Chioggia, pazienti positivi in ospedale: erano tutti asintomatici

Chioggia, pazienti positivi in ospedale: erano tutti asintomatici
Chioggia, pazienti positivi in ospedale: erano tutti asintomatici
di Luisa Giantin
Sabato 7 Agosto 2021, 11:37 - Ultimo agg. 14:21
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CHIOGGIA - Ricoverati per altre patologie, ma positivi al Covid, sia pure in modo asintomatico. Ieri pomeriggio l'Ulss 3 Serenissima ha diffuso una nota in base alla quale dalle periodiche verifiche effettuate sui ricoverati, sarebbero stati individuati alcuni pazienti positivi. Due persone sarebbero state individuate all'interno dell'area della Chirurgia multidisciplinare, cinque nel reparto di Geriatria.  E così è stato necessario isolare i pazienti positivi, effettuate tutte le operazioni di sanificazione. «La Direzione dell'Ospedale prosegue il monitoraggio nelle due aree, il cui accesso è ora contingentato secondo le restrizioni necessarie, e prosegue i controlli in ogni area dell'Ospedale, per garantire, come è avvenuto in questa occasione, l'immediata identificazione di eventuali casi di positività» scrive l'Ulss che raccomanda e sottolinea «la necessità di accedere alla struttura nel rispetto delle normative, per evitare situazioni che possano mettere a rischio, come in questo caso, la salute dei degenti».

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L'APPELLO DI MIRA

Dunque un protocollo collaudato, messo in atto a Chioggia.
«Togliamo la denominazione di Covid Hospital dall'ospedale di Dolo e dagli altri 10 nosocomi del Veneto, per tornare alla piena operatività».

Questo l'appello lanciato dal sindaco di Mira, Marco Dori, in qualità di presidente della Conferenza dei sindaci della Riviera del Brenta, che nei giorni scorsi ha inviato una lettera aperta ai colleghi sindaci ospitano nelle loro città un Covid Hospital come è l'ospedale di Dolo. Dallo scorso ottobre, con le prime avvisaglie della seconda fase della pandemia la Regione aveva riaperto ufficialmente i 10 covid hospital nella rete ospedaliera veneta. Una macchina dell'emergenza che contempla l'ospedale di Dolo, Villa Salus di Mestre, Jesolo, Schiavonia, Belluno, Vittorio Veneto, San Camillo di Treviso, Trecenta, Santorso, Villafranca e Borgo Roma a Verona. Strutture specializzate nei pazienti covid in grado di aumentare i posti letto «strategici» in Veneto passati da 744 a 2.985: 825 di terapia intensiva (a regime ordinario sono 494), 383 di terapia sub-intensiva (da 85) e 1.777 di malattie infettive (da 165). L'intento del presidente della Conferenza dei sindaci della Riviera del Brenta è coordinare un'azione comune con gli altri primi cittadini affinchè la Regione tolga l'etichetta Covid dall'ospedale, assegnata ad ottobre 2020, ridistribuendo in modo omogeneo la presa in carico delle persone affette da Covid-19, per far tornare gli ospedali covid alla piena operatività. «Sono passati molti mesi dall'assegnazione di quell'etichetta spiega il sindaco Dori - e nel frattempo la conoscenza della malattia è progredita, così come le cure e l'organizzazione sanitaria. Nella seconda fase della pandemia, abbiamo assistito ad una maggior ripartizione dei pazienti affetti da Covid anche in altri ospedali. Questa è la strada da percorrere, per evitare che un ospedale venga ingessato dalla sua funzione - sottolinea il presidente della Conferenza dei sindaci della Riviera - a discapito di servizi e prestazioni di altra natura che sono ugualmente importanti». L'intenzione di Dori, è di coinvolgere gli altri 10 colleghi, nel proporre alla Regione una nuova organizzazione, che ripristini le condizioni prepandemia, dando indicazione che ogni struttura ospedaliera attrezzata per la cura della malattia, possa a sua volta gestire internamente una quota di pazienti. «Le conoscenze, con la capacità di screening, la campagna vaccinale, e i servizi territoriali ha evidenziato Dori - portano a pensare che vi siano le condizioni per una rete plurale di assistenza ai malati, capace di evitare gli errori gestionali che in altre realtà regionali hanno invece portato alla diffusione della malattia». Da qui l'obiettivo di un'azione di coordinamento tra comuni veneti per chiedere una revisione dello stato organizzativo togliendo l'etichetta Covid agli ospedali interessati e ridistribuendo in modo omogeneo la presa in carico delle persone affette da Covid-19. 

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