Napoli, al Teatro Tram arriva «Le donne sono mostri»: quattro monologhi per dire no al Patriarcato

Le protagoniste sul palco saranno Roberta Astuti, Sara Giglio, Valeria Impagliazzo e Roberta Lista

L'attrice Sara Giglio
L'attrice Sara Giglio
Mercoledì 22 Novembre 2023, 10:47 - Ultimo agg. 11:45
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Dal 24 al 26 novembre va in scena al Teatro Tram «Le donne sono mostri»: in un tempo in cui si assiste con dolore agli effetti tragici del patriarcato, lo spettacolo scritto da Marina Salvetti ne descrive le assurdità, le contraddizioni rimaneggiando quattro figure collocate tra realtà e mito: la Strega, la Vampira, la Sirena, l’Arpia. La mise en scène, inserito nel focus Classico contemporaneo, è affidata alla regia di Angela Rosa D’Auria e vede sul palco Roberta Astuti, Sara Giglio, Valeria Impagliazzo, Roberta Lista, impegnate a smontare cliché e pregiudizi.

Le donne sono mostri ogni volta in cui osano uscire dai ruoli loro assegnati dal patriarcato dominante, ogni volta in cui non corrispondono all’ideale della brava moglie, della figlia ubbidiente, della madre amorevole. Marina Salvetti reinterpreta quattro figure mostruose in chiave moderna con ironia, originalità e spessore.

Cos’hanno in comune un’insegnante di burlesque, un’avvocata, una badante e una ragazza di paese trasferitasi nella metropoli? È questo che il pubblico scoprirà nello spettacolo.

«Proprio in questi giorni nel nostro Paese si registra la vittima numero 105 di femminicidio e io stessa non ho potuto fare a meno di chiedermi, alla vigilia di questo nuovo debutto, se il titolo “Le donne sono mostri” non fosse eccessivamente provocatorio – spiega Marina Salvetti -. Perché, in effetti, troppo spesso le donne sono con i mostri, quelli veri, quelli che le ammazzano se non possono averle. Ma il mio dubbio è durato poco dal momento che il senso di questi quattro testi, che poi sono quattro aspetti della femminilità, è proprio quello di capovolgere il punto di vista collettivo sull’universo femminile, provando a riscrivere il senso di secolari appellativi negativi. “Quella lì è davvero un’arpia!” potrebbe non essere più un’offesa dopo aver visto questo spettacolo.

In scena nella sala di via Port’Alba quattro monologhi brillanti e sorprendenti (per gli esiti), a tratti ironici, a tratti serissimi: l’autrice ci conduce nel mondo antichissimo e, proprio per questo, familiare dei mostri femminili. Perché anche se abbiamo smesso di bruciare le streghe sul rogo, continuiamo ad avere paura delle libertà delle donne, della loro sessualità attiva, dell’intraprendenza, dell’iniziativa.

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Dai film alle fiabe, dai romanzi alla cronaca nera, la donna è donna solo quando resta nel suo territorio senza invadere il campo maschile: quando osa farlo, quando smette di essere sottomessa all’uomo, diventa un mostro.

 

«La prima volta che ho letto i testi di Marina Salvetti, ho provato una grandissima affinità – aggiunge Angela Rosa D’Auria -. Ho cominciato ad appassionarmi al tema della nascita e della rinascita. Come è possibile essere donna oggi nel mondo contemporaneo, dalla professione alla casa? Quale è il ruolo che spetta a noi? Possiamo ancora parlare di ruoli? Quanta strada c'è ancora da fare per diventare ciò che già siamo? Il miracoloso flusso di pensieri ha continuato durante le prove con le attrici, chiamate a incarnare quelle storie, quelle donne, quei "mostri". Nella nostra vita ci è capitato di sentirci almeno una volta dei mostri, giudicate per ciò che siamo nel contesto in cui viviamo. Ognuna di noi ha avuto un momento in cui risorgere dalle ceneri, ha portato una ricostruzione forte del sé; del suo essere donna. Credo che lo spettacolo, generato dal nostro attraversamento totale del testo e dal lavoro sul singolo personaggio, evidenzi un messaggio universale… e se alla fine i mostri non ci saranno più, quando qualcuno accenderà la luce, sarà avvenuto il superamento di una paura».

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