Spari a Fuorigrotta, la mamma colpita: «Uno sparo poi il dolore, sono viva per miracolo»

​«Per fortuna hanno colpito solo me ho temuto per mia figlia sulle giostre»

Luisa Mangiapia
Luisa Mangiapia
di Melina Chiapparino
Venerdì 5 Aprile 2024, 23:12 - Ultimo agg. 6 Aprile, 19:15
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«La paura più grande è stata per mia figlia e tutti gli altri bambini». Luisa Mangiapia, la 49enne napoletana ferita da un colpo d’arma da fuoco nei giardinetti di Piazza Italia, a Fuorigrotta, è in buone condizioni di salute, ricoverata all’ospedale San Paolo, ma non nasconde angosce e preoccupazioni. Il suo racconto, infatti, è un appello rivolto a tutte le istituzioni per salvare Napoli «una città che ha bisogno di più sicurezza». 

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Luisa cosa ricorda del colpo esploso nei giardini? 
«Mi trovavo vicino alle giostre insieme ad altri genitori e decine di bambini, compresa mia figlia di 11 anni.

I giardinetti hanno riaperto da poco e con il bel tempo, negli ultimi giorni, è capitato spesso di accompagnare la mia piccola nel parco attrezzato con giochi. Avevo notato un gruppetto di giovani, dimostravano circa 20 anni ed erano seduti su una panchina. Chiacchieravano tra di loro. Ad un certo punto, un altro gruppo di ragazzi, sempre di quell’età, si è avvicinato alla comitiva degli amici seduti sulla panchina e dopo qualche istante ho sentito che qualcuno gridava: scappate». 

È scappata quando ha sentito gridare? 
«Mentre gridavano ho visto che tutte le persone intorno a me fuggivano lontano e, improvvisamente, mi sono ritrovata sola. La mia reazione istintiva è stata quella di bloccarmi. Le mie gambe e tutto il mio corpo erano paralizzati. Non riuscivo a sentire nessuna emozione, neanche la paura e, nonostante la situazione allarmante, non riuscivo a muovermi. In quei pochi secondi di panico ho sentito l’esplosione del colpo ma non mi ero resa conto di essere stata ferita finché non ho visto il sangue. La mia gamba era come di legno, non avevo sensibilità ma quando ho visto tutto il pantalone sporco e la chiazza di sangue per terra, ho cominciato ad avere paura».

Lei ha capito di essere stata ferita da un colpo d’arma da fuoco? 
«Dopo aver visto il sangue scorrere dalla ferita ho capito che qualcuno aveva sparato e che, certamente, ero stata ferita per sbaglio. Non sono riuscita a vedere chi ha sparato o da dove proveniva il proiettile ma ricordo vagamente un ragazzo sul motorino, fermo vicino la panchina che è caduto e ha rialzato lo scooter. In quel momento, sono stata sopraffatta dalla preoccupazione per mia figlia che non vedevo più. Per fortuna, sono trascorsi pochi attimi e mi sono tranquillizzata dal momento che la mia piccola era con un’altra mamma che si era allontanata portando con sé il figlio e i bimbi che le erano vicini». 

Da chi è stata aiutata?
«I primi a soccorrermi sono stati alcuni genitori. Una mamma si è levata la cintura dei pantaloni per stringermi la gamba ed un’altra signora ha utilizzato la sua sciarpa per evitare che perdessi troppo sangue, creando una specie di laccio vicino alla ferita. Mi hanno caricato su un auto per portarmi il più velocemente possibile al pronto soccorso del San Paolo e ricordo di aver visto il volto di mia figlia che era terrorizzata. Per questo motivo, il mio pensiero era di sentire la sua voce al telefono e farle capire che stavo bene anche se, devo ammettere, che ho avuto paura di morire. Le cure di medici, infermieri e tutto il personale sanitario sono state straordinarie. Hanno estratto subito il proiettile e mi hanno tranquillizzata».

Il suo appello. 
«Mi sento miracolata ma non riesco a smettere di pensare che ci sarebbe potuto essere un bambino al mio posto e, probabilmente, non sarebbe sopravvissuto. Meglio che sono stata ferita io perché sarebbe inaccettabile se fosse successo a mia figlia o ad altri bambini. La verità è che ora non mi sento più al sicuro e non solo in quei giardinetti dove sicuramente non metterò più piede. Napoli è una città dove si rischia di morire per una semplice passeggiata o un pomeriggio al parco con i propri figli. A questo punto, i luoghi pubblici dove si prevede la concentrazione di tante persone dovrebbero essere presidiati dalle forze dell’ordine, ci vuole più sicurezza e tutela per i cittadini. Mi appello a tutte le istituzioni, rendiamo più sicura la nostra città». 

Cosa la preoccupa ancora? 
«Spiegare a mia figlia l’accaduto. È una bambina di 11 anni che ha già vissuto una sparatoria, durante la quale furono esplosi colpi in aria vicino la chiesa del Buon Pastore, sempre a Fuorigrotta. Lei è una bimba con sostegno e ha già vissuto il trauma di perdere un fratello in un incidente stradale. Spero che l’Asl Napoli 1 possa aiutarci nel sostenerla psicologicamente. Sono una donna forte ma chiedo di non lasciarci soli».

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