Ex Indesit, esplode la protesta. Gli operai: non ci arrendiamo

Ex Indesit, esplode la protesta. Gli operai: non ci arrendiamo
di Lorenzo Iuliano Inviato a Carinaro
Venerdì 17 Aprile 2015, 23:09 - Ultimo agg. 23:21
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La marcia di Carinaro non ha il passo «adelante» piuttosto quello lento e impolverato dei circa 400 operai dello stabilimento «Whirlpool-Indesit», destinato alla chiusura secondo il piano industriale del gruppo americano.



Di buon mattino attraversano rotonde e si arrampicano tra le sterpaglie fino a raggiungere la superstrada Giugliano-Marcianise. È blocco stradale. La prima giornata di protesta è l’antifona di quello che si sta preparando per i prossimi giorni in questa fetta di Mezzogiorno proprio nel cuore di Gomorra, che è passata dal sogno industriale dell’apertura nel 1973, quando l’Indesit era una città con oltre 5mila dipendenti e 8 stabilimenti attivi, ai 950 lavoratori in 2 stabilimenti del 2013 fino al nulla di oggi.



Un simbolo della parabola discendente del lavoro e della trasformazione dell’intera provincia: dalla cultura industriale e operaistica, nata e legata proprio all’Indesit, fino all’interscambiabile manovalanza delle multinazionali.



Una sveglia da choc in un contesto sociale in cui questa nuova crisi può schiudere territori immensi per fare scorribande, incursioni e ridare forza alla criminalità. Non a caso lo scrittore Roberto Saviano in un post su facebook invita il premier Renzi, che sarà oggi a Pompei, «a fare una necessaria deviazione a Carinaro, per dare il proprio appoggio ai lavoratori.



Con ciascuno di loro si assuma l’impegno personale di non far chiudere lo stabilimento, perché la rinascita dell’Italia passa per il Sud. Non è accettabile togliere risorse a una terra che combatte per ripartire. Non lasciamo il Sud alle organizzazioni criminali». Invocato anche da lavoratori e sindacati, stamattina Renzi incontrerà gli operai dello stabilimento proprio a Pompei.



Solo le Rsu aziendali. La situazione di emergenza non consente passerelle per il faccia a faccia a cui ha lavorato l’europarlamentare casertana Pina Picierno. La lezione dei lavoratori è che non ci si arrende. Mai. «Come negli anni ’80, quando scongiurammo la chiusura dello stabilimento 14 di Teverola, lottando siamo durati tanti anni e dureremo ancora», si augurano gli anziani del gruppo. I dipendenti chiedono una sola cosa: lo stop alla chiusura di Carinaro.



È la pregiudiziale per poter avviare il dialogo. Lo hanno ribadito ieri. Così il presidio notturno con decine di operai ha bloccato prima il deposito merci della fabbrica, impedendo l’uscita delle produzioni. Poi, con l’arrivo dei «rinforzi» anche dal sito di Napoli, si sono diretti sul vicino asse mediano, fermando la circolazione fino all’ora di pranzo, quando è stato confermato il vertice con il presidente della Regione Stefano Caldoro, a cui hanno partecipato Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Confsal e le Rsu.



Al governatore i sindacati hanno fatto sapere che «non esistono altre ipotesi su cui mediare». E la posizione è comune: respinta la decisione sulla chiusura dello stabilimento casertano, si chiede al Governo il rispetto dell’accordo del dicembre 2013: niente licenziamenti fino a tutto il 2018.



Per la Regione, Carinaro è come la Fincantieri a Castellammare o la Fiat a Pomigliano: da salvare a tutti i costi. Agli operai arriva la vicinanza anche del presidente della Camera, Laura Boldrini: «Sto seguendo con grande preoccupazione gli sviluppi della vicenda Whirlpool – dichiara - Bene ha fatto il governo, con la ministra Guidi, ad assumere una posizione ferma contro i licenziamenti annunciati.

Esprimo la mia solidarietà ai lavoratori e assicuro che, nell’ambito delle mie prerogative, continuerò a seguire con estrema attenzione questa situazione che investe territori in cui la crisi ha già colpito duramente i livelli occupazionali».



Il responsabile della comunicazione istituzionale di Whirlpool, Alessandro Magnoni, tenta di «rasserenare» il clima dopo l’annuncio di giovedì al Mise sui 1.335 esuberi in Italia e la chiusura degli impianti di Carinaro, Albacina (accorpata a Melano) e None. Assemblee e proteste ieri si sono registrate anche a Fabriano.



«Abbiamo studiato numerose soluzioni - sottolinea - e questo piano, al quale l’azienda crede fortemente, è il migliore possibile. Pur con la scelta sofferta della chiusura del sito di Caserta. Whirlpool rispetta l’impegno a non licenziare unilateralmente alcun lavoratore fino a tutto il 2018, come prevedeva il precedente accordo fra Indesit e sindacati».



È invece ancora «prematuro», spiega Magnoni, anticipare i progetti per il settore impiegatizio. «Abbiamo scelto di concentrarci su ricerca e sviluppo, sul blocco 1 del piano. Quando saremo pronti affronteremo il blocco 2, quello che riguarda i colletti bianchi».



Ma anche ieri il Governo è intervenuto con toni duri verso il colosso americano: «Chi ha comprato Indesit si è assunto gli obblighi che Indesit aveva, quindi il piano che c’era va rispettato», avverte il ministro del Lavoro, Poletti. E il sottosegretario Teresa Bellanova annuncia la riapertura di un tavolo tra azienda ed esecutivo, ribadendo «netta contrarietà all’ipotesi di aumento degli esuberi e alla chiusura dell’impianto di Caserta. Evitiamo però la propaganda elettorale sulla pelle dei lavoratori».



Le Regionali sono alle porte in Campania e ieri davanti ai cancelli di Carinaro è giunto anche il candidato alla presidenza del Pd, Vincenzo De Luca: «Qui è in gioco la credibilità stessa del governo», ammonisce. In mattinata i sindaci del comprensorio si sono riuniti al Comune di Carinaro, alla presenza dei rappresentanti casertani del Pd nelle istituzioni, dall’europarlamentare Nicola Caputo alla deputata Camilla Sgambato e ai consiglieri regionali Gennaro Oliviero e Lucia Esposito, con il segretario regionale Assunta Tartaglione e il presidente Stefano Graziano.



Il sindaco di Carinaro, Annamaria Dell’Aprovitola, è una donna battagliera: «Caldoro e la Regione - dice - non ci tutelano, se ne fregano di noi. Non fanno come l’amministrazione del governatore Spacca che tutela i lavoratori degli stabilimenti delle Marche. Noi abbiamo appreso il tutto a cose fatte. Non si può smantellare in questo modo la produzione in Campania».



Dai sindacati l’atto di accusa della leader Cgil Susanna Camusso: «C’è una politica del Governo che continua a offrire alle imprese qualunque vantaggio e mi pare che la risposta continui a essere invece quella della riduzione, della vendita e del disimpegno». Massimiliano Guglielmi della Fiom Caserta si sente una Cassandra: «Non volevamo firmare l’intesa del 2013, si capiva che saremmo arrivati alla chiusura», commenta.



«Ma questo territorio - rimarca il segretario regionale della Uilm, Giovanni Sgambati - deve continuare a fare elettrodomestici di qualità come da tradizione». Gli fa eco il segretario generale Ugl Metalmeccanici, Antonio Spera: «Il Governo chieda immediatamente a Whirlpool di tornare sui suoi passi. I lavoratori stanno protestando sia a Carinaro che a Fabriano contro una scelta assurda ed irresponsabile, con un impatto devastante sul territorio».



Per Giuseppe Farina, segretario confederale Cisl, «il piano di Whirlpool è una vera e propria doccia fredda. Solo due anni fa a costo di grandi impegni e sacrifici abbiamo concluso con Indesit un difficile accordo che assicurava il mantenimento di tutti i siti produttivi».



Solo due anni fa qui si sperimentava il sistema «Porsche», una sola fase di lavoro in appena 43 secondi, come dei robot. «Abbiamo accettato il sacrificio e questa è la ricompensa?», chiede Antonietta, la donna con il megafono che incita alla protesta.
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