Unione industriali di Napoli, è alta tensione: si allontana l'ipotesi del ticket

Unione industriali di Napoli, è alta tensione: si allontana l'ipotesi del ticket
di Nando Santonastaso
Giovedì 11 Giugno 2020, 09:00
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Una schiarita? Sì, no, forse, chissà. Nelle ore più turbolente degli ultimi dieci anni di vita dell'Unione industriali di Napoli, l'incertezza continua a farla da padrona tra scambi di lettere, tentativi di mediazione ancora infruttuosi, contrasti e nervosismi. Il dialogo tra le due anime dell'Associazione, che pure confermano di voler evitare spaccature e divisioni, in realtà sembra ancora molto lontano. E con esso anche l'ipotesi di un ticket tra i due potenziali candidati, Jannotti Pecci e Tavassi, sul quale aveva lavorato il past president Antonio Graziano, memore forse del riuscito ricompattamento degli associati avvenuto sotto la sua presidenza dieci anni or sono.

Ieri altre due lettere. La prima del presidente facente funzioni Maurizio Manfellotto, in risposta a quella pervenuta il giorno prima da Jannotti Pecci e da altre aziende (un centinaio, a quanto pare, le firme) con cui è stata chiesta la revoca dell'atto di indirizzo nel quale si è indicato Francesco Tavassi alla presidenza, e nel contempo il ripristino delle procedure statutarie per l'elezione del nuovo presidente.

«Si è generato un grosso misunderstanding scrive il presidente di Hitachi Rail - che è necessario chiarire, appunto nell'esclusivo interesse delle Imprese, del territorio, dell'Unione Industriali e di Confindustria». Manfellotto propone un incontro per lunedì in video a Jannotti Pecci e a tutti i firmatari ribadendo, in premessa, che «il Consiglio di Presidenza con l'indirizzo espresso, il 5 giugno scorso, non ha certamente inteso interferire, e non ha interferito, con le procedure di consultazione della Commissione di designazione, che difatti sono state avviate tempestivamente e nel pieno rispetto delle relative norme statutarie. Anzi ha auspicato la massima partecipazione alle stesse».

Chi pensava che potesse essere, visti anche i toni, un primo passo per ricomporre la frattura, si è dovuto ricredere.

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Nella tarda serata, da Jannotti Pecci e dagli altri firmatari è arrivata infatti una risposta che conferma per intero le difficoltà di dialogo tra le parti. Si parlerebbe infatti di un'ulteriore procedura irrituale, del mancato rispetto del codice etico, di una sorta di accordo al ribasso che impedirebbe ancora l'auspicato coinvolgimento dell'intera base associativa. In sostanza, sono gli stessi punti indicati nella lettera precedente, a riprova del fatto che le distanze restano e che, al di là del contrasto sulle cariche o sulle stesse procedure, ci sia in realtà molto di più. E cioè, la visione complessiva del ruolo che l'Associazione è chiamata a svolgere, specie in un momento delicato come questo, con la prospettiva però di poter utilizzare risorse europee e nazionali importanti per rilanciare Napoli e il Mezzogiorno ben oltre la pandemia economica che si sta già manifestando. Come riuscirci e con quali passaggi (ad esempio, con che tipo di programma per i prossimi due anni o poco meno) è forse il vero nocciolo della questione alla quale, inutile dirlo, guarda con estrema attenzione anche Confindustria nazionale, già preoccupata in qualche modo degli sviluppi dell'altra vicenda sul tappeto, la presidenza della Federazione regionale campana.

Stasera a Salerno il presidente uscente Vito Grassi incontrerà i presidenti delle altre territoriali per verificare se e come sarà possibile superare l'impasse che rischia di garantirgli solo due anni di presidente del Consiglio degli affari regionali al quale è stato eletto poche settimane fa. Si è detto che per poter essere confermato anche nel binomio 2022-2023, Grassi in scadenza già da settimane - dovrebbe restare in carica almeno per un altro anno ma una proroga del genere dovrebbe comportare una modifica dello statuto della Federazione campana che al momento non prevede un'ipotesi simile. Tra le cinque territoriali è sancito solo il principio dell'alternanza con Napoli per consentire anche alle provincie più piccole di assumere, per due anni e non di più, questa responsabilità. Si potrà cambiare lo Statuto? Forse, chissà. Di sicuro, ipotizzare ogni tipo di risposta è quanto meno un azzardo visto il clima. Sembra però che Confindustria nazionale fosse a conoscenza di questo limite ben prima dell'elezione di Grassi al Consiglio delle Regioni: se fosse vero, perché non ha deciso di approfondire in tempo la questione? 

Tra dubbi e incognite, lo scenario più prevedibile potrebbe essere anche quello più scontato, con Gianluigi Traettino di Caserta che succede a Grassi come da accordi a suo tempo definiti, e quest'ultimo che limita a due anni la sua vicepresidenza a Confindustria.

Ma di questi tempi è possibile praticamente di tutto, come le vicende intrecciate di Palazzo Partanna dimostrano. 

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