Regione Campania, il centrodestra: «Respinto ogni confronto sull’uso dei fondi pubblici»

Spot e eventi con il logo istituzionale, la Procura contabile: «Pronti a valutare»

Un manifesto della Regione
Un manifesto della Regione
di Dario De Martino
Martedì 27 Febbraio 2024, 23:30 - Ultimo agg. 29 Febbraio, 07:26
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Non si terrà il dibattito in consiglio regionale sull’uso del logo della Regione e dei fondi pubblici per le manifestazioni di protesta a Roma organizzate dal governatore Vincenzo De Luca. La mozione presentata dal centrodestra è stata ritenuta inammissibile. Il tutto mentre il dibattito, sulla battaglia in corso tra Palazzo Santa Lucia e il Governo nazionale, prosegue con il governatore che lancia nuovi attacchi a Giorgia Meloni. «Andate a lavorare? Ma come si permette, razza di...», ha detto ieri De Luca senza concludere la frase.

Ma a tenere banco è anche il caso dei manifesti esposti per le strade campane con il logo della Regione e la scritta «Il governo Meloni tradisce il Sud», commissionati da Palazzo Santa Lucia e pagati con i fondi destinati alla comunicazione. De Luca ha risposto così a chi, come alcuni esponenti di centrodestra, ha invocato l’intervento della Corte dei Conti: «Si rivolgano anche all’Onu». Eppure, proprio la magistratura contabile, fa sapere che terrà gli occhi aperti sul caso. «È una notizia che ha destato il nostro interesse. Ho letto che si starebbe preparando un esposto da parte di consiglieri della minoranza, indirizzato alla Procura regionale e se così fosse, come con tutti gli esposti che ci pervengono, lo valuteremo con la massima attenzione e serenità», ha detto il procuratore regionale della Corte dei conti della Campania, Antonio Giuseppone nella conferenza stampa che anticipa l'inaugurazione dell'anno giudiziario. «Qualora dovessi individuare un danno specifico e concreto - aggiunge - avrei la possibilità di aprire un'istruttoria, a prescindere da quello che potrebbe essere il finale». 

Tornando alla mozione presentata dal centrodestra all'indomani della manifestazione romana organizzata da De Luca per il mancato accordo tra Palazzo Chigi e la Regione su fondi sviluppo e coesione (circa 6 miliardi destinati alla Campania). Ieri mattina, nel corso della conferenza dei capigruppo del consiglio regionale, riunitasi per fissare gli argomenti all’ordine del giorno nella prossima riunione dell’assise, la richiesta dell’opposizione di inserire la mozione tra gli argomenti da trattare è stata respinta. Il presidente del consiglio regionale Gennaro Oliviero (Pd), sostenuto anche dai capigruppo di maggioranza, ha «dichiarato inammissibile» il documento presentato dal centrodestra «perché - spiega - la mozione di censura non è prevista dal regolamento». 

Per Oliviero «i consiglieri di opposizione avrebbero potuto utilizzare la mozione di sfiducia, se avessero voluto, per discutere degli argomenti di cui volevano trattare. È l’unica mozione di questo tipo prevista dal regolamento». Il caso fa scattare l’ira del centrodestra. Il capo dell’opposizione Stefano Caldoro, insieme con i capigruppo di Lega (Severino Nappi) e Fratelli d'Italia (Cosimo Amente), Livio Petitto (Moderati e riformisti) e Franco Cascone (espressione di Fi), si infuriano giudicando «immotivato e incomprensibile il rifiuto di confronto. Il presidente del Consiglio e la sua maggioranza si sono nascosti dietro cavillose e inesistenti interpretazioni regolamentari. Vogliono solo impedire un dibattito pubblico su una condotta che resta a dir poco opaca». Infine l'annuncio: «Il centrodestra unitariamente ha già avviato tutte le azioni consentite per superare questa condotta antidemocratica e illegittima».

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Della manifestazione romana, intanto, De Luca ha parlato a lungo ieri intervenendo a un convegno organizzato da Its Academy. «Andate a lavorare? Ma come ti permetti, razza di ...», dice il governatore rivolgendosi alla Meloni senza concludere la frase. Per De Luca «questo è stato l'insulto vero, detto anche con un tono di razzismo». E rispetto al suo di insulto, quello “str…” rivolto alla premier e “beccato” dalle telecamere, va all’attacco: «Era una battuta. Eravamo in privato, non era un luogo pubblico. E non c'è stata solidarietà a me per una violenza privata che avevo subito, perché se viene qualcuno registra a casa vostra quello che dite è una violenza». E ancora, tornando su quella giornata: «Le manganellate agli studenti registrate a Pisa sono un fatto grave ma alla manifestazione di dieci giorni fa a Roma c'è stato un fatto più grave: il cordone di polizia a bloccare e buttare per aria 500 sindaci». «La battaglia - la chiosa di De Luca - continua finché non otterremo lo sblocco delle risorse».