Cosa accomuna Roberto Saviano e Mimmo Borrelli?
“Sanghenapule”, ovvero il viaggio secolare dei Napoletani sotto la mano del protettore più atavico e miracoloso tra santo e santone, che col suo sangue più e meno sciolto ha scadenzato le sorti di un popolo, delle sue epoche e del pianeta.
Accanto alla narrazione ritmica ed enciclopedica di Saviano vivono le taglienti incursioni barocche e bacolesi con cui il padre di Napocalisse o La Cupa sa alternare personaggi primordiali, presenze storiche o figure dolenti e violente. Un alchemico equilibrio vibrante di passione e poesia tra voluttà e martirio, fuoco e blasfemia, ombre e ferite, negazione e contraddizione, urla e silenzi.
Dalla caduta di Lucifero alle eruzioni infernali del Vesuvio, dal sacrificio di Domenico Cirillo da Grumo Nevano, martire repubblicano dell’oppressione borbonica, a Gaetano Filangieri che da San Sebastiano al Vesuvio ispirò la Rivoluzione Francese e la Costituzione Americana, attraverso l’emorragia dell’emigrazione ai primi del ‘900, “l’omm ‘e botte” sulle navi oltreoceano e le citazioni da Raffaele Viviani degli emigranti “comm carn ‘e maciell”, fino al sangue delle bombe nella Seconda Guerra Mondiale e quello nei giorni nostri versato dalla Camorra: tutto il sangue che San Gennaro liquefa in una simbiosi osmotica tra ancestrale e profano, surreale e carnale, divino e underground.
Dal debutto nel 2016 a Milano, Sanghenapule torna a Napoli al Teatro Bellini fino al 22 ottobre.
Le scene sono di Luigi Ferrigno, i costumi di Enzo Pirozzi, le luci di Salvatore Palladino, il sound design Alessio Foglia e le musiche dal vivo di Gianluca Catuogno e Antonio Della Ragione.