Bagnoli, sul nuovo stadio arriva la frenata di Manfredi: «Priorità al Maradona»

Il sindaco risponde a De Laurentis: «Bonifica complessa, tempi più lunghi»

Il presidente De Laurentis e il sindaco Manfredi
Il presidente De Laurentis e il sindaco Manfredi
di Dario De Martino e Pino Taormina
Venerdì 8 Marzo 2024, 23:37 - Ultimo agg. 10 Marzo, 09:00
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I tempi della bonifica, prima di tutto. Ma anche la proprietà dei terreni, la necessità di una variante urbanistica e i progetti già avviati da Federtennis su Bagnoli. Sono tanti i nodi per rendere effettivamente realizzabile il progetto di Aurelio De Laurentiis che giovedì ha annunciato di voler edificare un nuovo stadio, con tanto di centro commerciale e «dodici campi di allenamento per il centro sportivo».

Ieri è arrivata la risposta di Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli ma anche commissario di Governo per il Sin (sito di interesse nazionale) di Bagnoli: disponibilità a valutare, insieme con Invitalia, il progetto di De Laurentiis, quando andrà carte alla mano a Palazzo San Giacomo, ma anche tante perplessità per le difficoltà tempistiche, burocratiche e per il futuro dell’attuale Maradona, la cui riqualificazione «resta la priorità». Insomma: sono numerosi i dubbi sulla reale possibilità di realizzare il progetto annunciato dal patron azzurro.

Entriamo nei dettagli, partendo dal nodo principale: quello dei tempi della bonifica. Questi quelli indicati da De Laurentiis: «Per la bonifica ci vogliono ancora 18 mesi, per il mio progetto circa 12. Quindi in trenta mesi avremo lo stadio pronto nel 2027». Date che non collimano con i tempi dettati da Manfredi: «Sono tempi più lunghi. Tra aprile e maggio dovrebbero partire le bonifiche per il parco urbano, da lì in poi ci vorranno tra i tre e i cinque anni».

Insomma, si arriverebbe intorno al 2029. Ma non solo. C’è anche il nodo della proprietà dei terreni: «Bisognerebbe parlarne anche con Invitalia che è proprietaria dei suoi», dice Manfredi. I terreni, però, terminata la bonifica e quindi il commissariamento, tornerebbero di priorità del Comune. E poi c’è la partita relativa alla necessità di modificare il piano urbanistico. Sottolinea il sindaco: «A Bagnoli c'è già un piano urbanistico con destinazioni d'uso definite e con vincoli generati, che nel caso andrebbe modificato». A 24 ore dalla cabina di regia con il ministro del Sud Raffaele Fitto e Invitalia in cui è stato definito il cronoprogramma per gli interventi, dalle parole del sindaco non trapela un particolare entusiasmo rispetto all’idea di rivedere il tutto. È per questo che, pur confermando la disponibilità a valutare la proposta, definisce l’operazione Bagnoli «complicata». 

De Laurentiis non è stupito dalla reazione del Comune. Ma come sempre, il patron azzurro è convinto di avere l’asso nella manica per Bagnoli, nonostante i muri alzati dal Comune e dalla cabina di regia: una apertura di Invitalia. Un incontro con Bernardo Mattarella, amministratore di Invitalia, la società di Stato che si occupa della riqualificazione dell’area dove una volta sorgeva l’Italsider, ha dato lo spunto a De Laurentiis per lanciare il progetto per il nuovo stadio a Bagnoli.

Ovvio che il patron è a conoscenza di ogni tipo di intoppo legato al piano: l’area è quella rossa del bradisismo e soprattutto c’è la Federtennis con il presidente Binaghi che ha già da tempo un accordo per realizzare un centro di dimensioni europee con decine di campi da tennis e di padel. De Laurentiis, per lo stadio, non deve solo convincere il Comune di Napoli ma anche Invitalia e il patron della Federtennis. Chiaro che è un percorso talmente in salita che sembra improbabile che De Laurentiis, con la sua esperienza, si sia lanciato nella mischia senza sapere dove andare a sbattere.

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Il Napoli ha da tempo in mente di realizzare uno stadio per l’esigenza di una capitalizzazione immobiliare di cui ci sono poche tracce nel patrimonio del club che è, fondamentalmente, legato solo al valore del brand e dei calciatori. Dunque, assai vincolato ai risultati stagionali, assai flessibile. Lo stadio poteva realizzarlo nel passato due volte, De Laurentiis: a Napoli Est, con il progetto di Faraone Mennella, e poi tra Marcianise e Nola, in un piano rimasto segreto per molti anni (diverso da quello sempre sbandierato di Caserta). Tutto svanito nel nulla. Il club azzurro ha pure un’altra priorità, forse persino più urgente di uno stadio proprio: ed è il centro sportivo dove allenare i calciatori. Da Castel Volturno, entro pochi mesi, il Napoli dovrà andare via perché i Coppola non intendono prolungare la convenzione con De Laurentiis.

Ed è probabile che con Invitalia il Napoli stia provando a ottenere il via libera per una operazione di minor impatto ovvero il centro sportivo. Quattro o cinque campi di calcio, delle aree per spogliatoio e uffici che potrebbero tranquillamente convivere con il progetto della Federtennis. Che, per essere chiari, è talmente avanti che rappresenta un ostacolo non di poco conto per i piani di De Laurentiis su Bagnoli. A meno che non ci sia un’intesa, ovviamente tutt’altro che impossibile.