Napoli, lo spettacolo «Il colloquio» conclude la rassegna CuciNights

Lo spettacolo andrà in scena venerdì 24 novembre al Centro polifunzionale Ciro Colonna del quartiere Ponticelli

Lo spettacolo «Il colloquio»
Lo spettacolo «Il colloquio»
Mercoledì 22 Novembre 2023, 12:53
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CuciNights si conclude venerdì 24 novembre, ore 21.00, con Il colloquio, spettacolo di successo del Collettivo lunAzione, compagnia che quest’anno festeggia i dieci anni di attività. Al Centro polifunzionale Ciro Colonna del quartiere Ponticelli andrà in scena il lavoro diretto da Eduardo Di Pietro vincitore del Premio Scenario Periferie 2019, del Premio Fersen alla Regia 2021 e Finalista In-Box 2021. Interpretato da Renato Bisogni, Alessandro Errico e Marco Montecatino, lo spettacolo prende ispirazione dal sistema di ammissione ai colloqui periodici con i detenuti presso il carcere di Poggioreale di Napoli.

La partecipazione è gratuita, con un aperitivo offerto al pubblico. È prevista inoltre una degustazione di piatti della tradizione, rivisitati dalle cuoche di CuciNapoli Est, cucina sociale nel cuore del quartiere.

Lo spettacolo «Il colloquio» è frutto di una serie di interviste a donne che hanno vissuto o vivono il legame con l’istituto di pena.

Tre donne, tra tanti altri in coda, attendono stancamente l’inizio degli incontri con i detenuti. Portano oggetti da recapitare all’interno, una di loro è incinta: in maniera differente, desiderano l’accesso al luogo che per ognuna custodisce un legame.

In qualche modo la reclusione viene condivisa all’esterno dai condannati, e per le tre donne, che se ne fanno carico, coincide con la stessa esistenza: i ruoli maschili si sovrappongono alle vite di ciascuna, ripercuotendosi fisicamente sul corpo, sui comportamenti, sulle attività, sulla psiche. Nella loro realtà, la detenzione è una fatalità vicina – come la morte, – che deturpa l’animo di chi resta. Pare assodato che la pena sia inutile o ingiusta.

 

«Nel corso delle ricerche - spiegano gli artisti del Collettivo lunAzione - ci siamo innamorati di queste vite dimezzate, ancorate all’abisso, disposte lungo una linea di confine spaziale e sociale, costantemente protese verso l’altrove: un aldilà doloroso e ingombrante da un lato e, per contro, una vita altra, sognata, necessaria, negata. La mancanza, in entrambe le direzioni, ci è sembrata intollerabile».

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