Napoli, al teatro Bolivar c'è “Malacrescita” di Mimmo Borrelli

La storia di Maria Sibilla Ascione, moderna Medea tra violenza, soprusi e camorra

Mimmo Borrelli
Mimmo Borrelli
di Enrica Buongiorno
Martedì 16 Gennaio 2024, 10:30
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Mimmo Borrelli torna al Bolivar di Napoli col suo “Malacrescita”, testo di cui è anche autore e regista, tratto dalla tragedia “La Madre: i figli so’piezze ‘i sfaccimme”, domenica 21 gennaio alle 21. Lo spettacolo, prodotto dalla Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, con le musiche di Antonio Della Ragione, narra la storia di Maria Sibilla Ascione, moderna Medea che, pur non uccidendoli, matura la vendetta di una vita di violenza e di soprusi sui suoi figli. Maria Sibilla è un’ignara e innocente bambina, nel nome già destinata ad una condizione di metà Vergine innocente, metà Maga, strega furente e figlia di un noto camorrista del casertano, proprietario terriero dedito allo smaltimento di rifiuti tossici e avvelenamento degli ortaggi.

«Nel testo originale – racconta Mimmo Borrelli - è la madre sopravvissuta a raccontare ormai esule, barbona e sola le sue insane gesta ai propri gatti, gli unici figli che le sono rimasti, di cui si circonda per farsi compagnia.

Qui, invece, capovolgiamo il punto di vista, immaginando che tutti i protagonisti di questa storia siano ormai defunti e gli unici sopravvissuti agonisti giullari, diseredati, miserabili, siano i due figli, i due scemi che, dementi, rivivono i fatti tra versi, ricordi, rievocando le pulsioni, gli umori, i suoni, le urla, i mormorii della loro aguzzina… vestendo ed espiando attraverso i suoi lerci ed ammuffiti abiti gli intenti e i moniti di colei che li ha lasciati al mondo, ma abbandonati, come dei rifiuti, messi da parte, in disparte, come le discariche ricolme di vegetazione innaffiata dal percolato, rinchiusi tra le pareti di un utero irrorato di solitudine, dove l’unico gioco rimane e consiste nel rimbalzarsi, tra gli spasmi della loro degenerata fantasia, tra le folli trame insanguinate di questa tragedia, sul precipizio di un improvvisato altare tombale di bottiglie eretto in nome della loro mamma, ’u cunto stesso … la placenta, l’origine della loro malacrescita».

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