Check up imprese, Sud ok ​ma perde posti di lavoro

Il rapporto Confindustria-Srm: indicatori tornano all'era pre Covid

Una manifestazione dei disoccupati a Napoli
Una manifestazione dei disoccupati a Napoli
di Nando Santonastaso
Mercoledì 21 Dicembre 2022, 00:00 - Ultimo agg. 16:50
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Resiste l’economia meridionale. Forse inaspettatamente, come ammette l’edizione 2022 del Check Up Mezzogiorno elaborato da Confindustria e SRM (il Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo). Ma tiene, pur tra segnali contrastanti: gli indicatori risalgono, ad esempio, allo stesso livello del 2019 anche se non tutti sono in grado di ridurre il divario con il Nord che continua a crescere di più.

E poi c’è una pesante eccezione, il calo dell’occupazione nel terzo trimestre dell’anno che sta per finire: un dato tanto più preoccupante quanto opposto a quelli delle altre macroaree del Paese. Il Sud non precipita, però, dimostrando di avere assorbito non solo l’impatto della pandemia ma anche i primi contraccolpi delle tensioni geopolitiche, economiche e commerciali legate al conflitto in Ucraina.

Non era semplice pronosticarlo un anno fa ma già da alcuni approfondimenti, come quello presentato da Pwc e Il Mattino nei giorni scorsi con Top 500, relativamente alla Campania, si era intuito un andamento del genere.

Il Check Up diffuso ieri non entra nello specifico delle dinamiche esaminate, ma si può ragionevolmente sostenere che il boom del turismo e delle costruzioni ha inciso profondamente. Come pure è ormai chiaro che sui numeri degli occupati è la stagionalità del lavoro a creare puntualmente alti e bassi, a conferma della precarietà complessiva del sistema. Di sicuro «l’Indice sintetico dell’economia meridionale – spiega il rapporto - continua a crescere dopo il crollo registrato nel 2020. La prima stima per il 2022 porta a registrare un valore pari a 503,6, oltre 27 punti in più rispetto al 2021. Per la prima volta negli ultimi 15 anni, si torna a superare il livello del 2007».

Le previsioni sull’andamento del Pil meridionale per il 2022 convergono su un +3,2%, a fronte di un +3,8% a livello nazionale. Virano sul negativo invece quelle per il 2023, con Confindustria-Srm in linea con quanto indicato dall’ultimo Rapporto Svimez: e cioè «un rallentamento sia in Italia sia nel Mezzogiorno, confermando anche nel prossimo anno un differenziale di crescita tra le aree del Paese. Un dato legato soprattutto alle conseguenze degli eventi geopolitici più recenti, che hanno portato ad un persistente caro-energia e ad un’inflazione record».

Il Mezzogiorno agli sgoccioli del 2022 può contare su più di 1 milione e settecentomila imprese attive e in leggerissima crescita (+0,2%) rispetto all’anno precedente. Le imprese di capitali sono ormai più di 390mila (+4,3% che equivale a circa 16mila nuove imprese). «È evidente una maggiore dinamica imprenditoriale per le imprese di capitali nel Mezzogiorno soprattutto in Campania (+5,3%) e Sicilia (+4,8%)». Ci sono buone nuove sul fronte export anche se la quota complessiva resta inferiore all’11% del totale nazionale: la crescita nei primi 9 mesi dell’anno, grazie soprattutto alla spinta del manifatturiero e ai prodotti chimici e derivati dalla raffinazione del petrolio, è stata superiore rispetto al Centro Nord (31,8% contro 19,9%). 

«Altalenante» invece l’andamento del credito erogato alle imprese del Mezzogiorno – spiega il Check Up -: «I valori mostrano, infatti, per il Sud una lieve contrazione nell’ultimo trimestre dopo una, seppur breve, fase di crescita. Allo stesso tempo si evidenziano dinamiche differenti a livello nazionale, con gli impieghi per le imprese del Nord-Est in crescita negli ultimi due trimestri e quelli per le imprese del Centro in calo».

Ma è sul versante occupazione, come detto, che lo scenario resta angosciante. «Nel terzo trimestre 2022 nel Mezzogiorno è concentrato il 26% dell’occupazione totale nazionale e il 22% di quella femminile, quote decisamente più basse se rapportate alla quota della popolazione che vive al Sud. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, l’occupazione al Sud diminuisce, seppur lievemente (-0,5%), in contrasto con l’andamento delle altre macroregioni che fanno registrare una variazione positiva (soprattutto il Centro, con +2,6%)».
 

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