Napoli, fidanzati morti a Secondigliano. L’Iran rifiuta la salma di Vida: «È una peccatrice»

La polizia morale iraniana ha detto no al rientro della giovane deceduta

Napoli, fidanzati morti a Secondigliano. L’Iran rifiuta la salma di Vida: «È una peccatrice»
Napoli, fidanzati morti a Secondigliano. L’Iran rifiuta la salma di Vida: «È una peccatrice»
di Giuliana Covella
Martedì 19 Marzo 2024, 23:05 - Ultimo agg. 20 Marzo, 16:55
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«Salviamo l’onore di Vida e ridiamo dignità alla sua figura». L’appello è di Ahmad Bahramzadeh, 28 anni, iraniano e laureando in odontoiatria a Pisa. Il giovane era amico di Vida Shahvalad, la 21enne venuta dall’Iran in Italia per iscriversi all’università e morta nella notte tra venerdì e sabato scorso insieme al fidanzato Vincenzo Nocerino, di 24 anni, dopo aver esalato i gas di scarico dell’auto in cui si erano rifugiati all’interno di un box a Secondigliano. Ma il 17 marzo, giorno successivo al ritrovamento dei cadaveri, al tg di una tv iraniana è andato in onda un servizio che descrive Vida come una giovane donna di “facili costumi”.

Una descrizione che ha ferito i familiari della vittima, che non riescono ancora a ottenere il trasferimento della salma in patria a causa dello stop imposto dalla Polizia morale iraniana. Da qui l’sos di Ahmad raccolto da Alfredo, papà di Vincenzo, che a sua volta lo ha lanciato attraverso i microfoni di Radio Marte con lo speaker Gianni Simioli e il deputato Francesco Emilio Borrelli: «Era come una figlia per me. Quando li ho trovati erano vestiti. Non è giusto che sia stata infangata e denigrata dalla stampa nel suo Paese. La sua famiglia ora sta vivendo una tragedia nella tragedia, aiutiamoli».

 

La storia d’amore tra Vincenzo e Vida è finita nel modo più tragico la notte del 16 marzo. La sera prima i due ragazzi erano rientrati da una festa a Caserta. Rientrando a Napoli, in I traversa Fosso del Lupo, avevano deciso di appartarsi in auto, una Panda rossa, all’altezza del civico 161 per trovare un po’ di intimità. I due giovani avrebbero poi acceso il motore per riscaldarsi. Tra le varie piste inizialmente era stata considerata quella del suicidio, ma pare si sia trattato di una tragica fatalità. Un gesto, quello di tenere acceso il motore, che sarebbe stato preso sotto gamba dai due ragazzi, che si sarebbero infine addormentati e mai più risvegliati dopo le esalazioni di monossido di carbonio.

Dal minuto 21.50 sul canale Youtube di Iran International la conduttrice del telegiornale del 17 marzo parla di “una studentessa morta soffocata a Napoli”, insieme al suo fidanzato aggiungendo che i due “erano seminudi” e che “probabilmente stavano per avere un rapporto sessuale, ma a causa del monossido di carbonio hanno perso i sensi e poi la vita”. Una descrizione non veritiera secondo i familiari di Vida. «Parliamo di una stampa che è in opposizione al governo iraniano - spiega Ahmad - la giornalista ha esposto i fatti con una modalità sbagliata. Senza tener conto che in Iran una simile immagine della donna è inaccettabile». Vida era arrivata in Italia nel dicembre 2022 per studiare informatica alla Vanvitelli di Caserta. Da pochi mesi si era trasferita a Napoli.

A raccogliere l’appello di Ahmad e di papà Alfredo sono stati Borrelli e Simioli: «Vincenzo e Vida si amavano. Lei studiava, era stimata e apprezzata. Avrebbe dovuto essere un orgoglio per il suo Paese. Lì la Repubblica islamica e la polizia morale di Teheran hanno un'altra idea del ruolo della donna nella società. Vida è stata descritta per ciò che non era, infangandone la memoria. Chiediamo di fermare le fughe di notizie non verificate, che sembrano solo frutto di gossip per niente utile a ricostruire la dinamica dei fatti. In Iran sono già stati tanti i problemi per la famiglia di Vida che vorrebbe solo dedicarsi ai funerali della figlia». Borrelli inoltre chiederà al ministero degli Esteri italiano un supporto per spiegare alle autorità iraniane quanto realmente accaduto.