico, sempre da commissario, Francesco Boccia, dopo aver risanato in parte i conti, inviò a Roma una relazione finanziaria dettagliata in cui evidenziava i mancati versamenti al partito da parte di parlamentari e consiglieri regionali (gli stessi che avevano chiesto le dimissioni di Boccia...). 

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Sinora De Luca è stato attentissimo a non sibilare un commento diretto sul nuovo segretario. In attesa proprio degli eventi. Solo venerdì nell’assemblea del Pd di Napoli una bordata chiaramente diretta alla Schlein con cui, per sua ammissione, non si è mai sentito. «Vengo da un glorioso partito dove c’erano politici del calibro di Berlinguer, Amendola e Nilde Iotti. Oggi vedo invece solo un po’ di arte povera...», è stata la frecciata velenosissima ai nuovi dirigenti dem prima che gli commissariassero il partito. Per ora non ha commentato De Luca ma lo farà a breve. Vuole attendere i nuovi organigrammi del partito e capire a che punto sia arrivato l’isolamento del suo gruppo. Terzo mandato a parte (su cui la Schlein è contrarissima) a isolarlo è stata anche l’area di Bonaccini che ha votato in favore del commissario campano. Che l’abbiano lasciato al suo destino dopo la battaglia congressuale? Può essere ma vedremo entro questa settimana con il varo della segreteria e con l’elezione dei vicecapogruppo alle Camere. E qui entra in gioco il figlio Piero De Luca. Escluso un posto in segreteria nazionale bisognerà capire se l’area di base riformista terrà il punto per confermare il deputato come vicecapogruppo alla Camera o si adeguerà alla nuova maggioranza del partito. 
 

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